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sabato, dicembre 06, 2003

COP9 - Tipi da spiaggia a Milano!  


L'Azione Diretta Nonviolenta di Rete Lilliput: una risata per cambiare clima


MILANO, 6 DICEMBRE - Zanzare, cammelli, bagnanti, ombrelloni: così Milano tra dieci anni? Questa mattina i Gruppi di Azione Nonviolenta (GAN) di Rete Lilliput hanno raccontato a modo loro come potrà cambiare il mondo se RUSSIA e STATI UNITI non firmeranno il protocollo di Kyoto. Un'opera di sensibilizzazione che ha strappato qualche sorriso, ma soprattutto ha costretto i passanti a pensare che il futuro del pianeta è in pericolo e che gli interessi economici di pochi rischiano di diventare una catastrofe per l'umanità.

Rete Lilliput, da sempre impegnata sui temi ambientali, chiede di invertire la tendenza dell'attuale sistema di sviluppo che sta stravolgendo il clima del pianeta. Un dato per tutti: negli ultimi 15 anni si sono registrate le temperature più alte del millennio. A pagare le spese dei cambiamenti climatici saranno le generazioni future e le popolazioni pi deboli del pianeta con meno risorse per far fronte ai mutamenti ambientali conseguenti ai cambiamenti climatici (desertificazione, inondazioni, carestie, diffusione di malattie). L'ultimo rapporto dell'IPCC, il gruppo intergovernativo istituito dall'ONU per monitorare i cambiamenti climatici a livello planetario, parla chiaro: la responsabilità imputabile ai gas di serra (in particolare CO2) prodotti dall'utilizzo di combustibile fossile (petrolio).

Il protocollo di Kyoto stipulato nel 1997 proprio con lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra, il primo accordo mondiale sui cambiamenti climatici che preveda delle sanzioni per chi non ne rispetta i parametri. E' a rischio nella sua attuazione proprio per il rifiuto di ratificarlo da parte di Russia e Usa che impediscono di fatto a tutti gli altri paesi, di utilizzare questo prezioso strumento per controllare i cambiamenti del clima. L'Italia da parte sua ha ratificato il protocollo nel 2002, impegnandosi a diminuire le proprie emissioni del 6,5%, ma poi ha fatto esattmente il contrario: si calcola infatti che oggi le emissioni siano aumentate del 5,4% dal 1990, il che significa che entro il 2012 dovremo ridurle del 12%! Nel frattempo, nel nostro paese si prevede un aumento di circa il 30% delle emissioni dovute a trasporto su gomma, mentre si continua a investire pochissimo sulle energie rinnovabili.

In questo contesto Rete Lilliput chiede ai cittadini di prendere coscienza del fatto che il futuro della vita su questo pianeta seriamente in pericolo e di conseguenza di rivedere il proprio stile di vita individuale, riducendo il consumo di energia, e allo stesso tempo di chiedere al governo italiano di rispettare con serietà e correttezza i parametri del protocollo di Kyoto oltrechè denunciare l'irresponsabilità di quei paesi, in particolare Usa e Russia, che per un tornaconto meramente economico si rifiutano di ratificarlo.

Gruppo di Azione Nonviolenta Rete Lilliput

A difesa del popolo indigeno Sarayacu per il diritto alla vita e alla legalità 


I FATTI

Il blocco 23, così viene chiamata quella porzione di Amazzonia suddivisa in grandi linee rette sulla cartina, era, già prima di questa suddivisione geometrica, territorio della popolazione Sarayacu e riconosciuta tale anche da entità sovranazionali. Infatti il 5 maggio scorso la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) ha reso ufficiale la decisione di sollecitare lo Stato Ecuadoriano per garantire la vita e la sicurezza degli abitanti di questa comunità. Dopo numerose intimidazioni da parte di presenze militari, prima negate, e poi documentate anche fotograficamente dagli stessi kichwa, (vedi l'ottimo sito http://www.sarayacu.com) lo Stato ha deciso di mantenere costante la presenza militare lungo il fiume Bobonaza rendendolo in parte inagibile e pericoloso per gli stessi indigeni.

Militarizzazione petrolifera
Il ministro per l'energia, il colonnello, Carlos Arboleda ha espresso l'intenzione di militarizzare il blocco 23 così permettendo l'arrivo dei tecnici dell'argentina Compagnia Generale di Combustibili (CGC) e la data prevista per questa operazione sarebbe il 6 dicembre 2003. Immediato il rifiuto per la militarizzazione della zona, non solo dalla comunità di Sarayacu, ma dall'intera alleanza indigena rappresentata da Achuar, Shiwiar, Shuar e Kichwa con l'apoggio della Confederazione Nazionale Indigena dell'Ecuador (CONAIE) che recentemente ha tolto l'appogio, dato in precedenza, al governo di Lucio Gutierrez. Il popolo kichwa Sarayacu, della regione di Pastaza non è certo nuovo a campagne importanti per la difesa del suo territorio ancestrale. Suo malgrado, la scelta compiuta da questa comunità indigena di rifiutare lo sfruttamento petrolifero sulle sue terre, da parecchi anni gli costa sacrifici e una dedizione quasi totale alla difesa dell'ambiente da cui sopravvivono.

L'APPELLO

L'appello per il rispetto dei diritti umanie della popolazione Sarayacu è on line all'indirizzo

http://www.selvas.org/newsEC0503.html

Selvas.org seguirà sul posto lo svolgersi di questa grande mobilitazione e nei prossimi giorni ne darà conto con un importante reportage.

A TUTTI I MEDIA - ALL'OPINIONE PUBBLICA

Insieme in difesa di Sarayacu

PER INVIARE la lettera:

mailto:patricia.reyes@presidencia.gov.ec?cc=nvalarezo@menergia.gov.ec,%20alicia.villamar@mingobierno.gov.ec,%20ninapacari@punto.net.ec,%20copia@sarayacu.com,%20info@selvas.org

e aggiungi all'oggetto:

"CON SARAYACU"

-Copia la lettera qui sotto-

Sr. Lucio Gutiérrez
PRESIDENTE
DE LA REPUBLICA DEL ECUADOR


Kichwa Community
Runallakta
Comunidad Quichua
SARAYACU

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Pianeta Terra, 4 dicembre 2003

Noi Organizzazioni, Associazioni e uomini e donne di questo pianeta,

Esprimiamo la nostra preoccupazione per le gravi pressioni imposte dal Governo ecuadoriano nei confronti della comunità indigena Sarayacu, nell'Amazzonia Ecuadoriana, e l'annuncio di una prossima militarizzazione del loro territorio ancestrale, per favorire le ricerche petrolifere affidate a due compagnie estere: la CGC e la Burlington.

Chiediamo con forza il rispetto dei Diritti Umani e dei Diritti Indigeni di decidere del proprio territorio, chiediamo il rispetto dell'ordinanza del Tribunale competente di Puyo del 29 novembre 2002 con la quale si ordinava la sospensione delle attività esterne in quei territori.

Chiediamo che vengano ascoltati i suggerimenti della Commissione Interamericana di Diritti Umani (CIDDHH) di rispetto per il popolo di Sarayacu, e i consigli di cautela espressi dal Presidente della "Commision de Asuntos Indigeno" ecuadoriana.

Ci uniamo agli appelli contro la militarizzazione del territorio di Sarayacu espressi con forza dalla Confederazione Nazionale Indigena dell'Ecuador (CONAIE) e dell'alleanza delle popolazioni indigene Achuar, Shiwiar, Shuar e Kicwa per il totale rispetto dei Diritti Umani e la libera scelta di Sarayacu per il proprio futuro.

Siamo vicini a tutto il popolo Sarayacu, nel rispetto della legalità e della vita!

FIRMA: .....................................
NAZIONE .................................
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POR LA PRENSA Y LA OPINION PUBLICA

Nosotros las organizaciones, asociaciones, hombres y mujeres de este planeta

Expresamos nuestra preocupación por las graves presiones impuestas desde el gobierno ecuatoriano a la comunidad indígena de Sarayaku, en la Amazonia Ecuatoriana, y el anuncio de una próxima militarización de su territorio ancestral, en apoyo de la búsqueda del petróleo por parte de dos compañías petroleras: la argentina CGC y la norteamericana Burlington.

Pedimos con fuerza el respeto de los Derechos Humanos y de los Derechos Colectivos de los pueblos Indígenas. Pedimos que puedan ejercer el derecho a la autodeterminación respecto su territorio. Pedimos que se respete la ordenanza emitida por el tribunal de Puyo el 29 de noviembre del 2002 que indica la suspensión de las actividades inconsultas en los territorios de la comunidad de Sarayaku

Pedimos que se apliquen las medidas cautelares otorgadas por la Comisión Interamericana de los Derechos Humanos (CIDDH) hacia la comunidad de Sarayaku y también pedimos que se escuchen los consejos de cordura y cautela expresados por le presidente de la "Comisión de Asuntos Indígenas ecuatoriana".

Unimos nuestra voz con las de otros llamados en contra de la militarización del territorio de Sarayaku expresados con fuerza por la Confederación de Las Nacionalidades Indígenas del Ecuador (CONAIE) y por la Alianza de los pueblos indígenas Achua, Shiwiar, Shuar y Kichwa para el total respeto de los Derechos Humanos y Colectivos y la opción libre y soberana de Sarayaku sobre su futuro.

Estamos cerca a todo el pueblo de Sarayaku a favor y respeto de la legalidad y la vida!

FIRMA: .................................................
NACION .....................................

venerdì, dicembre 05, 2003

Iniziativa popolare Legge contro la prostituzione: raccolta firme il 6 dicembre 


Sabato 6 dicembre nelle principali piazze d’Italia, l’Associazione “Comunità” Papa Giovanni XXIII, raccoglie firme per un disegno di legge di iniziativa popolare per la liberazione di tutte le schiave del sesso e per fermare il traffico e commercio delle donne per lo sfruttamento della prostituzione depositato presso la Suprema Corte di Cassazione per poterla inoltrare al Parlamento.

La legge Merlin, attualmente in vigore, pur non proibendone il fenomeno, disciplina come reati tutti quei comportamenti che, di fatto, ne agevolano e ne favoriscono l'esercizio. Con la legge Bossi-Fini-Prestigiacomo assistiamo ad una vera rivoluzione di questo modo di pensare. Questa legge, infatti, decide di normare la prostituzione, riconoscendo al suo interno comportamenti che divengono leciti ( e quindi legittimi) e comportamenti considerati illeciti ( e quindi vietati). Lo Stato, così procedendo, sceglie di legittimare ( e non più solo tollerare) la prostituzione, disciplinandola e consentendone l'organizzazione. Sotto questo profilo è chiaro che la legge oggi pensata dai nostri Ministri è una legge che favorisce l’espansione del fenomeno, consentendone l'esercizio in case private ed aprendo nuove frontiere di mercato!

LA PROSTITUZIONE TROVA COSI' INGRESSO NEL NOSTRO ORDINAMENTO GIURIDICO!!!!

Aspetto ancor più grave di questa legge è che, per poter far ciò, vengono abrogati alcuni reati e diventa lecito quello che sino ad ora era punito penalmente! L'art-6 bis in particolare, consente alle ragazze di associarsi per aiutarsi vicendevolmente nell'esercizio della prostituzione, favorendosi a vicenda nella pratica del meretricio. Deduzione che inequivocabilmente ne consegue è che, considerati i connotati del fenomeno oggi in Italia, totalmente nelle mani del racket che schiavizza le ragazze costringendole a vendersi, favorire la prostituzione significa inesorabilmente favorire lo sfruttamento della stessa e la schiavitù delle ragazze.

La legge di iniziativa popolare cancella l’art. 6-bis che se approvato diventa una vera sciagura nazionale. Mentre la nostra legge libera le ragazze schiave del sesso, stronca il traffico e il commercio di decine, decine, di migliaia di ragazze di cui il 40% arrivano minorenni e ristabilisce la dignità della donna che è un bene fondamentale dell’umanità. Dalla città di Rimini da cui è partita la liberazione delle ragazze schiavizzate e costrette a prostituirsi sulla strada e nei locali fin dal 1998 parte questa campagna di raccolta di firme che si estende a tutti Italia. Chiediamo a tutti gli uomini di buona volontà di aiutarci con una firma.

Don Oreste Benzi

giovedì, dicembre 04, 2003

FNSI - Riforma pensioni - manifestazione sabato 6 dicembre 


“La Segreteria della Federazione Nazionale della Stampa Italiana aderisce alla manifestazione nazionale convocata dalla Cgil, Cisl e Uil per sabato prossimo 6 dicembre a Roma per protestare contro la riforma delle pensioni e contro parti significative della legge finanziaria. Il Sindacato dei Giornalisti è impegnato in un’azione solidale con gli altri lavoratori per difendere il diritto alla pensione e per sostenere l’autonomia del sistema previdenziale della categoria. La riforma del Governo, lungi dal risolvere il problema del debito pubblico aggrava le già difficili condizioni di vita e di lavoro dei pensionati futuri.” Prot. n. 237. Roma, 4 dicembre 2003

FNSI

FNSI sulla legge Gasparri 


“La Giunta della Federazione della Stampa ha espresso, a larga maggioranza, un giudizio nettamente negativo sulla legge Gasparri approvata in via definitiva dal Senato. Il Sindacato dei Giornalisti ha ribadito le preoccupazioni per una legge che non rafforza il pluralismo ma soltanto gli interessi dei soggetti più forti creando le condizioni per un ulteriore grave squilibrio nella distribuzione delle risorse a svantaggio della carta stampata, dell’emittenza radiotelevisiva locale e di tutte le forme di informazione meno forti finanziariamente. Viene confermato, nella sostanza, un regime duopolistico nelle televisioni a tutto vantaggio del competitore privato, mentre la Rai viene sottoposta ad un controllo diretto da parte del Governo. La legge crea quindi le condizioni per un degrado complessivo del sistema dei media ad eccezione di pochi soggetti e determina un rischio forte per il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. La Fnsi ritiene che lo sviluppo del sistema digitale non possa essere considerato imminente e che quindi non possa contribuire ad un vero rafforzamento del pluralismo dell’informazione, ciò mentre gli stessi livelli occupazionali potrebbero risentire del generale indebolimento della maggior parte dei media. La Giunta della Federazione della Stampa attende con rispetto le decisioni del Capo dello Stato relativamente alla firma della legge, anche se ricorda le impegnate parole del Presidente Ciampi in difesa del pluralismo dell’informazione. Il Sindacato dei giornalisti continuerà la propria autonoma azione per contrastare la legge e conferma il proprio impegno a fianco dei movimenti, delle Associazioni e dei Sindacati che hanno sottoscritto, insieme alla Fnsi, l’appello per il diritto e la libertà dell’informazione, ricercando anche nuove alleanze con tutte le forze sociali e il mondo dell’associazionismo. La Fnsi parteciperà quindi ad altri momenti di protesta come quello già previsto per il 14 dicembre. Insieme a tutte queste organizzazioni la Fnsi promuoverà inoltre la convocazione degli Stati Generali dell’informazione, della cultura e della società che si svolgeranno in gennaio a Roma. La Giunta della Federazione della Stampa promuoverà e appoggerà ogni iniziativa che ponga eccezione di incostituzionalità nelle sedi giudiziarie nei confronti della legge Gasparri se questa dovesse essere promulgata nel testo approvato al Senato. Il Sindacato dei Giornalisti Italiani diffonderà inoltre il rapporto che la Federazione Europea dei Giornalisti ha redatto dopo la visita in Italia e che sarà pronto tra pochi giorni. Le Istituzioni Europee non possono ignorare la gravità della situazione dei media italiani condizionata dal conflitto di interessi del Presidente del Consiglio, una situazione che non ha eguali tra i Paesi democratici.” Prot. n. 236. Roma, 4 dicembre 2003

FNSI

“DONNE E INFORMAZIONE PER LA DEMOCRAZIA IN IRAN” 


“Libere voci di donna dall'Iran e per l'Iran".


A Roma oggi 4 dicembre, fra le 12.30 e le 13.30 in Fnsi (corso V. Emanuele, 349), una veloce conferenza stampa presenterà temi e relatori d'un convegno internazionale che si terrà nella stessa sede la settimana successiva: "Donne e informazione per la democrazia in Iran" (10 dicembre, ore 9.30/13.30). Giornaliste italiane che hanno effettuato corrispondenze e inchieste dall'Iran, giornaliste persiane che in patria scrivono non senza difficoltà, altre giornaliste persiane che vivono e lavorano in Europa e negli Stati Uniti; documenti inediti sull'assassinio in carcere della giornalista iranianocanadese Zahara Kazemi. Per mettere a confronto documenti e testimonianze è' stata volutamente scelta la giornata del 10 dicembre, nelle stesse ore in cui a duemila km nordovest Shirin Ebadi riceve il premio Nobel per la pace ed in cui, duemila km a sudest, la Teheran democratica festeggerà il riconoscimento. Il Convegno fa parte di una serie di iniziative di "cronaca dei diritti" prese dalle Cpo nazionali di Federazione della stampa e Ordine dei giornalisti. Prot. n. 231/C. Roma, 1 dicembre 2003

“DONNE E INFORMAZIONE PER LA DEMOCRAZIA IN IRAN”:
questo è il titolo del convegno organizzato per il 10 dicembre dalla Commissione Pari Opportunità della Federazione Nazionale della Stampa Italiana dove sarà possibile ascoltare le testimonianze speculari di giornaliste italiane e persiane su una realtà complessa e in precario equilibrio fra spinte democratiche e tentazioni regressive. Attualmente in Iran ci sono 10 giornalisti in carcere e 70 sotto processo, sono stati chiusi in pochi mesi oltre 100 giornali e più di 400 giornalisti sono senza lavoro. Questa è la nuda fotografia dell’Iran di oggi. Capire e poi spiegare ai lettori/telespettatori non è soltanto un eterno dovere giornalistico, ma anche l’attualissimo obbligo civile di nutrire di ragioni la pace. Per questo motivo giovedì 10 dicembre Ilda Bartoloni, Bia Sarasini, Nadia Pizzuti, Lilli Gruber, Caterina Doglio, Bimba De Maria, Mimosa Martini, Cecilia Zecchinelli, Vanna Vannuccini, Giuliana Sgrena, Marina Forti, Carmen La Sorella per le giornaliste e Katia Bellillo, Gloria Buffo, Cinzia Dato, Titti De Simone, Giovanna Melandri, Erminia Mazzoni, Patrizia Toia, Maria Claudia Ioannucci, Patrizia Paoletti Tangheroni per le parlamentari proveranno a ragionare su questi temi. Ma ci saranno anche le giornaliste e giuriste iraniane. Hengameh Shahidi, inviata di guerra, impegnata nell’Associazione dei giornalisti, raggiungerà Roma da Teheran, mentre Mehranghiz Kar arriverà da Washington entrambe con l’obiettivo di raccontare le fatiche della professione d’informare tra leggi e consuetudini restrittive. Mentre quale sia il panorama dei media in Iran verrà illustrato da Ahmad Rafat. Molto più a nord, ad Oslo, nella stessa giornata del convegno romano l’avvocata iraniana, Shirin Ebadi ritirerà il premio Nobel per la pace. Le sue parole di speranza riecheggeranno nella stessa sala in cui verrà commemorata, anche con l’ausilio di documenti originali, la tragica morte di un’altra giornalista, la fotoreporter iraniano-canadese Zahara Kazemi, assassinata nel carcere di Teheran nel luglio scorso. Prot. n. 239/C. Roma, 4 dicembre 2003

martedì, dicembre 02, 2003

ATTAC Milano esprime piena solidarietà ai lavoratori ATM  


Il contratto di lavoro, ed il rinnovo che garantisca nel tempo un trattamento economico giusto, è un diritto fondamentale. Il problema non può essere evitato dal governo nè dalle aziende municipalizzate in S.p.A.

La privatizzazione chiede di fare utili, e di abbattere i costi. Il costo del lavoro diventa la prima voce da tagliare, per mezzo della precarietà, della terziarizzazione, della flessibilità esasperata.

I lavoratori dell'ATM hanno scioperato per tutti: per ogni cittadino, per gli utenti, anche - forse soprattutto - per coloro che ieri non hanno capito. I diritti dei lavoratori sono un patrimonio di tutti, e l'attacco del mercato neoliberista, che chiede di privatizzare ogni cosa, pretende soluzioni collettive e partecipate.

La mobilità a Milano è un nodo importante. Le giornate di domenica e lunedì hanno messo in evidenza quale siano le soluzioni migliori, le modalità più efficienti ed efficaci. Domenica, giornata senza auto private, con in circolazione solo i mezzi pubblici collettivi, la città è tornata in mano alle persone: minor inquinamento, nessun ingorgo o ritardo. Lunedì, giornata senza mezzi pubblici, sulle strade solo mezzi privati individuali, la città era imprigionata: caos, mobilità bloccata, la città sotto assedio.

ATTAC Milano
02 dicembre 2003

AMNESTY INTERNATIONAL: FERMARE I “MERCANTI DEL DOLORE” 


Il mancato controllo governativo sul crescente commercio e uso di equipaggiamento per la sicurezza sta contribuendo alla diffusione dei maltrattamenti e della tortura: lo denuncia Amnesty International in un nuovo rapporto diffuso oggi, intitolato “I mercanti del dolore”.

Le ultimissime ricerche dell’organizzazione per i diritti umani rivelano numerosi casi in cui le forze di polizia e le guardie carcerarie utilizzano in modo scorretto le vecchie tecnologie e vengono incoraggiate a usarne di nuove, nonostante l’assenza di test rigorosi per stabilire se queste rispettino gli standard del diritto internazionale. Ecco alcuni esempi:

- in Cina, durante una mostra mercato sugli equipaggiamenti di polizia, sono stati messi in vendita manganelli d’acciaio dotati di chiodi;
- in Svizzera, nel marzo di quest’anno, un proiettile di plastica e metallo esploso da un agente di polizia ha causato lesioni permanenti a una donna, lasciando frammenti sul suo volto impossibili da rimuovere per il rischio di paralisi. Sul proiettile non era stato eseguito alcun test;
- nel 2002, gli Usa hanno esportato in Arabia Saudita oltre nove tonnellate di ceppi di ferro: l’uso di questo strumento è vietato dalle Norme delle Nazioni Unite sul trattamento dei prigionieri;
- mentre il rapporto di Amnesty era già in stampa, il 31 ottobre il governo sudafricano ha pubblicato un avviso di gara per la fornitura di ceppi di ferro, catene e scudi elettrici antisommossa;
- la Gran Bretagna ha autorizzato la vendita al pubblico della pistola elettrica (taser gun), un congegno che esplode due dardi contenenti una scarica elettrica da 50.000 volt e che può essere usato anche da distanza ravvicinata con effetti stordenti. Secondo Amnesty International, non esistono ancora ricerche mediche esaurienti sugli effetti di questa pistola;
- agenti chimici contenenti sedativi con effetti inabilitanti, come quelli che l’anno scorso uccisero oltre 120 ostaggi in un teatro di Mosca: questo equipaggiamento dovrebbe essere messo al bando a meno che non sia provato che è possibile proteggere le persone dal suo uso arbitrario e indiscriminato.

“Il fatto che gli equipaggiamenti di sicurezza possano essere definiti ‘meno che letali’ non vuol dire che non se ne possa abusare e che non possano provocare ferite o decessi” – ha dichiarato Brian Wood, l’esperto di Amnesty International sugli equipaggiamenti di sicurezza. “Siamo estremamente preoccupati per il fatto che, in molti paesi, l’uso di questi strumenti contro la popolazione viene autorizzato in assenza di sufficienti indagini circa il loro effetto sui diritti umani”.

Gli Usa, uno dei maggiori produttori di equipaggiamenti che producono elettroshock, sono uno dei pochi paesi a richiedere l’emissione di licenze di esportazione per il trasferimento di armi del genere. Eppure, nel corso del 2002 il dipartimento del Commercio ha autorizzato l’esportazione di prodotti che ricadono nella categoria degli strumenti da elettroshock verso dodici paesi denunciati dal dipartimento di Stato per il continuo uso della tortura.

Il rapporto “I mercanti del dolore” rivela inoltre che il numero delle aziende che producono strumenti da elettroshock sta aumentando nonostante i continui casi di torture praticate mediante tali equipaggiamenti, denunciate in 87 paesi a partire dagli anni Novanta. Per quanto riguarda il periodo 1999 – 2003, Amnesty International ha individuato almeno 59 aziende che producono armi da elettroshock in dodici paesi: Brasile, Cina, Corea del Sud, Federazione Russa, Francia, Israele, Messico, Polonia, Repubblica Ceca, Stati Uniti d’America, Sudafrica e Taiwan. Nel periodo 1990 – 1997 le aziende rilevate erano venti.

Sono pochi i governi che controllano adeguatamente la produzione, la vendita e l’esportazione di equipaggiamento di polizia e di sicurezza. La Commissione Europea ha presentato una bozza di Regolamento commerciale che, se applicato, potrebbe impedire l’esportazione dagli Stati membri di equipaggiamento il cui scopo primario è la tortura (come i ceppi di ferro e le cinture elettriche) e sottoporre a rigoroso controllo l’esportazione di equipaggiamento che la Commissione considera legittimo se usato nel corso di operazioni di polizia ma che potrebbe essere usato per torturare (come i gas lacrimogeni e le armi elettriche stordenti).

Amnesty International apprezza questi passi in direzione di un controllo, ma ritiene che il testo del Regolamento commerciale dovrebbe essere reso più stringente. Svariati strumenti definiti come “legittimi” nel contesto di operazioni per il mantenimento della legge – le pistole stordenti, le pistole elettriche e lo spray al peperoncino - vengono in realtà usati per compiere torture e maltrattamenti e il loro effetto sui diritti umani è stato analizzato in modo insufficiente. Amnesty chiede che il loro uso sia sospeso in attesa di indagini rigorose e indipendenti.

Amnesty International chiede inoltre:
- il divieto di usare, produrre e trasferire equipaggiamenti progettati essenzialmente per la tortura o i maltrattamenti, come le cinture elettriche, i polsini di acciaio, i congegni serra-dita e i manganelli dotati di chiodi;
- la sospensione dell’uso, della produzione e del trasferimento di equipaggiamenti progettati a scopo di sicurezza ma che è stato dimostrato possono determinare torture e maltrattamenti, in attesa di un’indagine rigorosa e indipendente sul loro effetto, come le pistole stordenti, le pistole elettriche e lo spray al peperoncino;
- il divieto di esportazione e uso di qualsiasi equipaggiamento che possa di per sé causare tortura e altri abusi dei diritti umani, a meno che la parte ricevente non abbia stabilito rigide normative, in linea con gli standard internazionali, per regolare il loro utilizzo, come i gas lacrimogeni, i manganelli e le manette.

Nel corso dell’ultimo anno, Amnesty International ha denunciato torture ad opera delle forze di polizia e di sicurezza in 106 paesi. Sono attualmente almeno 856 le aziende, operanti in 47 paesi, coinvolte nella produzione o nella vendita di equipaggiamenti descritti come alternative “meno che letali” alle armi da fuoco, molti dei quali possono trasformarsi facilmente in strumenti di tortura. Roma, 2 dicembre 2003

Libere voci di donna dall'Iran e per l'Iran 


Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Commissione Pari Opportunità


“Libere voci di donna dall'Iran e per l'Iran". A Roma giovedì 4 dicembre, fra le 12.30 e le 13.30 in Fnsi (corso V. Emanuele 349), una veloce conferenza stampa presenterà temi e relatori d'un convegno internazionale che si terrà nella stessa sede la settimana successiva: "Donne e informazione per la democrazia in Iran" (10 dicembre, ore 9.30/13.30). Giornaliste italiane che hanno effettuato corrispondenze e inchieste dall'Iran, giornaliste persiane, che in patria scrivono non senza difficoltà, altre giornaliste persiane, che vivono e lavorano in Europa e negli Stati Uniti; documenti inediti sull'assassinio in carcere della giornalista iranianocanadese Zahara Kazemi. Per mettere a confronto documenti e testimonianze è' stata volutamente scelta la giornata del 10 dicembre, nelle stesse ore in cui a duemila km nordovest Shirin Ebadi riceve il premio Nobel per la pace ed in cui, duemila km a sudest, la Teheran democratica festeggerà il riconoscimento. Il Convegno fa parte di una serie di iniziative di "cronaca dei diritti" prese dalle Cpo nazionali di Federazione della stampa e Ordine dei giornalisti. Prot. n. 231/C Roma, 1 dicembre 2003

Per informazioni:
SEGRETERIA - Fnsi: signora Beatrice Sanchini o Fiorella Cavanna
COORDINAMENTO - Presidenza: Marina Cosi e Alessandra Mancuso

Mercoledì 3 dicembre contro la Gasparri 


Comitato per la libertà ed il diritto all’informazione

“Il Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, al quale aderiscono oltre 60 associazioni, sindacati e movimenti della società civile, organizza per mercoledì prossimo 3 dicembre a Roma due importanti appuntamenti. Alle 14.30 in Piazza San Macuto i cittadini sono chiamati a manifestare la propria solidarietà a Sabina Guzzanti, oggetto di una assurda e vergognosa censura televisiva. La manifestazione avverrà a pochi metri dal Palazzo dove ha sede la Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai che, proprio alle 14.30 ascolterà i vertici del servizio pubblico sulla vicenda Guzzanti. Le Associazioni, i sindacati ed i movimenti invitano inoltre i cittadini a ritrovarsi, sempre mercoledì 3 dicembre, alle ore 18.00, a piazza del Pantheon, per una protesta, forte e convinta, contro la legge Gasparri, che torna domani in aula alla Camera. Contemporaneamente alle due iniziative romane si svolgeranno manifestazioni anche davanti alle sedi Rai di numerose altre città italiane. Il comitato ricorda infine che questa sera, alle 21.00, al teatro Eliseo di Roma si svolgerà un confronto-dibattito sulla libertà di informazione con la partecipazione di personalità della cultura, dello spettacolo, del giornalismo, della politica. La serata è organizzata da Teatro Civile.”Roma, 1 dicembre 2003

FNSI

lunedì, dicembre 01, 2003

“I paradossi della Giustizia in Medioriente: dal caso Sharon al caso Barghouthi” 


COORDINAMENTO ROMANO
GIURISTI DEMOCRATICI



INVITO CONVEGNO

“I paradossi della Giustizia in Medioriente: dal caso Sharon al caso Barghouthi”

3 dicembre 2003 – ore 16.30
Sala Conferenze Provincia di Roma – Via IV Novembre, 119


Il coordinamento romano dei Giuristi Democratici invita alla conferenza organizzata della Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, che si terrà mercoledì 3 dicembre alle ore 16:30, presso la sala Conferenze della Provincia di Roma. Presiederà il Dott. Domenico Gallo, magistrato già Senatore della Repubblica, con una propria relazione introduttiva. Seguirànno le relazioni di approfondimento del Dott. Jawad Boulus, avvocato e difensore di Marwan Barghouti, detenuto per ragioni politiche nelle carceri israeliane. Seguirà la relazione della D.ssa Nancy Hormachea della National Lawyers Guild - USA, associazione internazionale di giuristi, impegnata in una campagna di supporto ai legali dei casi riguardanti i territori occupati e in medioriente. In particolar modo, il coordinamento Guild segue il caso della detenzione di Barghouti. Dopo l'intervento dell'avvocato Lucio Barletta dell'Italia dei Valori, concluderanno la conferenza il Dott. Bassam Saleh, presidente della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio e il Dott. Fabio Marcelli del C.N.R, membro del coordinamento nazionale Giuristi Democratici e membro del comitato dirigente del coordinamento romano. Roma, 2 dicembre 2003.

Giuristi Democratici coordinamento romano

PROGRAMMA

Presiede:
Domenico GALLO
(Magistrato - Giuristi Democratici)

Intervengono:
Jawad BOULUS (Avvocato - Gerusalemme)
Nancy HORMACHEA (National Lawyers Guild - USA)
Lucio BARLETTA (Italia dei Valori)

Concludono:
Bassam SALEH (Presidente Comunità Palestinese di Roma e del Lazio)
Fabio MARCELLI (C.N.R. - Giuristi Democratici)

Iniziativa promossa da:
Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese
Coordinamento romano Giuristi Democratici


per il coordinamento romano dei Giuristi Democratici
ufficio stampa
Loredana Morandi

CESSATE IL FUOCO! 


I cittadini del mondo non riescono neppure piu' a piangere le tragedie del terrore: a una bomba segue un'autobomba, a ogni morto una vendetta che genera altri morti e altre vendette.


Nomi diversi – guerra, terrorismo, violenza – si traducono poi, tutti, in corpi umani fatti a pezzi e in pezzi di umanita' perduti per sempre. Non vogliamo piu' vedere atrocita': e' disumano che gli esseri umani continuino ad ammazzarsi.

Fermiamo questa spirale, o alla fine non restera' piu'; niente, nessuno avra' avuto ragione o torto, ci sara' solo una catena infinita di lutti e distruzioni.

Chiediamo a tutti coloro che stanno praticando e progettando attentati e guerre di fermarsi.

Chiediamo il tempo per riflettere, non possiamo assistere impotenti al dilagare della follia omicida.

A tutti coloro che promuovono la violenza, clandestini organizzatori di stragi o visibilissimi dittatori o presidenti, noi cittadini chiediamo: "cessate il fuoco".

Anche tu puoi aderire su http://www.emergency.it/cessateilfuoco/index.php

L’appello in altre lingue lo trovi su PeaceReporter www.peacereporter.net

EMERGENCY
Medici di guerra Inviati di pace

Sede Roma


AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE ALL'UNIONE EUROPEA DI INVIARE UN MESSAGGIO 


L'Unione Europea deve fare leva sul suo ruolo di grande donatore per sollecitare il Vicepresidente colombiano Francisco Santos Calderón, in visita a Brussels oggi e domani, ad attuare urgentemente le raccomandazioni delle Nazioni Unite in materia di diritti umani.

Il Vicepresidente Calderón incontrerà Javier Solana e Chris Patten e interverrà a una tavola rotonda cui prenderanno parte anche il direttore dell'ufficio colombiano dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, il consigliere speciale del Segretario Generale dell'Onu per la Colombia, rappresentanti dell'Unione Europea e organizzazioni non governative per i diritti umani. La tavola rotonda esaminerà lo stato di attuazione delle raccomandazioni delle Nazioni Unite sui diritti umani e il diritto umanitario.

Amnesty International ricorda che, a seguito di negoziati con l'Unione Europea, nel corso dell'ultima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani, il governo colombiano si era formalmente impegnato ad attuare tali raccomandazioni: individuare e consegnare alla giustizia dei responsabili delle violazioni dei diritti umani, smantellare i gruppi paramilitari e le strutture analoghe rese legali di recente, proteggere i settori vulnerabili della società civile. Le Nazioni Unite hanno anche chiesto ai gruppi della guerriglia di garantire il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario.

A giudizio di Amnesty, queste raccomandazioni sono state finora ampiamente disattese: il governo colombiano sta attuando politiche di segno contrario e manifesta sempre maggiore ostilità nei confronti delle organizzazioni per i diritti umani e della società civile, causando problemi al loro lavoro e alla loro sicurezza.

"Ci preoccupa il fatto che i gruppi paramilitari, lungi dall'essere stati smantellati, si stiano riciclando in agenzie private di sicurezza, come per esempio a Medellin. Inoltre, temiamo che i paramilitari possano essere inseriti in altre strutture create dal governo, come l'esercito dei soldati contadini" - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell'ufficio di Amnesty International presso l'Unione Europea.

Come le Nazioni Unite, anche Amnesty International chiede da tempo al governo colombiano di assumere iniziative concrete per combattere e smantellare i gruppi paramilitari e indagare sui loro legami con le forze di sicurezza del paese.

Inoltre, appena due settimane fa, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha espresso forti preoccupazioni per l'adozione di nuove leggi anti-terrorismo che potrebbero giustificare l'uso della tortura. Queste leggi concedono all'esercito poteri di natura giudiziaria e sospendono le pene per i gruppi armati che volontariamente depongono le armi, anche qualora siano accusati di gravi violazioni dei diritti umani.

"Questi sviluppi contraddicono le dichiarazioni del governo di Bogotá, secondo il quale le raccomandazioni delle Nazioni Unite sarebbero state attuate" - ha aggiunto Oosting. "Se permetterà alla Colombia di rinunciare ai suoi impegni in favore dei diritti umani, l'Unione Europea pregiudicherà di fatto gli sforzi delle Nazioni Unite per risolvere la crisi dei diritti umani nel paese. Senza l'attuazione delle raccomandazioni delle Nazioni Unite, l'Unione Europea non potrà avere alcuna garanzia che i suoi aiuti
non contribuiranno a peggiorare le cose". Brussels / Roma, 1 dicembre 2003

FINANZIARIA & ACQUA: INONDIAMO DI MAIL IL PARLAMENTO 


Lilliput lancia una petizione online urgente sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali

In questi giorni saranno messi in votazione gli emendamenti alla legge Finanziaria 2004, che riguardano, tra l'altro, anche la liberalizzazione dei servizi locali, tra cui l'acqua. Il Ministero delle Attività Produttive (Marzano) ha presentato una norma (l'articolo 14 del Decreto 269), che dà la possibilità agli Enti locali di affidare direttamente i servizi idrici a organismi pubblici, ad esempio consorzi di Enti locali, che condividono gli stessi bacini, senza avere più l'obbligo, introdotto con la Legge Finanziaria 2001, di creare per gestirli società per azioni partecipate da aziende private e di mettere sul mercato il servizio attraverso gare d'appalto aperte a tutte le imprese nazionali e straniere.

Tra gli oppositori di questa norma di civiltà e di diritto, chiesta e ottenuta a gran voce dopo il I Forum Alternativo per l'acqua - che si è svolto a Firenze nel marzo scorso - da parte di molti movimenti, associazioni, gruppi della società civile e cittadini che si riconoscono in questa battaglia di difesa dell'acqua come bene comune, oltre al ministro Buttiglione (che ha già preparato due emendamenti) e le lobby del settore, troviamo anche il partito dei Ds, che per bocca dell'onorevole Pier Luigi Bersani ha annunciato di voler restringere l'affidamento diretto a pochi casi marginali, e di appoggiare gli emendamenti del ministro Rocco Buttiglione. Qualche giorno fa, inoltre, il presidente D'Amato della Confindustria ha ribadito la necessità di fare uno sforzo per modificare l'articolo incriminato.

Gli emendamenti puntano a restringere la portata dell'articolo 14 a pochi casi marginali, reintroducendo l'obbligo di gara:

SAREBBE LA FINE DI OGNI SPERANZA DI GESTIONE PUBBLICA

della risorsa idrica, con esclusivo vantaggio per le imprese. Non vediamo alcun motivo, infatti, per obbligare gli enti locali a mettere sul mercato la gestione delle acque, se non quello di soddisfare le esigenze di profitto delle imprese del settore. Un processo in linea, peraltro, con i tentativi di liberalizzazione e privatizzazione in atto a livello internazionale, che trovano nel Gats (l'Accordo generale sui servizi in sede Wto) la sua massima espressione.

Per questo come Rete Lilliput proponiamo, insieme al Comitato Italiano per il Contratto mondiale dell'acqua, ai cittadini, agli eletti, a tutte le organizzazioni, che hanno condiviso il percorso nato dal Forum dell'acqua e a tutti i gruppi sul territorio, di chiedere ai parlamentari della Camera, sede della votazione finale del testo, e del Senato, di difendere l'articolo 14. Vi chiediamo di attivarvi anche presso i deputati dei vostri collegi, gli eletti, i referenti di tutti i partiti, che riuscirete a raggiungere:

INONDIAMOLI DI MAIL.
ABBIAMO
POCHISSIMO TEMPO!


Gruppo di Lavoro sul Commercio della Rete Lilliput

Della vita non si fa mercato! 


Raccolta di firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare per la liberazione delle schiave e stop alla tratta degli esseri umani.


L' Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII da oltre 20 anni impegnata nella lotta per la liberazione delle ragazze schiavizzate ti propone di aderire a questo progetto di legge di iniziativa popolare che si propone di contrastare il mercato di esseri umani che ogni giorno si svolge nelle nostre strade.

Cosa puoi fare?

Firmare! Occorrono 50.000 firme entro l'11 dicembre 2003 per potere presentare questa legge al parlamento italiano perchè la discuta. Inoltra questo messaggio ai tuoi amici o ai tuoi conoscenti e chiedigli di fare altrettanto.

Dove firmare?
Nel tuo comune o nei punti di raccolta attivati dai volontari dell'Associazione. Per sapere luoghi e orari, consulta il nostro sito internet: http://www.apg23.org

Trovi il testo della legge e la relazione di presentazione di seguito a questo messaggio. Telefona al numero verde 800-629639 Se sei interessato a fare qualcosa di più e vuoi aiutarci nella raccolta o hai bisogno di maggiori informazioni.


Con questa legge ci proponiamo di ottenere 2 risultati:


1 la liberazione delle schiave del sesso costrette a prostituirsi dai criminali nelle strade e nei locali;
2 la fine della tratta degli esseri umani legata allo sfruttamento sessuale.

PROGETTO DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE

Iniziativa annunciata nella Gazzetta Ufficiale n. 134 del 12 giugno 2003

Art. 1

1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque procura a sé o ad altri o comunque si avvale di prestazioni sessuali in cambio di denaro o altra utilità economica è punito con la multa da 1.000 sino a 5.000 euro.

2. In caso di reiterazione del reato di cui al comma uno, il fatto è punito con la reclusione sino ad un anno e con la multa da 1.000 a 5.000 euro.

3. Se i fatti di cui ai comma 1 e 2 sono compiuti in luoghi pubblici o aperti al pubblico si applica la pena della reclusione sino a due anni.

4. La pena detentiva di cui al comma 2 può essere sostituita, una sola volta e su richiesta dell'imputato, con l'affidamento ai servizi sociali. Questi ultimi possono convenzionarsi anche con le associazioni senza fini di lucro che operano nel campo del disagio familiare.

Art. 2

Chiunque abbia rapporti sessuali con persone in stato di schiavitù o analogo alla schiavitù, ai sensi dell'art. 600 del codice penale, soggiace alla pena stabilita dell'art. 609-ter del codice penale.

Art. 3

Chiunque procura sfrutti, favorisca o agevoli in qualsiasi modo lo scambio di rapporti sessuali a pagamento altrui, è punito con la reclusione da tre a sei anni e con multa da 1000 a 10.000 euro.

Art. 4

Con cadenza trimestrale, sono organizzati dal Dipartimento delle pari opportunità incontri trai rappresentanti del medesimo Dipartimento, del Ministero della Giustizia, del Ministero dell'Interno, del Ministero del Lavoro e politiche sociali, del Ministero della salute e di associazioni, enti ed altri organismi privati di nota competenza che svolgono attività a favore degli immigrati, iscritti negli appositi registri presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli affari sociali, in ordine alle politiche di contrasto alla prostituzione.

Relazione

Ogni uomo e ogni donna sono persona e, come tali, non possono essere considerati o ridotti ad oggetto mercificabile. Ogni persona ha una dignità in se stessa, indipendentemente dalla sua condizione sociale, dal suo credo religioso, dalle sue possibilità economiche.

La persona è parola irripetibile di Dio. Il corpo è parte integrante di questa unità vivente, la persona, che non è pertanto commerciabile. Per sua natura, quindi, il corpo è espressione del valore della persona e partecipa alla sua funzione e missione fondamentale per l'intera umanità.

La civiltà di un popolo si misura dal valore che attribuisce alla donna, dal grado di difesa della sua dignità. La prostituzione, indipendentemente dalle modalità del suo esercizio, è sempre attività contraria alla Dignità dell'essere umano.
Ridurre sia l'uomo che la donna ad oggetto è un delitto contro l'umanità.

Noi oggi, in Italia e in Europa, ci troviamo di fronte a due problemi che necessitano di urgente soluzione. E' in corso la schiavizzazione della donna ad opera di efferati criminali, ai fini dello sfruttamento del sesso attraverso la prostituzione forzata.

Siamo certi che nessun italiano accetta che anche una sola donna sia schiavizzata. Tutti siamo d'accordo che le schiave debbono essere liberate. Con adeguati e opportuni strumenti di analisi, di conoscenza e investigazione, possiamo individuare le donne ridotte in schiavitù o in uno stato analogo e quindi liberarle.

Tra il cliente e lo sfruttatore non c'è nessuna differenza e chiunque si serve di persone trafficate deve essere punito come il trafficante.

La legge punisce chiunque si serve sessualmente di una minore, perché essa è ritenuta incapace di scegliere, in modo maturo e autonomo, la destinazione della propria sessualità e affettività, se si tratta di una infraquattordicenne vige il principio della intangibilità. La persona di minore età non è infatti ancora libera di scegliere.

Proponiamo quindi di equiparare, ai fini della sanzione penale, l'uso sessuale della donna schiavizzata, che non è in condizione di disporre di se stessa liberamente, all'uso della minore infraquattordicenne abusata.

Da queste considerazioni nasce, in primo luogo, la necessità di un nuovo intervento legislativo per punire gravemente l'uso sessuale delle persone ridotte in schiavitù.

Ma anche sotto altri profili, la legislazione vigente sulla prostituzione presenta limiti e carenze, che non consentono di contrastare l'offesa continua alla persona, la cui dignità è sancita e tutelata dal diritto internazionale e dalla Costituzione italiana.

I principi che stanno alla base della Repubblica italiana, dell'Unione Europea e delle Convenzioni Internazionali, promosse dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, assumono, come valori universali: la dignità umana, la libertà, l'uguaglianza e la solidarietà.

La Costituzione della Repubblica italiana, agli art. 2 e 3, esalta il valore della persona umana e dei suoi diritti inalienabili.

L'Unione Europea nella Carta dei diritti fondamentali, impone il rispetto e la tutela della dignità umana come valore inviolabile (art. 1); sancisce il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro (art. 3); stabilisce che nessuno può essere sottoposto a trattamenti inumani o degradanti (art. 4).

La Convenzione dell'ONU stipulata a New York il 21 marzo 1950 sullo sfruttamento della prostituzione, resa esecutiva anche nel nostro paese con la legge 23 novembre 1966 n. 1173, sancisce che deve essere punito chiunque, per soddisfare le passioni altrui, procura, adesca o rapisca un'altra persona, anche se consenziente, al fine di avviarla alla prostituzione, o comunque sfrutta la prostituzione di un'altra persona, anche se consenziente (art. 1). La stessa Convenzione impone di punire chiunque mantenga, diriga, amministri, contribuisca a finanziare una casa chiusa, o conceda o prenda in affitto, in tutto o in parte, un immobile o altro luogo ai fini dell'esercizio della altrui prostituzione.

La legge italiana 20 febbraio 1958 n. 75, in sintonia con la Costituzione e con la Convenzione dell'ONU, all'art. 3, punisce di conseguenza la proprietà, l'esercizio, l'amministrazione, la direzione di una casa di prostituzione, la tolleranza abituale della prostituzione in un locale di cui si è proprietario o gerente o in un albergo, il reclutamento, l'induzione, l'agevolazione, lo sfruttamento della prostituzione.

Nella nostra legislazione, però, il fenomeno della prostituzione non è affrontato sotto il versante del cliente, che, con la sua domanda e la sua pratica sessuale a pagamento, partecipa allo sfruttamento e all'offesa alla dignità della persona ridotta a merce.

Il presente progetto di legge intende colmare la sopra esposta lacuna mediante la punizione anche del cliente e la istituzione del Centro di Coordinamento per la prevenzione e il contrasto della prostituzione, come già avviene in altri Stati in cui esiste una matura sensibilità alla rivendicazione della dignità di ogni donna.

Per tutti i motivi sopra riportati viene consegnato al Parlamento il presente progetto di legge di iniziativa popolare, redatto in articoli, affinché venga punito chiunque faccia della vita umana un mercato.

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

domenica, novembre 30, 2003

Girotondi contro la "Gasparri" 


Cari amici,

vi invio le informazioni sulle iniziative contro l'approvazione della Gasparri che, in tutta Italia, stiamo programmando.

Il momento è particolarmente importante e dobbiamo assolutamente impegnarci in questa:

MOBILITAZIONE STRAORDINARIA

Poichè, passata la Gasparri, avremo le armi della protesta e della indignazione ancora più spuntate. Per questo vi invito caldamente a diffondere questa mail, senza aspettare un minuto di più.

Giratela a tutte le mailing list, pubblicatela in tutti i siti, stampatela e consegnatela di persona ad amici e conoscenti.

Dobbiamo essere tantissimi.

Sul sito www.igirotondi.it troverete tutti i dettagli, di volta in volta aggiornati:

GIROTONDI E PRESIDI IN ITALIA
CONTRO L'APPROVAZIONE DELLA GASPARRI
Mercoledì 3 dicembre
Roma alle ore 14,30 a piazza San Macuto
alle ore 18,30 a piazza del Pantheon insieme a Sabina Guzzanti


Contemporaneamente iniziative anche a Bari Bologna Napoli, Palermo, Torino, Milano, Cosenza, Firenze, Genova, Ancona e Perugia.

Grazie
Gianfranco Mascia

Incontro: La lezione di Nassiryia  


A chi non se lo era mai chiesto, l’attacco contro la base italiana a Nassiryia ha fatto sorgere alcune elementari ma basilari domande. Perché le truppe italiane sono lì? Qual è il loro compito? Le truppe italiane sono lì perché l’Italia, in prima linea con U.S.A. e Gran Bretagna, è in guerra contro il popolo iracheno. Lo è da almeno dodici anni: partecipò con le sue truppe all’aggressione ONU-NATO del 1991, ha appoggiato per più di dieci anni l’embargo omicida, ha approvato e sostenuto l’odierna aggressione. Il loro compito è consentire, favorire e proteggere quello che ormai anche i bambini dell’asilo sanno: la rapina del petrolio, la schiavitù del popolo, la trasformazione di un paese in una base militare (e finanziaria) occidentale. Ma a tutto ciò il popolo iracheno non ci sta. La resistenza si allarga a tutto il paese, si intensifica (con una media di più di trenta attacchi al giorno), gode della simpatia e dell’aiuto della maggioranza della popolazione (e senza tale appoggio come avrebbe potuto vivere e rafforzarsi!?); e più approfondisce la sua azione, più chiama a sé altri gruppi di militanti anti-imperialisti di altri paesi, che vedono ormai nella resistenza del popolo iracheno quella di tutti i popoli del medioriente schiacciati dal tallone di ferro dell’Occidente. La morsa con cui l’Occidente stringe d’assedio le masse di colore è la stessa che qui sta afferrando per la gola chi vive del proprio lavoro. Tutti vediamo qual è il costo della vita, quali le condizioni di lavoro, che fine ha fatto lo stato sociale: precarietà, riduzione dei livelli di vita fino all’indigenza di una parte della popolazione, repressione, ecco le ricette dei nostri governi. Nostro compito qui è sostenere la lotta e la resistenza degli iracheni, degli afghani, dei palestinesi, quale che sia la bandiera sotto la quale, per ora, combattono. Schierandoci al loro fianco ci schieriamo dalla nostra parte di oppressi. Sul nostro fronte di classe.


Sostegno incondizionato alla resistenza degli iracheni!
Ritiro immediato delle truppe italiane e occidentali dall’Iraq!
Per un fronte comune di lotta tra i lavoratori occidentali e le masse sfruttate del medioriente e del resto del mondo!

Sabato 13 dicembre 2003
alle ore 15.00
Incontro pubblico presso
Auditorium Monteverdi
Largo Giovannacci, Marghera


Comitato permanente contro le guerre e il razzismo

NO GLOBAL: APPELLO CONTRO L'OBBLIGO DI FIRMA 


Da oltre 15 giorni, Francesco Caruso e altri due attivisti del movimento noglobal del sud sono costretti a recarsi tutti i giorni in questura dalle12 alle 13 perchè ritenuti cospiratori politici. La decisione del tribunale del riesame di Catanzaro, che ha deciso l'obbligo di firma per Francesco Caruso, Michele Santagata e Francesco Cirillo, in merito all'ormai famosa "inchiesta di Cosenza", seppur ridimensiona in maniera sostanziale le gravi accuse formulate da quella procura, ci allarma perché ridà fiato ad un pericoloso teorema: la straordinaria fase espansiva avuta in Italia dai movimenti "per un altro mondo possibile" nel 2001 rischia infatti di essere ghettizzata dentro un'ipotesi di criminalità politica rappresentata dal reato di "cospirazione politica" e "attentato agli organi costituzionali".

Ritorniamo così in quell'immaginario cospirativo che nulla ha a che vedere con un movimento che fa della sua dimensione pubblica e orizzontale, delle sue sperimentazioni comunicative, della tensione a declinare insieme lotte e consenso alcune tra le sue caratteristiche distintive. La sentenza precedente aveva rimesso in libertà tutti gli attivisti coinvolti criticando nelle sue motivazioni la consistenza dell'impianto accusatorio (come del resto la grande parte dell'opinione pubblica). Quella sentenza fu annullata in cassazione soltanto per un vizio di forma nella composizione del collegio.

Non possiamo comunque non chiederci cosa sia cambiato: non vorremmo avesse inciso un clima rapidamente incupitosi verso i fenomeni di opposizione sociale. Il rapporto tra democrazia e movimenti è un rapporto vitale, che non si può mai ridurre a mero problema di ordine pubblico. Facciamo pertanto appello alle forze sinceramente democratiche, al mondo del lavoro, alla società civile, a vigilare affinché non si producano forme di demonizzazione del conflitto sociale che rischiano di travestire come istanze di sicurezza pulsioni puramente reazionarie.

Aderiscono:

Enzo Argentato, segreteria FIOM, Francesco Blasi, Forum Salute Mentale, Riccardo Brun, scrittore, Teresa Capacchione, Forum Salute Mentale, Carlo Cerciello, regista, Teatro Elicantropo, Giulietto Chiesa, giornalista, Samuele Ciambriello, Presidente Associazione Città Invisibili, Sirio Conte, Gruppo operativo nazionale Assopace, Enrico De Notaris, Forum Salute Mentale, don Vitaliano della Sala, parroco rimosso, Josè Luiz Del Roio, Forum Mondiale delle Alternative, Melinda Di Matteo, Presidente Regionale ARCI Campania, Nino Ferraiuolo, Presidente Associazione per il Rinnovamento della Sinistra- Napoli, Paolo Giugliano, Segreteria regionale CGIL, Antonio Mancini, Forum Salute Mentale, Mario Martone, regista, Flavio Monopoli, Forum Salute Mentale, Luciana Nunziante, Forum Salute Mentale, Mauro Palma, presidente onorario dell'ass. Antigone, Sergio Piro, Forum Salute Mentale, Gianni Rocco e Lalla Cappelli, Portavoce nazionali Assopace, Maria Grazia Tafuri Assopace Napoli, Alberto Zoratti roba dell'altro mondo/rete di lilliput, Percy Allum, Istituto Universitario Orientale di Napoli, Ottorino Cappelli, Istituto Universitario Orientale di Napoli, Alessandro De Giorgi, sociologo, Giuseppe Mosconi, Università di Padova, Sandro Mezzadra, Facoltà di Scienze politiche Università di Bologna, Claudio Marta, Istituto Universitario Orientale di Napoli, Giovanni Persico, Università di Napoli Federico II, Marco Revelli, Università di Torino

Politici:
Massimo Villone, Senatore DS, Pietro Folena, Deputato DS, Gianfranco Nappi, Segretario Regionale DS Campania, Eugenio Donise, Direzione Regionale Campania DS, Antonio Amato, Consigliere Regionale Camania DS, Marcello Chessa, Consigliere Regionale Campania DS, Andrea Cozzolino, Consigliere Regionale Campania DS, Diego Belliazzi, Segretario Provinciale DS Napoli, vincenzo Morreale consigliere provinciale Napoli DS, Ernesto Scelza Consigliere Provinciale Salerno DS, Ugo Raja, Consigliere comunale Napoli DS, Stefano Fancelli, Presidente nazionale Sinistra Giovanile, Arturo Scotto, Segretario provinciale Sinistra Giovanile Napoli, Riccardo Festa assessore comune di Volla - DS, Pino De Stasio consigliere circoscrizionale S. G. Porto - Napoli DS, Andrea Di Martino segreteria prov ds cons comunale Castellammare

Fausto Bertinotti, Segretario del Partito della Rifondazione Comunista
Luisa Morgantini, Parlamentare Europea, PRC - GUE

Alberto Burgio Responsabile Nazionale Giustizia del PRC, Tommaso Sodano, Senatore di PRC, Luigi Malabarba, Senatore di PRC, Franco Giordano, Deputato di PRC, Ramon Mantovani, Deputato di PRC, Graziella Mascia, Deputato di PRC, Giovanni Russo Spena, Deputato di PRC,Italo Di Sabato, consigliere regione Molise PRC, Franco Maranta consigliere regionale Campania PRC, Raffaele Petrone consigliere regionale Campania PRC, Franco Specchio consigliere regionale Campania PRC, Peppe De Cristofaro, segretario Provinciale PRC, Raffaele Carotenuto, consigliere comunale PRC

Vittorio Nolli, consigliere regionale Comunisti Italiani

ASSOPACE NAPOLI, ASSOCIAZIONE LESS, Comunità Palestinese Campania
Federazione provinciale PRC Napoli
Federazione provinciale PRC Viterbo
Associazione "Napoli 17 marzo", Associazione "Pietro Bruno" di Roma, Comitato "Piazza Carlo Giuliani" di Genova, Circolo "Che Guevara" di Napoli

per adesioni: info@noglobal.org

Assemblea cittadina contro il Muro dell’Apartheid 


Sono trascorse poche settimane dalla Giornata Internazionale contro il Muro che ha visto in Italia una delle più grandi mobilitazioni a livello mondiale. Siamo riusciti a coinvolgere gruppi e forze sociali da tutto l’arco della società civile.

Questo, però, non può che essere un momento iniziale della lotta contro il Muro perché ancora oggi questo crimine di cemento e filo spinato cresce giorno dopo giorno distruggendo terre, case, vite e memoria con ogni metro che avanza.

Dopo la Giornata Internazionale contro il Muro, la Campagna Palestinese contro il Muro dell’Apartheid è entrata in una nuova fase in cui a livello internazionale si cerca di consolidare e di allargare la rete di solidarietà con la lotta Palestinese contro il Muro. In questi giorni Jamal Juma’ (Coordinatore della Campagna Palestinese contro il Muro dell’Apartheid) sarà in Italia per informare e discutere sul Muro in Palestina – crimine di annessione e di espulsione – e sulla lotta della Campagna.

Un’occasione importante che ci permette di tenere l’attenzione alta sulla costruzione del Muro, quello che sta succedendo in Palestina, sui crimini delle occupazioni in Medioriente, e di rafforzare i legami fra tutte le realtà che vogliono dire NO al Muro dell’Apartheid in Palestina, NO ai muri, all’apartheid, alle occupazioni militari.

La Campagna contro il Muro dell’Apartheid chiama per questo ad un’assemblea cittadina a Roma in cui Jamal Juma’ presenterà la situazione attuale in Palestina e il lavoro della Campagna contro il Muro dell’Apartheid.

In questa occasione vogliamo dare inizio ad un Coordinamento contro il Muro perché gli sforzi finora fatti non si disperdano e nuove iniziative possano partire dai risultati già realizzati.

Di fronte a nuove scadenze e nuove iniziative vogliamo darci uno strumento operativo che ci permette di raccogliere i sentimenti di solidarietà della popolazione italiana e di coordinare le iniziative delle forze sociali sul territorio.

Invitiamo tutti/e a partecipare all’Assemblea Cittadina:

Giovedì, 4 Dicembre
Ore 17.00
Sala delle Bandiere,
Via IV Novembre, 149
(Parlamento Europeo)


Campagna contro il Muro dell’Apartheid

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