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venerdì, gennaio 23, 2004

Stati generali della cultura e dell'Informazione 30 gennaio a Roma 


Conferenza stampa 27 gennaio ore 12 presso la FNSI,
C.so Vittorio Emanuele, 349


“L’informazione e la cultura rappresentano beni fondamentali dei cittadini e sono elementi di civiltà e di libertà. Per questo i rischi, che corre il pluralismo, anche a causa di iniziative legislative ed interventi, che contrastano con il diritto costituzionale alla libertà di espressione, suscitano grande preoccupazione nell’opinione pubblica.

Queste sono le ragioni per le quali il comitato per la libertà ed il diritto all’informazione, alla quale aderiscono oltre 60 organizzazioni, associazioni e movimenti, ha convocato l’assemblea degli Stati Generali della cultura e della comunicazione, che si svolgerà venerdì 30 gennaio, dalle 10.00 alle 19.00 all’Auditorium Parco della Musica a Roma, Viale P. de Coubertin, 30.

L’iniziativa, alla quale sono state invitate le Istituzioni e tutte le forze politiche, ha l’obiettivo di costruire una proposta comune delle organizzazioni, degli operatori dei settori interessati e delle Associazioni e dei movimenti che rappresentano la società civile. Per illustrare le modalità e gli scopi degli Stati Generali i promotori hanno indetto una conferenza stampa che si svolgerà martedì 27 gennaio alle ore 12.00 nella sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana in Corso Vittorio Emanuele, 349 a Roma, sala Walter Tobagi, 2° piano.”Roma, 23 gennaio 2004

Comitato per la libertà e il diritto all’informazione

AUMENTI PREZZI ED EURO 


CONTINUA IL RIMBALZO TRA AUTORITA' E CONTINUA IL MASSACRO DELLE TASCHE DEI CONSUMATORI

Firenze, 23 gennaio 2004. Il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, e' tornato sull'argomento prezzi/euro ed ha ribadito che la colpa dell'aumento dei prezzi e' della nuova valuta. Contrapponendosi cosi' a quanto ripete in continuo il presidente della Commissione europea, Romano Prodi.

Lasciamo stare le motivazioni, perche' abbiamo l'impressione che sia un po' un gioco delle parti che non consente flessioni e riflessioni, ed andiamo alla radice. Euro o non euro, sta di fatto che i prezzi sono aumentati e continuano ad aumentare. E mentre, Berlusconi da un lato e Prodi dall'altro, cercano di convincerci sulle motivazioni, non vediamo granche' rispetto ai rimedi.

L'elenco degli esempi sarebbe sterminato. Ma per capire l'andazzo valga solo un piccolo esempio: la benzina. A fronte di una caduta verticale del valore dell'Usd rispetto all'euro in corso da diverso tempo, e quindi con tutti i crismi per cui abbia altrettanto tempo per influire sugli acquisti dei barili di petrolio, proprio nei giorni scorsi il prezzo della benzina e'
aumentato.

Inspiegabile?

No. Semplicemente logico -in senso generale e quindi non solo per la benzina- in un mercato in cui c'e' scarsa concorrenza o, quando c'e' -come per esempio nel commercio al dettaglio- e' comunque succube ai balzelli, ai lacci e ai condizionamenti normativi delle amministrazioni (verso cui i commercianti reagiscono con l'aumento sconsiderato dei prezzi).

Non ci sono molte soluzioni per impedire la continuita' dell'impazzimento dei prezzi. O si adottano quelli imposti o si crea piu' concorrenza. Cioe' si devono prendere iniziative, e non solo stare a dirsi -gli uni contro gli altri- "euro si', euro no".

Qualcuno auspica prezzi controllati ovunque? A parole tutti ne aborrono, ma nei fatti, non facendo nulla e favorendo lo status quo, contribuiscono a mantenere controllati quelli che sono tali nei fatti (la maggiorparte delle utenze come luce, acqua, gas, telefonia fissa, rc-auto, etc) e impazziti gli altri.

Quindi senza politiche di liberalizzazione, demonopolizzazione, uscita dello Stato e delle pubbliche amministrazioni dalla gestione dell'economia, euro o non euro, il tutto ci appare come fumo negli occhi e alibi per giustificare una politica di mantenimento dello status quo, cioe' degli attuali assetti di potere economico.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc


giovedì, gennaio 22, 2004

Banditi a Milano 


Per Regione, provincia, comuni e fim-fiom-uilm è carta straccia l'accordo di un anno fà con Aig/Lincoln ed Estate sei, proprietarie dell'area di Arese, accordo che poteva garantire un futuro ai lavoratori dell'Alfa Romeo.

Solo ieri si è saputo che in Regione lo scorso 15 gennaio hanno cancellato l'impegno degli americani di assumere 550 lavoratori, pugnalando alle spalle i cassintegrati dell'Alfa.

L'Alfa Romeo, già regalata alla Fiat dallo Stato, è al centro di una ennesima vorticosa speculazione miliardaria che vede complici padroni e amministrazioni pubbliche.

Siamo arrivati al ridicolo che 550 posti di lavoro vengono scambiati con un pozzo di dollari per fare corsi di formazione che già si stanno facendo.

Chi ha preparato questa ulteriore truffa, la teneva dolosamente nascosta ai diretti interessati, i lavoratori e lo Slai Cobas, per farla votare in inodo indisturbato nelle amministrazioni interessate (Regione, Provincia, Comuni di Arese, Rho, Garbagnate e Lainate).

Appena un mese fá i cassintegrati, di fronte al disimpegno delle aziende già insediate, hanno bloccato per più di due settimane le portinerie, riuscendo alla. line a portare l'Aig/Lincoln ad un accordo di massima per cominciare ad assumere gli operai ex Alfa, e 11 di questi già lavorano dal 12 gennaio. Ma tale accordo non è ancora stato sottoscritto per il veto di Fim-Fiom-Uilm. Ora abbiamo capito il perché. Adesso con questo nuovo accordo si dice ai padroni che possono disfarsi dei 550 cassintegrati se danno una "tangente" di 20 miliardi di lire ai comuni.

Di fronte a questa porcheria che pugnala i lavoratori alle spalle, sappiano le amministrazioni pubbliche, la Fiat, gli americani e i bresciani di Estate sei che dalla prossirna. settimana nessuno di loro avrà più pace.

Slai Cobas Alfa Romeo

Domani, venerdì 23 gennaio alle ore 20,30 alla casa della cultura in via Borgogna 3,

Assemblea pubblica Alfa Romeo - ATM
Non facciamoci più fregare

SALARIO DIRITTI DIGNITA'

Arese, 22-1-2004

CASO PARMALAT. L'ADUC RACCOGLIE LE ADESIONI PER LA CLASS ACTION 


Firenze 22 gennaio 2004 - Lo Studio Legale Milberg Weiss Bershad Hynes & Lerach LLp di San Diego (USA) (www.milberg.com) ha avviato avanti il Tribunale di New York una procedura giudiziale, mirata ad ottenere la certificazione di CLASS ACTION, per il risarcimento dei danni causati a risparmiatori ed investitori dal recente crac Parmalat.


La domanda giudiziale vede come convenuti i seguenti soggetti: BONLAT FINANCING CORP., CALISTO TANZI, FAUSTO TONNA, COLONIALE SPA, CITIGROUP INC., BUCONERO LLC, ZINI & ASSOCIATES, DELOITTE TOUCHE TOHMATSU, DELOITTE & TOUCHE SPA, GRANT THORNTON INTERNATIONAL, GRANT THORNTON SPA.

Al momento, la "class" e' stata identificata come composta da tutti i soggetti (investitori privati e/o istituzionali, azionisti, obbligazionisti) "che hanno acquistato strumenti finanziari Parmalat" durante il periodo compreso tra il 05.01.1999 ed il 29.12.2003 (Class Period).

Scopo dell'azione e' l'ottenimento di adeguato risarcimento da parte dei soggetti sopra citati, per tutti i danni subiti a causa della condotta dagli stessi tenuta nelle note vicende delle societa' del gruppo Parmalat. Come e' noto, il sistema giudiziario americano e' molto piu' efficiente di quello italiano ed abbiamo ritenuto importante dare la possibilita' ai risparmiatori Italiani di utilizzarlo.

In Italia, infatti, lo Studio Milberg Weiss Bershad Hynes & Lerach LLp ha incaricato uno degli avvocati che collaborano con l'Aduc, l'Avv. Pietro Adami di Verona di raccogliere tutte le adesioni all'iniziativa in corso. Allo stato attuale, e salvo diversa definizione della "class" da parte del Tribunale di New York, possono quindi prendere parte all'azione tutti i soggetti, siano essi obbligazionisti o azionisti, che ritengono di essere stati danneggiati dalla vicenda Parmalat; sono altresì ricompresi nell'attuale definizione della "class" anche quei soggetti che possano dimostrare documentalmente di avere acquistato titoli Parmalat nel periodo sopra identificato (05.01.99 / 29.12.03) e di averli successivamente rivenduti in perdita.

Spettera' al Tribunale di New York nominare, tra tutti coloro che hanno presentato domande simili, il "class representative", ovvero l' interlocutore ufficiale della Corte e dei convenuti per la trattazione (ed eventuale definizione) della vertenza.

L'adesione NON comporta esborsi da parte dei soggetti interessati. Le competenze dei legali, in caso di approvazione e certificazione della class action e di suo esito positivo, saranno determinate con provvedimento del Tribunale di New York, in percentuale sul risultato raggiunto (contingency fee agreement).In caso di esito negativo, nulla sarà dovuto dai partecipanti all'azione.

I moduli per l'adesione verranno inviati agli oltre 3.000 risparmiatori che si sono gia' iscritti al nostro servizio gratuito di informazione sul caso Parmalat utilizzando il modulo presente all'indirizzo http://www.investire.aduc.it/php/parmalat.php.

Tutti coloro che sono interessati a partecipare non devono far altro che iscriversi al servizio d'informazione gratuito e riceveranno l'email con i moduli.

Maggiori informazioni sull'iniziativa sono presenti sul sito dell'Aduc dedicato alla tutela del risparmio http://investire.aduc.it

Alessandro Pedone, consulente Aduc per la tutela del risparmio

SOLDI: DOVE COLLOCARE IL RISPARMIO? 


Roma, 22 Gennaio 2004. Dopo anni di lacrime e sangue, per le oscillazioni verticali delle borse, e dopo i titoli Argentina, Cirio, MayWay, 4You e Parmalat, il povero risparmiatore non sa piu' cosa fare. La tentazione di ritirare tutto quello che si ha e mettere i soldi sotto il mattone e' forte.


Non e' il caso di tenere i risparmi sul conto corrente bancario, perche' gli interessi praticati sono da prefisso telefonico, esistono pero' soluzioni a breve termine, 3-6 mesi, che non forniscono grandi interessi ma sono praticamente a rischio zero. Vediamole.

I pronti contro termine, sono sostanzialmente prestiti fatti alla banca dal risparmiatore, la quale si impegna a restituirli a scadenza prefissata, uno o piu' mesi, con un interesse gia' determinato. L'investimento richiede un discreta somma di denaro, da 25 mila euro in su. Dal tasso di interesse occorre detrarre il 12,5% di ritenuta fiscale.

I classici BoT, cioe' obbligazioni emesse dallo Stato. Conviene comperarli quando vengono emessi e venderli quando scadono, per non dover pagare altre commissioni. Dal tasso di interesse occorre detrarre il 12,5 % di ritenuta fiscale.

I fondi monetari o di liquidita' sono costituiti da titoli di Stato in euro, da BoT e da pronti contro termine, cioe' dagli investimenti precedenti. Attenzione alle commissioni applicate. Dal tasso di interesse occorre detrarre il 12,5% di ritenuta fiscale.

I conti corrente telematici danno un tasso di interesse superiore a quello del conto tradizionale. Occorre valutare il tipo di servizi che offrono. Gli interessi praticati sono legati ai tassi di sconto della Banca centrale europea, quindi non sono fissi. Dal tasso di interesse occorre detrarre il 27% di ritenuta fiscale.

Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc

mercoledì, gennaio 21, 2004

FNSI: voto sul DDL Gasparri 2 e proroga Rete4 


“Cresce negli operatori della comunicazione e nei cittadini il timore che la maggioranza parlamentare, sul DDL Gasparri e sul decreto di proroga per Rete 4, stia prefigurando un clamoroso aggiramento delle indicazioni del Presidente della Repubblica.

Il voto di oggi alla Camera conferma l’esclusione delle telepromozioni dai limiti della pubblicità televisiva, con la conseguenza che la ripartizione della torta sarà sempre più squilibrata a favore di Mediaset, con danni certi per gli altri media e per la carta stampata in particolare.

Intanto, le ipotesi di modifica del DDL non riguarderanno i criteri di nomina del CDA della RAI, che, quindi, verrà di fatto controllato dal Governo.

Anche gli interventi sui punti oggetto direttamente dell’intervento di Ciampi suscitano preoccupazione laddove riducono in maniera insufficiente il sistema integrato delle comunicazioni, consentendo l’espansione incontrollata dei soggetti più forti. Quanto al decreto di proroga di Rete 4, la stessa Autorità per la Comunicazione, dichiarando l’inesistenza di parametri oggettivi, ne rende pressochè impossibile l’attuazione nel testo presentato dal Governo.

Insomma, una situazione di caos del sistema dell’informazione che dovremo denunciare con forza nell’assemblea degli Stati Generali della comunicazione e della cultura che si svolgerà venerdì 30 gennaio a Roma”.Prot. n. 4/C. Roma, 21 gennaio 2004

Paolo Serventi Longhi
Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa

FECONDAZIONE ASSISTITA. IL MODELLO BRITANNICO CI SALVERA', ANCHE GIURIDICAMENTE? 


Firenze, 21 Gennaio 2004. La presidente dell'Autorita' Britannica per la Fecondazione Umana e gli embrioni (Hfea), Suzi Leather, ha presentato oggi una sua proposta di legge per far si' che, nelle pratiche di fecondazione assistita, sia abolita' la "necessita' che un bimbo abbia un padre". Parlando alla conferenza annuale dell'Hfea, ha detto: "E' assolutamente chiaro che, se si pensa ai cambiamenti della societa' e ai diversi modi in cui una famiglia puo' essere costituita, l'attuale norma e' anacronistica". Questo significa che la decisione di una gravidanza spettera' esclusivamente alla donna che decidera' di provare il trattamento di fecondazione assistita.

Il nostro pensiero non puo' non andare alla legge italiana sulla fecondazione assistita, quasi licenziata dal Parlamento (si attendono alcuni aspetti formali da parte della Camera), dove l'unica forma di fecondazione ammessa e' quella all'interno della stessa coppia eterologa, con anche scarse possibilita' di successo perche' i tentativi sono limitati all'uso di tre embrioni che, tra l'altro, in caso di interruzione forzata del trattamento, non possono neanche essere crioconservati. Cioe' quasi il nulla.

Ma la nostra frustrazione di vivere in un Paese che fa simili leggi, va anche oltre. Perche' se pensiamo alle limpide e lucide motivazioni addotte dalla Leather, ci prende anche lo sconforto. Da una parte -Gran Bretagna- abbiamo un sistema politico e legislativo che si adegua alle mutate e nuove esigenze della vita quotidiana; dall'altro abbiamo il nostro Paese che fa un'operazione perfettamente al contrario dei britannici, cioe' dalla situazione di sostanziale liberta' di oggi (che i sostenitori della nuova legge chiamano "Far West"), il sistema politico e legislativo fa si' che siano i cittadini a doversi adeguare alle mutate e nuove esigenze della classe politica dirigente. E se qualcuno mette in dubbio che sia cosi', vuol dire che si e' solo ipocriti quando, per esempio, si riconosce che gli omosessuali (donne in questo caso) abbiano gli stessi diritti di chi ha altri gusti sessuali: cioe' sono cittadini di serie B.

Non e' un caso, infatti, che le leggi britanniche sono le piu' disponibili e incentivanti, a livello mondiale, per la ricerca con le cellule staminali embrionali. Mentre in Italia, proprio nella stessa legge sulla fecondazione assistita, se ne sancisce il divieto assoluto. E che quest'ultimo debba essere contenuto in una legge che parla di fecondazione assistita, la dice lunga sui due argomenti che, scientificamente poco connessi, trovano una stretta parentela li' dove all'articolo 1 si sostiene di voler assicurare "i diritti di tutti i soggetti coinvolti, in particolare il concepito": un monito per la vantata superiorita' di una impostazione ideologica -che quindi e' il fine prioritario di questa legge, altroche' tutela della salute e delle scelte- affermando la contraddizione e incongruenza di questa legge: come puo' lo Stato assicurare un diritto ad un soggetto giuridicamente inesistente?

Sono le bellezze del sistema Italia che, per il momento, credo che ce le terremo ancora un po'. Ma per fortuna un volo per Londra costa meno di un volo Roma/Milano, e il Sistema Sanitario Britannico garantisce l'assistenza gratuita a chiunque anche non britannico, pur con certe regole. Quando la proposta della presidente dell'Hfea sara' legge, vedremo come e dove poterne usufruire. E questo vale per la fecondazione assistita come per i primi esperimenti sugli
umani con le cellule staminali embrionali.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

L’informazione in rete: rischi e opportunità 


Roma 21 gennaio 2004

Dal giornalismo in rete ai più avanzati strumenti per la ricerca delle informazioni su Internet; giornalismo e cittadini di fronte alle opportunità ed i rischi delle nuove modalità della comunicazione telematica.

Giovedì 22 gennaio 2004 alle ore 17,30 presso la Federazione Nazione della Stampa Italiana,Corso Vittorio Emanuele 349, incontro pubblico sul tema:

L’informazione in rete: rischi e opportunità”,

in occasione della presentazione del libro: “Internet 2004 - Manuale per l’uso della rete” di Marco Calvo, Fabio Ciotti, Gino Roncaglia, Marco A. Zela.

Ne discuteranno con gli autori Antonio Calabrò, Giovanni Valentini, Benedetto Vecchi.
Coordina Enrico Pulcini

FNSI

ENEL, BLACKOUT, AUTORITY E RIMBORSI 


Roma, 21 gennaio 2004. In una lettera inviata alle associazioni di consumatori lo scorso 3 ottobre, il Presidente dell'Autorita' per l'energia e il gas, Pippo Ranci, informava che "Il cliente finale che ha subito un danno a seguito del blackout del 28 settembre scorso puo' sempre rivolgersi alla magistratura ordinaria che ha la competenza a pronunciarsi in merito all'accertamento delle eventuali responsabilita' e alla quantificazione dei danni subiti."


Il tutto nasce dalla lettura della delibera n.220/02, della stessa Autorita', che non prevede indennizzi automatici in caso di interruzione della fornitura di energia elettrica, il che e' vero. Noi pero' non abbiamo mai parlato d'indennizzi automatici ma di rimborsi forfettari, il che fa la differenza.

Abbiamo anche informato che occorreva attendere la relazione dell'apposita Commissione di inchiesta ministeriale, istituita dal Ministro alle Attivita' produttive, Antonio Marzano, per individuare le responsabilita' del blackout. La Commissione doveva terminare i lavori a fine ottobre scorso ma non se ne sa nulla, il che ci fa insospettire.

Risulta comunque che il consumatore paghi, con una quota di bolletta, il "servizio di riserva", che serve a tenere a disposizione alcune centrali elettriche in caso di emergenza. Poiché il blackout c'e' stato, i danni sono stati provocati e la "riserva" non ha svolto i propri compiti, ritenevamo equa una richiesta forfettaria di 25,82 euro.

L'Enel e le aziende municipalizzate, non la pensano cosi' e pur avendo offerto un disservizio non intendono pagare. Il che significa che le 700mila (settecentomila) persone che si sono rivolte a noi, potranno avviare una causa per danni che possono essere molto superiori ai 25,82 euro richiesti in prima istanza.

Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc

ESECUZIONI DEI MINORENNI: È TEMPO DI PORRE FINE A QUESTA VERGOGNA, CHIEDE AMNESTY INTERNATIONAL 


Amnesty International ha lanciato oggi un’azione biennale con l’obiettivo di consegnare finalmente alla storia l’uso della pena di morte nei confronti di persone che hanno commesso un reato quando avevano meno di 18 anni.

“Gli sviluppi internazionali in questa direzione ci fanno sperare di poter raggiungere questo traguardo entro la fine del 2005” – ha dichiarato Karen Hooper, responsabile del coordinamento pena di morte della Sezione Italiana di Amnesty International.

Nel rapporto diffuso oggi, Amnesty International documenta esecuzioni di minorenni al momento del reato avvenute dal 1990 in otto paesi: Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Popolare Cinese, Stati Uniti d’America e Yemen. La maggior parte di questi paesi ha modificato la propria legislazione escludendo la pena di morte per i minorenni e lasciando che gli Usa restino l’unico Stato che ammette apertamente e rivendica il diritto di eseguire condanne a morte di questo tipo.

“Gli Usa si atteggiano a campioni dei diritti umani, eppure sono responsabili di 13 delle 19 esecuzioni, registrate da Amnesty a partire dal 1998, nei confronti di minorenni al momento del reato” – ha denunciato Hooper. “Possiamo dire che gli Usa sono, per questo specifico aspetto, il paese meno progressista del pianeta”.

Entro la fine di giugno sono previste negli Usa altre tre esecuzioni nei confronti di persone condannate per reati commessi quando avevano 17 anni. Si tratta di Edward Capetillo, Raul Villareal ed Efrain Perez.

In un secondo rapporto diffuso oggi, Amnesty International descrive il caso di Nanon Williams, attualmente nel braccio della morte degli Usa per un reato commesso a 17 anni. Il suo caso è emblematico di una più vasta serie di problemi legati all’uso della pena di morte negli Stati Uniti: difesa legale inadeguata, uso di prove non fondate. L’organizzazione per i diritti umani chiede un nuovo processo per Nanon Williams, in modo che possano essere chiariti i dubbi sulla sua colpevolezza, emersi sin dall’inizio del primo processo. La pena di morte, nel secondo processo, dovrebbe essere esclusa dalle opzioni a disposizione della giuria.

La Commissione interamericana sui diritti umani ha concluso che il divieto di esecuzione nei confronti di minorenni al momento del reato è una norma di diritto cogente, vincolante per tutti i paesi ed equivalente al divieto assoluto di tortura o di genocidio. In un recente incontro, i premi Nobel per la pace hanno definito l’esecuzione dei minorenni al momento del reato come “irragionevole”. Quattro giudici della Corte suprema degli Usa, uno meno della maggioranza, hanno parlato di una “pratica vergognosa” e di “un residuo del passato”.

Le caratteristiche degli adolescenti, quali l’immaturità, l’impulsività, la scarsa capacità di giudicare, la vulnerabilità alle pressioni dei coetanei e alla dominazione o all’imitazione degli adulti, unitamente alla possibilità di riabilitazione e cambiamento, sono tra le ragioni che spingono a chiedere il divieto di pena di morte nei confronti dei minorenni al momento del reato. La documentazione scientifica indica che lo sviluppo mentale continua nel periodo intorno ai venti anni.

“Uccidere i minorenni al momento del reato significa uccidere la speranza nel futuro. Quasi ogni paese al momento ha abbandonato questo approccio disperato. La minoranza deve essere convinta che sta operando sul lato sbagliato della storia” – ha concluso Hooper.


Ulteriori informazioni

Un principio consolidato del diritto internazionale proibisce l’uso della pena di morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato. Oggi, 192 paesi hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, uno dei trattati che vieta questa pratica.

Dal 1990 Amnesty International ha registrato 34 esecuzioni di minorenni al momento del reato in otto paesi, 19 delle quali negli Usa. Degli otto paesi in questione, Pakistan, Repubblica Popolare Cinese e Yemen hanno abolito la pena di morte per i minorenni al momento del reato, anche se nei primi due paesi pare vi siano ancora problemi nell’applicare la legge. Lo scorso dicembre il parlamento iraniano ha approvato una legge che eleva a 18 anni l’età minima per ricevere una condanna a morte: il testo è ora in attesa dell’approvazione da parte del Consiglio dei guardiani. La Repubblica Democratica del Congo ha abolito i tribunali militari speciali che avevano emesso condanne a morte nei confronti di minorenni all’epoca del reato, poi eseguite. Esecuzioni del genere non si verificano, secondo quanto è noto ad Amnesty International, dal 1992 in Arabia Saudita e dal 1997 in Nigeria. Minorenni all’epoca del reato rimangono nei bracci della morte nelle Filippine e in Sudan.

Roma, 21 gennaio 2004

martedì, gennaio 20, 2004

ADUC AUDIZIONE CONSOB 


A CARDIA ED AI POLITICI NON INTERESSANO 300 MILA RISPARMIATORI INGANNATI DAI PRODOTTI MPS-BANCA121?

Firenze 20 gennaio 2004 - Nell'audizione del presidente della Consob si e' fatto un gran parlare di cosa si potrebbe fare per migliorare i sistemi di controllo e le autorita' di vigilanza. Bene, ottimo che se ne parli ed ancora meglio se poi si fara' qualcosa di concreto.

Lascia basiti, pero', che a nessuno venga in mente che gia' oggi, qui e subito, la Consob avrebbe potuto dare un contributo probabilmente decisivo per risolvere il problema di circa 300 mila risparmiatori (circa 10 volte quelli coinvolti nel caso Cirio) coinvolti nei prodotti MyWay, 4You, BTP Tel, ecc. venduti da Banca 121 prima e dal gruppo Monte dei Paschi di Siena, ed ha scelto di non farlo.

Cardia non ha speso una parola per dire, come avrebbe potuto e dovuto, che la struttura dei contratti MyWay e 4You viola le norme (gia' oggi esistenti) del Testo Unico della Finanza e degli stessi regolamenti Consob. (art. 26 comma 1 punto f) e art. 32 comma 3 del Regolamento Consob 11522/98 nonche' gli art. 21, 26 e 30 del d.lsg 58/98)

Non ci siamo accorti di alcun parlamentare che in commissione abbia avuto il buon senso di chiedere se le puntuali violazioni che abbiamo indicato, violazioni che comportano la nullita' di questi contratti, siano confermate o meno dalla Consob.

Nessun politico in commissione ha avuto il buon senso di chiedere l'esito dell'indagine che la Consob, secondo fondi di stampa, avrebbe aperto a Giugno 2003 sul caso MyWay-4You.

Perche' la Consob tace? Perche' nessun politico ha sollevato il problema a Cardia?

Quando ci sarebbe la soluzione a portata di mano, si preferisce parlare di massimi sistemi e non risolvere nulla di concreto. Non rimane che continuare a sperare nei tribunali?

Alessandro Pedone, consulente Aduc per la tutela del risparmio


PARMALAT: LA VICENDA DEL PRESUNTO "TESORO DI TANZI"  


E' EMBLEMATICA DELLA FARSA CHE SI STA REALIZZANDO SULLA PELLE DEI RISPARMIATORI TRADITI

Firenze 20 gennaio 2004 - E' ufficiale. Il presunto "tesoro di Tanzi" presso la Bank of America e' inesistente. Non solo Bondi ha smentito, ma la stessa Bank of America, dopo un'indagine (chissa' che tipo di indagine ci sara' stata, una banca deve fare un'indagine per sapere se esiste un conto?) ha smentito la notizia data in settimana passata e reiterata in una trasmissione televisiva.

Dopo la tragedia, siamo alla farsa. I risparmiatori devono guardarsi anche dai personaggi che si propongono di aiutarli in questa triste vicenda di risparmio tradito richiedendo soldi a vario titolo (come associazione o per prestazioni legali come l'insinuazione al passivo).

Il buon senso imporrebbe, prima di proporre iniziative, di studiare affondo la vicenda e solo dopo, se fattibili, proporre iniziative che abbiamo una qualche speranza di riuscita e/o almeno che abbiamo un senso anche in relazione ai costi che i risparmiatori dovrebbero sostenere. Questo modo di procedere sembra essere sconosciuto presso la maggior parte delle organizzazioni che si propongono di aiutare i risparmiatori e che invece, nel migliore dei casi li prendono in giro, e nel peggiori gli spillano quattrini.

Alessandro Pedone, consulente Aduc per la tutela del risparmio


DOMANI A ROMA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI RISPARMIATORI 


ALLE ORE 10:30 DAVANTI ALLA BANCA D’ITALIA L’INTESA DEI CONSUMATORI IN DIFESA DEL RISPARMIO E DEI RISPARMIATORI. IN CONTEMPORANEA A MILANO DEPOSITO DI CENTINAIA DI ATTI DI COSTITUZIONE DI PARTE OFFESA DEI RISPARMIATORI CON RICHIESTA RISARCITORIA


SCADE L’ULTIMATUM ALLE BANCHE. CONTRO CHI NON ACCORDERA’ I RIMBORSI AI RISPARMIATORI TRADITI DAI BOND CIRIO, ARGENTINA E PARMALAT CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO

CLAMOROSE INIZIATIVE A TUTELA DEI RISPARMIATORI VERRANNO ANNUNCIATE DALL’INTESA DOMANI NEL CORSO DELLA MANIFESTAZIONE

Domani a Roma, alle ore 10:30 davanti la sede di Banca d’Italia a via Nazionale 91, si terrà la manifestazione nazionale dei risparmiatori.

A organizzarla l’Intesa dei consumatori, che ha dato appuntamento alla stampa per un’azione dimostrativa.

Il presidio dell’Intesa vuole richiamare l’attenzione sulla necessità di tutelare i risparmiatori italiani da crack finanziari che fanno perdere miliardi di euro agli investitori, e sulle responsabilità degli organi che hanno il compito di controllare e difendere il risparmio degli italiani.

Nel corso dell’incontro di domani, oltre a fantasiose esibizioni degli attivisti delle 4 associazioni, verrà diffuso materiale informativo ai cittadini e ai giornalisti e gli avvocati dell’Intesa daranno consigli legali ai risparmiatori coinvolti nel crack che ne faranno richiesta.

Verranno inoltre comunicate clamorose iniziative avviate dall’Intesa a tutela degli investitori.

In contemporanea a Milano i legali dell’Intesa depositeranno alla Procura della Repubblica la nomina di parte offesa delle 4 associazioni (in cui si contestano gravi reati come la truffa, l’aggiotaggio, la gestione infedele di patrimonio, l’appropriazione indebita, falsa certificazione, ecc.), e centinaia di atti con i quali i risparmiatori hanno dato mandato per essere assistiti, con conseguente richiesta risarcitoria.

Domani, inoltre, scade l’ultimatum dato dall’Intesa agli istituiti di credito coinvolti nella vicenda Parmalat. Contro le banche che non offriranno garanzie agli utenti circa i rimborsi delle somme investite, l’Intesa annuncia per domani clamorose iniziative, come una campagna di disdetta dei conti correnti.

Per informazioni contattare i numeri 06/3721573 e 06/42010511

IL CAMBIO DELLA MERCE NON E' OBBLIGATORIO PER IL COMMERCIANTE. LA REGOLA VALE ANCHE PER I SALDI 


Roma, 20.1.2004. Litigi perenni tra negozianti e consumatori, anche in questo periodo di saldi. Ricordiamo che non esiste un diritto al ripensamento quando si acquista in un negozio.

Infatti tale diritto esiste per i contratti stipulati fuori dai luoghi commerciali (in strada, a casa propria, in pullman, ecc.). Una volta pagata la merce e ritirato lo scontrino il commerciante non ha nessun obbligo di cambio dell'oggetto e se
lo fa e' per pura cortesia, a meno che il prodotto non sia difettoso e questo vale anche nei periodi di saldi come quello attuale.

I prezzi dei prodotti sono liberi, cioe' lasciati al gioco della domanda e della offerta ed e' inutile protestare. Se sono esosi meglio cambiare negozio. I prodotti alimentari devono essere venduti al netto dell'involucro ad eccezione dei
formaggi molli e mozzarelle, dei cioccolatini e delle caramelle, degli insaccati interi e della frutta, che puo' essere venduta con foglie e rametti.

Per i prodotti confezionati si puo' chiedere l'apertura dell'involucro ma poi l'acquisto e' obbligatorio. La tara deve essere chiaramente indicata nella bilancia la quale ha dei margini di tolleranza che variano dai 5 grammi per i prodotti ortofrutticoli, pane e derivati ai due grammi per salumi, formaggi e carni fino al grammo per tartufi, spezie
ed erbe aromatiche.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc

COREA DEL NORD: RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA NEGAZIONE DEL DIRITTO ALL’ALIMENTAZIONE 


“Le esecuzioni pubbliche hanno raggiunto il picco tra il 1996 e il 1998, durante la fase acuta della carestia. La gente rubava di tutto, compresi i cavi elettrici e i pneumatici, per rivenderli” (intervista rilasciata ad Amnesty International da Lee Sung-yong, esponente dell’associazione sudcoreana “Buoni amici – centro per la pace, i diritti umani e i rifugiati”, 4 dicembre 2002).

“Ho visto morire un ragazzino di 15 o 16 anni. L’avevano arrestato perché aveva portato via i vetri dalla propria scuola. Dopo quindici giorni di carcere, è morto di malnutrizione. C’era così poco cibo…” (intervista rilasciata ad Amnesty International da Lee, un nordcoreano di 40 anni).

La Corea del Nord è una delle nazioni più chiuse e isolate del mondo. Da oltre dieci anni, la sua popolazione è vittima di gravi carestie e di una drammatica malnutrizione. In un nuovo rapporto, Amnesty International ribadisce l’appello alle autorità del paese affinché la carenza di cibo non sia usata come strumento per colpire persone sospettate di opposizione politica e affinché le organizzazioni umanitarie – in particolare le agenzie delle Nazioni Unite – possano avere libero e completo accesso in ogni regione del paese.

“Centinaia di migliaia di persone sono morte a seguito di una tragica crisi alimentare dovuta a una serie di disastri naturali, alla fine dell’assistenza dell’Unione Sovietica e alla cattiva gestione economica. Diversi milioni di bambini soffrono di malnutrizione cronica e il loro sviluppo fisico e mentale è a rischio” – sottolinea Amnesty International.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani, il governo è almeno in parte responsabile di questa situazione. La distribuzione del cibo è avvenuta in modo iniquo, favorendo le persone economicamente attive e allineate politicamente. Le restrizioni alla libertà di movimento impediscono ai nordcoreani di cercare cibo e spostarsi in zone dove c’è maggiore disponibilità di scorte: se lasciano il luogo di residenza senza permesso, possono finire anche in carcere. Il movimento, l’accesso e le verifiche delle agenzie umanitarie internazionali coinvolte nella distribuzione del cibo sono, a loro volta, sottoposti a limitazioni. Questo ha provocato il progressivo disinteresse dei donatori e il venir meno dell’impegno a consegnare gli aiuti alimentari.

“Il diritto all’alimentazione è un diritto umano fondamentale e il governo della Corea del Nord pare venire meno al suo obbligo di rispettare, proteggere e applicare questo diritto” – si legge nel rapporto di Amnesty International.

La diffusa malnutrizione ha spinto decine di migliaia di nordcoreani verso la Cina. Migliaia di persone sono state costrette al rimpatrio dalle autorità di Pechino e, una volta rientrate in Corea del Nord, imprigionate in condizioni agghiaccianti. Alcuni prigionieri sono morti di fame. Molti altri hanno denunciato di essere stati torturati nel corso degli interrogatori.

Amnesty International ha ricevuto notizie di esecuzioni pubbliche di persone che avevano rubato cibo o beni di proprietà statale a solo scopo di sopravvivenza: le scolaresche sono state portate ad assistere alle esecuzioni.

I bambini, le donne e le persone anziane sono tra le principali vittime della fame. Molte donne costrette ad andare in Cina in cerca di cibo sono state rapite dalle bande di trafficanti che operano al confine con la Corea del Nord.

Gli sforzi della comunità internazionale nel contribuire ai rifornimenti di cibo sono stati pregiudicati dal rifiuto del governo di Pyongyang di consentire una veloce ed equa distribuzione del cibo e dalle restrizioni alla libertà d’informazione.

“Nonostante questi ostacoli, i paesi in grado di fornire aiuti devono agire e mettere il governo nordcoreano in condizione di rispettare, proteggere e applicare il diritto all’alimentazione” – ha concluso Amnesty International. “Le forniture di aiuti alimentari dovrebbero basarsi sempre sulla priorità dei diritti umani e non essere usate dai governi come merce di scambio per perseguire interessi politici o economici”.

Roma, 20 gennaio 2004

lunedì, gennaio 19, 2004

24 GENNAIO RETE PER IL REDDITO SOCIALE E I DIRITTI 


La Rete per il Reddito Sociale e i Diritti, svolgerà la riunione programmata per il 24 gennaio '04 a Roma nei locali di Via Giolitti, 231 (presso la Stazione Termini) a partire dalla ore 10.

La discussione all'ordine del giorno prenderà in esame i seguenti punti:

· Necessità di rafforzare il radicamento, articolato a livello territoriale, attraverso una modulazione delle rivendicazioni che tenga conto delle caratteristiche locali della disoccupazione/precarietà/intermittenza, anche attraverso la presentazione di proposte di legge di iniziativa popolare e di vertenze che, dal basso, sappiano connettere le tematiche del reddito diretto e indiretto, con la fruibilità e la soddisfazione di bisogni fondamentali quali il diritto alla casa e alla salute, l'accesso ai saperi e alla cultura, l'accesso alla formazione/informazione, la tutela dal carovita e la gratuità dei servizi.

· Organizzazione di un Convegno nazionale sulla precarietà con presenze di delegazioni europee che già hanno usufruito e/o sperimentato forme di reddito sociale diretto e indiretto (a tal proposito si darà vita ad un gruppo di lavoro che preparerà il Convegno, aperto ai contributi più vari).

· Indicazione del Primo Maggio come giornata nazionale di lotta e sensibilizzazione.

· Scelta di una giornata nazionale di mobilitazione nella quale, con cadenza mensile, organizzare azioni dirette che sostengano la richiesta del reddito per tutti/e, a cominciare dal 27 gennaio prossimo.

Nella discussione verrà altresì valutato l'incontro con i parlamentari svoltosi in data 17 dicembre in merito ai disegni di legge sul reddito presentati nonché le iniziative necessarie per arrivare all'approvazione di una legge nazionale che garantisca il reddito per tutti

La riunione è aperta a tutti coloro che sono interessati a portare avanti la battaglia del Reddito per tutte/i.

DISCUTIAMO COME RAFFORZARE E PORTARE AVANTI LA BATTAGLIA PER IL REDDITO

SVILUPPIAMO A LIVELLO PIÙ AMPIO IL MOVIMENTO DI LOTTA

BLACK OUT: L’INTESA DEI CONSUMATORI PROSEGUE LA BATTAGLIA PER L’INDENNIZZO AUTOMATICO 


L'Enel, dopo aver costituito, con la complicità del Governo, suo azionista di maggioranza mediante il Tesoro, un "unicum" con l'Autorità per l’energia elettrica ed il gas, designando in qualità di presidente un ex vice presidente Enel nell'ultima tornata delle nomine, si è dichiarata superiore alle sentenze emesse dal giudice di Pace per la restituzione dei danni da black out, affermando che non procederà all'indennizzo.

La battaglia dell'Intesa dei consumatori sull'indennizzo automatico da black out e che ha prodotto la prima sentenza su ricorso del Codacons, proseguirà in tutte le sedi. L'Intesa che perseguirà gli omessi adempimenti dell'Enel si dichiara disponibile a discutere le modalità dei rimborsi collettivi agli utenti, anche in comode rate per non appesantire il conto economico con un'unica soluzione, ma non transige sul sacrosanto diritto all'indennizzo che non è soggetto ad interpretazioni da parte di compiacenti autorità.

Sui siti delle associazioni dell’Intesa il modello di ricorso messo a disposizione da ADOC, ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI è stato preso d’assalto dagli utenti, che numerosissimi stanno scaricando il documento per intentare cause analoghe.

Gli interessati possono visitare i siti www.adoc.org, www.adusbef.it, www.federconsumatori,it, www.codacons.it.

BLACK OUT: PARTE UN ESPOSTO IN 101 PROCURE DELLA REPUBBLICA PER I MANCATI RIMBORSI  


LE IPOTESI: APPROPRIAZIONE INDEBITA AGGRAVATA DELL'INDENNIZZO RICHIESTO DAI CONSUMATORI DOPO IL BLACKOUT

ENEL: PRETESTI ASSURDI...L'ENTE RISPONDE PER I BLACK OUT VERSO GLI UTENTI SALVO RIVALERSI CONTRO IL GESTORE

SUL SITO DEL CODACONS IL MODELLO PER FARE RICORSO. GIA’ 8.000 UTENTI HANNO SCARICATO IL MODULO

vrà strascichi giudiziari la vicenda del rimborso agli utenti per il black out del 28 settembre scorso.

Il Codacons, infatti, a seguito della sentenza del Giudice di Pace di Catanzaro che ha riconosciuto a un cittadino l’indennizzo di 25,82 euro, ha presentato oggi un esposto a 101 Procure della Repubblica di tutta Italia, in relazione ai mancati indennizzi.

L’associazione, che assieme all’Intesa dei consumatori aveva avviato una campagna per far ottenere ai cittadini il rimborso di 25,82 euro, secondo quanto stabilito dalle delibere dell’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, ma anche dalla Carta dei servizi Enel, ha chiesto alle Procure di accertare se il mancato rimborso in bolletta dei 25,82 euro in favore degli utenti colpiti dal black out che ne hanno fatto richiesta alle varie aziende elettriche presenti sul territorio, possa configurare eventuali reati, quali ad esempio l’appropriazione indebita aggravata.

Intanto, fa sapere il Codacons, moltissimi cittadini (circa 8.000 secondo le prime stime) stanno scaricando il modello di ricorso presente sul sito www.codacons.it e sui siti dell’Intesa dei consumatori.

L'ENEL, nel disperato tentativo di blandire le conseguenze negative della sentenza del giudice di Catanzaro che ha condannato l'ente elettrico a pagare quasi 200 euro tra rimborso e spese a un medico calabrese per il black out di settembre scorso, ha sostenuto ieri in un comunicato che:

1- non "è stata colpa sua...ma del Gestore della rete" ossia di quel povero Bollino...;

2- che farà ricorso contro la decisione e quindi non pagherà per il momento...,

3- infine cita la lettera dell'Autorità dell'energia elettrica ed il gas dell’ottobre scorso a suo sostegno.

Su tali punti il CODACONS precisa:

A) per la legge italiana il responsabile della sospensione della somministrazione del servizio elettrico è sempre del titolare del contratto di utenza ossia dell'ENEL. Questo poi potrà rivalersi contro il Gestore o chi sia il responsabile a monte. L'utente deve chiedere il rimborso sempre e solo all'ENEL ( o a azienda erogatrice) che ha stipulato con lui il contratto. Secondo la balzana tesi dell'ENEL un consumatore danneggiato da un televisore cinese difettoso venduto da un negozio italiano dovrebbe andare in Cina a far causa se scoppia!!!!

B) per la legge italiana le sentenze di primo grado sono immediatamente esecutive e quindi l'ENEL dovrà pagare immediatamente, a meno che un altro Giudice non sospenda l'esecuzione se mai l'Enel dimostrerà un danno grave e irreparabile al suo bilancio a dare 25,82 euro ad un suo cliente...!!!! Lo stesso sarà per le migliaia di utenti che in queste ore stanno scaricando dal sito del Codacons il modello di ricorso da presentare al giudice.

C) Quanto alla lettera di Ranci, in quella missiva il suddetto consigliava proprio di far causa davanti al Giudice di pace per avere i danni spettanti, proprio ciò che ha fatto il medico calabrese che ora faranno migliaia di altri cittadini. Unico problema che se per ognuno l'ENEL dovrà sborsare anziché 25,82 euro oltre 200 tra danni e spese l'ENEL potrebbe tracollare come la Parmalat per la sua testardaggine assurda.

Diffida a Rai1 "Affari Tuoi" non è trasparente 


“AFFARI TUOI”: DIFFIDATA RAI1 A DARE NOTIZIA STASERA IN APERTURA DEL PROGRAMMA DELLE MODALITA' DI SCELTA DEI CONCORRENTI E DI EROGAZIONE DEL MONTEPREMI

IN CASO CONTRARIO LA TRASMISSIONE DOVRA' ESSERE RINVIATA


DIFFIDATA LA RAI E ARAN ENDEMOL A INSERIRE I PREMI NEI PACCHI IN MODO CIECO SENZA CONSENTIRE ,CHE CHI OFFRE I SOLDI PER ABBANDONARE IL GIOCO O CAMBIARE IL PACCO SAPPIA IL CONTENUTO DEL PACCO

Una diffida, indirizzata tra gli altri a Rai1, Aran Enedemol, e allo stesso Bonolis, è stata presentata oggi da ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI.

Nell’atto si invita la prima rete di Stato ad informare i telespettatori, in apertura della puntata di stasera di Affari tuoi, circa le modalità di selezione dei concorrenti e di erogazione dei premi.

In particolare le 3 associazioni chiedono di assicurare i teleutenti sulla trasparenza e correttezza nella scelta dei possibili vincitori, affinchè sia esclusa la possibilità di scelte influenzate da terzi, cosa che costituirebbe violazione del D.P.R. 430/01.

Abbiamo chiesto inoltre alla Rai, fanno sapere ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI, di assicurare che nessuno, nemmeno chi offre al telefono, durante il gioco, i premi alternativi in caso di abbandono del gioco, sia a conoscenza del contenuto dei pacchi, e quindi provvedere all’inserimento dei premi nei vari pacchi con sistema cieco.

Se ciò non avvererà, sostengono le 3 associazioni, chiederemo il sequestro del montepremi e il rinvio della trasmissione.

Con tale iniziativa ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI intendono avviare una campagna di controllo dei giochi a premio televisivi, più che mai nell’occhio del ciclone in questo momento, al fine di garantire al teleutente la correttezza di tute le operazioni mostrate in tv.

LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA AL WORLD SOCIAL FORUM DI MUMBAI 


Domani, 20 gennaio 2004, al World Social Forum di Mumbai la Campagna "Meno Beneficenza Più Diritti" di cui Mani Tese è uno dei promotori organizza un’ incontro sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR- Corporate Social Responsability).

La Campagna promuove a livello europeo regole che inducano le imprese ad adottare comportamenti socialmente responsabili in tutto il mondo perché la beneficenza non può sostituire il rispetto dei diritti umani e la salvaguardia delle risorse del pianeta.

A tal proposito Paul Baskar di Peace Trust, uno dei partner indiani di Mani Tese nella realizzazione dei progetti contro lo sfruttamento del lavoro minorile nel Tamil Nadu, ha dichiarato che – le imprese iniziano a fare i conti con la realtà: iniziano a comprendere che il fatto di operare in una comunità non può essere legato solo al profitto. Qui si deve inserire l’azione delle ONG e dei movimenti della società civile che si occupano di CSR. Il nostro compito è quello di facilitare il dialogo con le imprese per portarle a rispettare i diritti e i valori fondamentali nei processi di produzione. Questo è quanto anche Peace Trust fa nei suoi progetti.

Non è sufficiente denunciare, è importante essere attivi, far sentire la voce delle comunità che subiscono lo sfruttamento da parte delle imprese.

Gli altri promotori della Campagna "Meno Beneficenza più Diritti": Amnesty International, ARCI, Azione aiuto, Banca Etica, Cittadinanzaattiva, Coordinamento Lombardo Nord Sud del mondo, CTM Altromercato, Legambiente, Libera, ROBA dell’ Altro Mondo, Save the Children, TransFair-Italia, Unimondo

ENERGIA: CHE FINE HA FATTO LA COMMISSIONE DI INDAGINE SUL BLACKOUT DEL 28 SETTEMBRE? 


590 MILIONI DI EURO DA RIMBORSARE


Roma, 19.1.2004. Che fine ha fatto la Commissione di indagine sul blackout elettrico del 28 settembre? La sentenza del giudice di pace di Catanzaro che ha condannato l'Enel al rimborso forfetario di 25.82 euro, piu' le spese di giudizio, ripropone la questione: di chi la colpa? A questo proposito, il 29 settembre 2003, fu istituita una Commissione di indagine ministeriale sull'argomento, con il compito di riferire entro 30 giorni. Il 28 ottobre il Ministro alle Attivita' produttive, Antonio Marzano, dichiaro' che l'inchiesta si sarebbe conclusa entro la prima decade di novembre.

Il 15 dicembre la Commissione avrebbe consegnato i risultati del proprio lavoro.

Siamo a gennaio e della relazione non se ne sa nulla. Diversi i tempi europei e svizzeri: il 27 ottobre l'UCTE (Coordinamento dei gestori di rete europei) pubblica i risultati della propria indagine, l'UFE (l'Uffico federale svizzero) lo fa a novembre. In Italia stiamo ancora aspettando. Che cosa nasconde tutto cio'? Ricordiamo che la Confcommercio quantifico' in 27 milioni di euro i danni subiti dai commercianti.

Al tutto si aggiungerebbe il rimborso di 25.82 euro alle 21.810.676 famiglie italiane, per un totale di circa 563 milioni di euro. Tra danni e rimborsi l'Enel e le aziende municipalizzate dovrebbero sborsare circa 590 milioni di euro. Forse e' per questo che il rapporto non vede luce?

Primo Mastrantoni, segretario Aduc

RISARCIMENTI RISPARMIO TRADITO 


RICHIESTA ADUC ALLA CONSOB SULLA NULLITA' DEI CONTRATTI. CI SONO GLI STRUMENTI PER AGIRE SUBITO, SENZA NECESSARIAMENTE ATTENDERE LE NUOVE AUTORITA' DI CONTROLLO


Firenze, 19 Gennaio 2004. C'e' giustamente un gran parlare di riforma delle Autorita' di controllo del risparmio, visti gli scarsi risultati che in alcuni ambiti sono stati raggiunti fino ad oggi. Ma questo non vuol dire che, stante le attuali funzioni e giurisdizioni, non ci siano strumenti sufficienti per agire anche oggi e impedire che i risparmiatori traditi siano obbligati a continuare a pagare per strumenti finanziari venduti in modo improrio/illegale o concepiti per far solo guadagnare le banche (come nel caso del "MyWay-4You" del Mps).

Per queste ragioni e' stata inviata alla Consob questa richiesta di chiarimenti in materia di nullità dei contratti:
........
1. Posto che l'art.26 comma 1 punto f) del Regolamento CONSOB 11522/98 impone agli intermediari finanziari di operare "al fine di contenere i costi a carico degli investitori e di ottenere da ogni servizio d'investimento il miglior risultato possibile, anche in relazione al livello di rischio prescelto dall'investitore". Un contratto pubblicizzato come un prodotto previdenziale che preveda un finanziamento (della durata variabile da 15 a 30 anni) finalizzato all'acquisto per circa il 60% di un'obbligazione con un rendimento inferiore al tasso di finanziamento del 2% e per la restante parte di un fondo comune d'investimento, sempre in conflitto d'interessi, viola o meno la suddetta norma? Inoltre, la suddetta disposizione puo' ritenersi una "norma imperativa" tale che dalla sua violazione ne discenda la nullita' del contratto stesso ai sensi ai sensi e per gli effetti dell'art.1418, comma 1 c.c.?

2. Posto che l'art.32 comma 3 del Regolamento CONSOB 11522/98 impone agli intermediari finanziari di effettuare "le negoziazioni alle migliori condizioni possibili con riferimento al momento, alle dimensioni e alla natura delle operazioni stesse" e specifica che "nell'individuare le migliori condizioni possibili si ha riguardo ai prezzi pagati o ricevuti e agli altri oneri sostenuti direttamente o indirettamente dall'investitore". Deve ritenersi nullo, ai sensi e per gli effetti dell'art.1418, comma 1 c.c, un contratto che comporti la vendita da parte dell'intermediario finanziario di una propria obbligazione, in contropartita diretta, con un sovrapprezzo oscillante fra il 10 ed il 30% rispetto al prezzo di emissione a distanza di pochi giorni o settimane dall'emissione stessa?.

3. L'omessa indicazione della facolta' di cui all'art.30 comma 6 del d.lgs 58/98 nel corpo di un contratto che preveda la concessione di un finanziamento finalizzato all'acquisto di obbligazioni e fondi comuni comporta "la nullita' dei relativi contratti, che puo' essere fatta valere solo dal cliente" ai sensi del comma successivo qualora tale indicazione fosse contenuta nel retro del modulo allegato al prospetto informativo dei fondi comuni d'investimento a sua volta allegato al contratto stresso?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
Alessandro Pedone, responsabile Aduc per la Tutela del Risparmio

IL FENOMENO DEI BAMBINI SOLDATO NON SI FERMA 


NUOVA DENUNCIA DELLA COALIZIONE STOP ALL’USO DEI BAMBINI SOLDATO!


Anche nel 2003 i bambini hanno continuato a essere impiegati come soldati, schiavi sessuali, lavoratori di fatica, facchini e spie. Questo fenomeno - secondo un rapporto di 50 pagine reso pubblico dalla Coalizione Stop all’uso dei bambini soldato in occasione del dibattito del Consiglio di Sicurezza su bambini e conflitti armati - è stato una caratteristica tanto delle guerre già in corso quanto di quelle scoppiate negli ultimi dodici mesi.

Il rapporto della Coalizione denuncia i governi e i gruppi armati che hanno arruolato bambini soldato e chiede al Consiglio di Sicurezza di agire per porre fine a questa tragedia.

“Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha reso noti i nomi dei governi e dei gruppi armati che usano i bambini nel corso delle guerre. Ora il Consiglio di Sicurezza deve fare la sua parte, chiamando quei governi e quei gruppi armati a rendere conto delle loro azioni” – ha dichiarato Davide Cavazza, Segretario della Coalizione italiana “Stop all’uso dei bambini soldato!”.

Il rapporto cita 18 paesi e contesti in Africa, Asia, America Latina e Medio Oriente in cui le questioni legate all’uso dei bambini soldato costituiscono parte rilevante degli abusi dei diritti umani commessi durante i conflitti armati o nei periodi successivi. Il rapporto denuncia inoltre il massiccio incremento nell’impiego dei bambini soldato registrato nel corso del 2003 in vari paesi, tra cui Costa d’Avorio, Liberia e parte della Repubblica Democratica del Congo. Da quest’ultimo paese sono giunti orribili racconti di bambini costretti a commettere atrocità, stupri e torture sessuali. Il rapimento dei bambini nell’Uganda settentrionale, da parte del gruppo armato Esercito di resistenza del Signore, ha raggiunto il picco più alto di diciassette anni di guerra col governo: migliaia di bambini sono costretti a fuggire nottetempo dalle loro abitazioni per evitare di essere coinvolti nei combattimenti e ridotti in schiavitù.

Scarsi se non nulli progressi sono stati riscontrati nel Myanmar, dove circa 70.000 bambini continuano a far parte dell’organico delle forze armate governative. Bambini in esilio hanno raccontato di essere stati rapiti dai militari, portati nelle caserme, picchiati e costretti a svolgere lavoro forzato e combattere.

In Colombia, secondo recenti notizie, il numero dei bambini utilizzati dai gruppi armati risulta salito a circa 11.000 unità: bambini anche di 12 anni vengono addestrati e mandati a combattere usando esplosivi e munizioni.

Nello Sri Lanka, nonostante gli impegni presi pubblicamente, l’opposizione armata delle Tigri Tamil per la liberazione dell’Eelam (Ltte) ha continuato ad arruolare bambini tra le proprie fila.

La Coalizione chiede al Consiglio di Sicurezza di:
- garantire che vi sia una lista regolarmente aggiornata di tutte le parti coinvolte in conflitti armati che arruolano o usano bambini soldato;
- sulla base di questa lista, chiedere alle parti coinvolte di fornire entro 90 giorni informazioni sui passi intrapresi per porre fine all’arruolamento e all’uso dei bambini soldato;
- nominare un rappresentante delle Nazioni Unite per avviare un dialogo con le parti che usano bambini soldato e assisterle nello sviluppo di programmi per porre fine a tali pratiche;
- verificare che i gruppi armati e i governi attuino tali programmi;
- porre fine al flusso di armi, in particolare di armi leggere, dirette a coloro che arruolano e usano bambini soldato;
- impiegare ulteriori mezzi per rafforzare il bando internazionale sull’uso dei bambini soldato, quali ad esempio le restrizioni ai viaggi dei dirigenti politici che usano bambini soldato, il divieto di prendere parte a eventi e di partecipare a organismi internazionali, la fine dell’assistenza militare e le limitazioni ai flussi finanziari.

“Adottare risoluzioni periodiche che non ottengono il risultato prefisso, ovvero la protezione dei bambini dai conflitti armati, ha alimentato lo scoraggiamento dei governi e un diffuso cinismo nell’opinione pubblica” – ha dichiarato Cavazza. “Le Nazioni Unite devono aumentare i propri sforzi per chiamare i governi e i gruppi armati a rendere conto del proprio operato. Il Consiglio di Sicurezza deve agire per fermare il flusso di armi e applicare sanzioni mirate nei confronti di tutti coloro che non cessano di usare i bambini soldato”. Roma, 19 gennaio 2004

La Coalizione Internazionale “Stop all’uso dei bambini soldato!” è nata nel 1998. Fra i suoi soci fondatori figurano Amnesty International, Human Rights Watch, Jesuit Refugee Service, Quaker United Nations Office – Ginevra, Rädda Barnen per International Save the Children Alliance, Terre des Hommes. Successivamente Defence for Children International, World Vision International e numerose ONG regionali in America Latina, Africa e Asia si sono unite alla Coalizione.

Della Coalizione Italiana “Stop all'uso dei bambini soldato!”, nata il 19 aprile 1999, fanno parte Amnesty International, Unicef-Comitato Italiano, Società degli Amici-Quaccheri, COCIS, Terre des Hommes-Italia, Jesuit Refugee Service-Centro Astalli, Coopi-Cooperazione Internazionale, Volontari nel mondo-FOCSIV, Telefono Azzurro, Alisei, Save the Children-Italia, Intersos.

domenica, gennaio 18, 2004

ENEL CONDANNATA A RISARCIRE UN UTENTE PER IL BLACK OUT DEL 28 SETTEMBRE!!! 


DOPO LA VENDETTA DEL CAPPUCCINO… LA RISCOSSA DEI CONTATORI!!

CLAMOROSA DECISIONE DEL GIUDICE DI PACE DI CATANZARO SUL RICORSO PRESENTATO DAL CODACONS:

ALL’UTENTE SPETTA L’INDENNIZZO AUTOMATICO DI 25,82 EURO PIU’ INTERESSI

ADESSO MILIONI DI CAUSE DINANZI I GIUDICI DI TUTTA ITALIA PER IL BLACK OUT DEL 28 SETTEMBRE. SUL SITO DEL CODACONS IL MODELLO PER FARE RICORSO

Il 28 settembre l’Italia rimase al buio. Un black out generale spense le luci della penisola, lasciando le abitazioni italiane, da nord a sud, senza energia.

Una situazione anomala che provocò evidenti danni agli utenti e che si prolungò anche per 24 ore consecutive in alcune zone del paese.

Il Codacons e l’Intesa dei consumatori scesero subito in campo in favore dell’utenza: i cittadini, sostenevano, hanno diritto ad un indennizzo automatico in bolletta pari a 25,82 euro. A prevedere tale forma di rimborso non solo le delibere dell’Energia elettrica ed il gas n.201/99 e 220/02, ma la stessa carta dei servizi Enel che riconosce un rimborso forfettario per il mancato rispetto degli impegni assunti contrattualmente. Il Codacons, nel tutelare l’utente per il black out del 28 settembre, fa inoltre riferimento a tutta una serie di norme e regolamenti quali gli artt. 42 e 43 della Costituzione, la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27/1/1994, il D.P.C.M. 18/9/1995.

Partirono quindi migliaia di richieste di rimborso, attraverso dei modelli messi a disposizione dall’Intesa dei consumatori. Richieste a cui le aziende elettriche risposero “picche”, avvalendosi anche delle determinazioni dall’Autorità per l’energia elettrica la quale, anziché tutelare gli interessi dei cittadini, suo scopo primario, preferì difendere gli interessi economici delle società elettriche.

Fu così che il CODACONS avviò la prima causa pilota dinanzi al Giudice di Pace, sostenendo il diritto del cittadino a ricevere tale indennizzo di 25,82 euro.

E oggi si raccolgono i risultati di tanta caparbietà: il Giudice di Pace di Catanzaro, Dott.ssa Silvana Gaffani, ha infatti accolto il ricorso presentato dal Codacons attraverso gli avv.ti Francesco di Lieto e Maria Stefania Valentini, per conto di E.V., medico di 63 anni residente a Catanzaro, vittima come milioni di altri italiani del black out del 28 settembre, che ha deciso di ribellarsi, e ha condannato l’Enel non solo a indennizzare l’utente con i famosi 25,82 euro, ma anche a pagare interessi e spese legali, pari a 121,89 euro.

Nella sentenza il Giudice ha ordinato: “ a ENEL DISTRIBUZIONI Spa, in persona del suo legale rappresentante pro tempore, di pagare entro e non oltre 40 giorni dalla notifica del presente atto, in favore del ricorrente E.V., la somma di 25,82 euro, oltre interessi legali dalla maturazione al soddisfo ed oltre 121,89 di cui 49,58 per diritti, 72,30 per onorari…”

Una sentenza – afferma l’Avv. Carlo Rienzi, Presidente Codacons, per conto dell’Intesa consumatori – che apre la strada a milioni di cause simili, che possono essere intentate da tutti gli italiani che il 28 settembre scorso sono rimasti al buio a causa del black out. Finalmente – prosegue Rienzi – le società elettriche saranno punite per tanta arroganza dimostrata quando gli utenti hanno cercato di far valere i propri diritti.

Oltre all’indennizzo di 25,82 euro, fa sapere l’Intesa, gli utenti che decideranno di fare causa dinanzi al giudice di pace, potranno anche chiedere il risarcimento dei danni subiti per essere rimasti svariate ore al buio durante il black out.

A partire da questa sera, sul sito www.codacons.it, il modello di ricorso scaricabile dai consumatori.


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