venerdì, dicembre 26, 2003
I beni della mafia all'amministrazione dell'Agenzia del Demanio
UN GRAVE ERRORE DEL GOVERNO NON PROROGARE IL COMMISSARIO STRAORDINARIO PER LA GESTIONE E DESTINAZIONE DEI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE
Il 23 dicembre scorso il Consiglio dei Ministri, a quanto si legge dal comunicato stampa diffuso dalla Presidenza, ha avviato l'esame del disegno di legge che delega il Governo al riordino della disciplina in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie. Una riforma sollecitata anche da Libera, per rendere più efficace la lotta ai patrimoni mafiosi e garantire la completa ed effettiva applicazione della legge n. 109/96 sull'uso sociale dei beni confiscati.
Sempre nel comunicato si legge che il Governo ha deciso di non prorogare il Commissario straordinario per la gestione e destinazione dei beni confiscati alle mafie e di affidare, dal 1° gennaio 2004, i suoi compiti all'Agenzia del Demanio, con il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Tutto questo ci pone un inquietante interrogativo, perché si va a smantellare un ufficio e una struttura che oggi esiste, senza prevedere, fin da subito e in sua sostituzione, il passaggio delle sue funzioni a personale specializzato e adeguatamente formato.
È evidente, quindi, che si viene a determinare, fino all'approvazione della riforma, un periodo di transizione che ci sollecita forti inquietudini, in quanto non ci assicura, oggi, quella continuità e professionalità di lavoro e attività fin qui svolta dalla struttura commissariale.
Vanno, infatti, garantite, come ci insegna l'esperienza di questi anni di applicazione della legge n. 109/96, speditezza e trasparenza nelle procedure di assegnazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati, programmazione e promozione dei progetti di riutilizzo a fini sociali e una forte attività di coordinamento tra i soggetti istituzionali, economici e sociali interessati alla corretta applicazione della legge stessa.
Sarebbe stato, pertanto, più opportuno prevedere un'ulteriore proroga del Commissario straordinario fino alla definitiva approvazione della riforma, al fine di evitare anche di disperdere un patrimonio di conoscenze ed esperienze, accumulate in questi anni, non indifferente.
Per quanto riguarda, infine, il disegno di legge di riforma, Libera chiede fin d'ora che vengano mantenuti intatti il principio del riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati e l'assoluto divieto di ogni tentativo di alienazione degli stessi.
Libera
martedì, dicembre 23, 2003
AMNESTY INTERNATIONAL: FURGONI FIAT PER ESEGUIRE CONDANNE A MORTE IN CINA
I “boia itineranti” sono la nuova scoperta di Pechino e girano su furgoni FIAT adattati allo scopo. Lo ha denunciato oggi la Sezione Italiana di Amnesty International, chiedendo all’azienda torinese di non rendersi complice di una violazione del fondamentale diritto umano, quello alla vita.
Da quando la Cina ha adottato il metodo di esecuzione dell’iniezione di veleno, le autorità hanno sollecitato i tribunali locali a dotarsi di camere di esecuzione mobili, onde poter accelerare i tempi ed evitare di dover trasferire i condannati da una città all’altra.
Secondo Amnesty International, la pena di morte in Cina continua a essere applicata in modo esteso e arbitrario, spesso influenzata da interferenze politiche. Negli ultimi quattro anni, con il lancio delle cosiddette campagne “Colpire duro”, è aumentato considerevolmente il numero dei condannati a morte anche per reati di lieve entità, in precedenza puniti con il carcere. All’indomani dell’11 settembre 2001, inoltre, la Cina ha intensificato la repressione contro la minoranza uigura del Xinjiang, eseguendo condanne a morte per reati politici. I dati di Amnesty International, che riguardano solo i casi accertati, parlano di 1.060 condanne a morte eseguite nel corso del 2002. Secondo altre fonti, il numero delle esecuzioni potrebbe essere fino a dieci volte superiore.
Nei giorni scorsi, il “Beijing News” ha pubblicato la notizia dell’acquisto di un furgone da parte dell’Alta corte della Provincia di Liaoning, nella Cina nord-orientale, subito attrezzato per diventare “camera della morte” itinerante. La notizia è stata poi confermata da un funzionario di polizia della stessa Alta corte, addetto alle esecuzioni, il quale ha dichiarato alla “France Presse” che altri tribunali (diciassette, secondo fonti ufficiali cinesi), stanno procedendo all’acquisto dei furgoni.
Si tratta di furgoni Iveco, del gruppo Fiat, prodotti a Nanchino e che costano 400.000 yuan, circa 40.000 euro.
Il presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, Marco Bertotto, in una lettera indirizzata alla FIAT ha ricordato le responsabilità che l’azienda, capogruppo della Iveco, si assume con questa fornitura al governo cinese. Di fatto, un veicolo normalmente utilizzato per effettuare servizi di trasporto merci o persone, e quindi utile alla comunità civile, diventa parte essenziale di un apparato omicida puntato alla nuca della comunità stessa.
La Dichiarazione universale dei diritti umani, nel suo Preambolo, richiede a tutti gli individui e a tutti gli organi della società di fare la propria parte per garantire il rispetto di tutti i diritti umani in ogni parte del mondo.
Le imprese, soprattutto se grandi, transnazionali e potenti come la FIAT, essendo organi importanti della società internazionale, non possono sottrarsi a questo obbligo.
La Sezione Italiana di Amnesty International chiede alla FIAT di:
- porre fine alla vendita o alla consegna, se non ancora effettuata, dei furgoni alle autorità cinesi;
- intervenire presso le autorità cinesi per pretendere l’abolizione della pena di morte e la commutazione in pena detentiva delle sentenze già emesse;
- dare istruzioni ai propri dirigenti e a quelli della sua controllata Iveco, in Cina come in ogni altra parte del mondo, affinché non siano effettuate forniture di veicoli, parti di ricambio o attrezzature FIAT che potranno essere utilizzate per compiere violazioni dei diritti umani;
- informare l’opinione pubblica, con una propria comunicazione ufficiale, sulle iniziative assunte affinché questo commercio di morte cessi, e con esso il sostegno anche indiretto a qualunque governo o gruppo armato che usi veicoli, parti di ricambio o attrezzature FIAT per compiere violazioni dei diritti umani;
- fornire ampie assicurazioni che non effettuerà ulteriori forniture di veicoli, parti di ricambio o attrezzature FIAT destinate a funzioni che siano in palese violazione dei diritti umani;
- aderire e dare attuazione alle Norme delle Nazioni Unite sulla responsabilità delle aziende, approvate il 13 agosto di quest’anno dalla Sottocommissione Onu per la promozione e la protezione dei diritti umani;
- adottare e attuare rigorose politiche e comportamenti di responsabilità sociale nelle proprie attività quotidiane, facendo sì che queste politiche vengano trasmesse dal top management a tutti i dipendenti di tutte le imprese dalla FIAT direttamente o indirettamente controllate, impegnandosi attivamente affinché siano accettate e messe in pratica da tutti.
- dare seguito ai pronunciamenti e ai principi internazionali espressi nelle numerose risoluzioni del Parlamento Europeo in materia di responsabilità sociale delle imprese e di traffico di armi, nel Global Compact e nelle Linee Guida dell’OCSE.
Amnesty International, pur ritenendo che spetti ai governi la responsabilità principale di rispettare e far rispettare i diritti umani, ritiene che le imprese come la FIAT possano e debbano usare la propria influenza per intervenire sui governi a garanzia del rispetto dei diritti umani, e non possano sottrarsi a questa responsabilità, morale e legale, adducendo ragioni economiche oppure semplicemente tacendo. Di fronte a gravi violazioni dei diritti umani, come nel caso della pena di morte, il silenzio dei potenti interessi economici non può essere considerato neutrale. Roma, 23 dicembre 2003
Amnesty International
Sezione Italiana
INPGI: Cescutti faccia un passo indietro
Una soluzione per il governo dell'Inpgi si potrà trovare se il Presidente uscente Gabriele Cescutti farà un passo indietro. E' quanto hanno chiesto i portavoce di "Inpgi.Sicambia" durante il secondo incontro che si è tenuto oggi con i rappresentanti di "Autonomia e Solidarietà/Giornalisti Uniti".
A fronte di proposte tanto modeste da risultare irrispettose nei confronti dell'elettorato, che a Milano, Roma e Napoli si è espresso con chiarezza per un radicale cambiamento nella gestione dell'Istituto, i rappresentanti di "Inpgi.Sicambia", hanno ribadito la necessità di un effettivo rinnovamento dell'Inpgi, a partire dalla sostituzione del Presidente.
Con questa pregiudiziale il confronto rimane comunque aperto. Il Consiglio Generale che dovrà nominare il CdA è fissato per il 14 gennaio prossimo: dunque c'è ancora tempo per trovare una soluzione adeguata. Chi vuole a tutti i costi e con qualsiasi compromesso imporre Gabriele Cescutti alla guida dell'Inpgi, si assume la responsabilità di un percorso, che contiene il rischio del Commissariamento dell'Istituto. Roma, 23 dicembre 2003
Inpgi.Sicambia
Quarto Potere
INPGI: pregiudiziale sulla presidenza Cescutti
“Le componenti, che esprimono la maggioranza del Consiglio Generale dell’Inpgi, hanno nuovamente incontrato oggi i portavoce delle minoranze per cercare una soluzione al problema della elezione del Consiglio di amministrazione dell’Istituto in seguito al rifiuto delle stesse, nel corso della prima riunione, di garantire il numero legale durante l’operazione di voto.
Stamane, le minoranze hanno per la prima volta posto la pregiudiziale della sostituzione del Presidente Gabriele Cescutti come condizione per un accordo. La maggioranza ha respinto questa pregiudiziale sostenendo le ragioni della conferma di un Presidente che ha ben guidato l’Istituto la cui gestione è stata premiata da un voto nazionale largamente favorevole.
Gli esponenti della maggioranza hanno invitato la minoranza ad un’assunzione collettiva di responsabilità rispetto all’ipotesi di un commissariamento dell’Istituto nel caso in cui il 14 gennaio il Consiglio Generale dell’Inpgi non sia ancora in grado di eleggere il Consiglio di Amministrazione.
La maggioranza è quindi responsabilmente disposta a proseguire il confronto in assenza della pregiudiziale della minoranza e per questo ha invitato tutti ad una serena riflessione in una situazione di grande incertezza per il futuro previdenziale dei giornalisti italiani”. Roma, 23 dicembre 2003
Autonomia e Solidarietà
Giornalisti Uniti
FNSI. Serventi: Decreto Rete4 nessuna traccia delle parole di Ciampi
"Il Governo vara, per quanto è dato capire, un secco decreto di proroga dei termini della sentenza della Corte Costituzionale per salvare Retequattro e Rai 3. Delle indicazioni del Capo dello Stato sulla legge Gasparri nessuna traccia.
Al di là della costituzionalità del decreto, sembra rimosso dalle parole e dagli atti del Governo ogni riferimento alla inderogabilità di una radicale modifica del ddl Gasparri nel senso indicato dal Presidente Ciampi.
Manca quindi un percorso chiaro, una scadenza precisa e, soprattutto, i contenuti di una nuova legge, che dovrà scaturire da un ampio dibattito parlamentare e dalla consultazione delle forze sociali.
Una legge che garantisca davvero il pluralismo dell'informazione, una equa ripartizione delle risorse pubblicitarie, pari condizioni per soggetti forti e meno forti, il rifiuto delle posizione dominanti e la difesa del ruolo del servizio pubblico della Rai.
Il Governo prenda atto che a questo punto la legge Gasparri è azzerata, rinunci da oggi in avanti agli odiosi ricatti occupazionali, si confronti con coloro che hanno manifestato nel Paese la propria opposizione ad una legge illiberale e anticostituzionale". Prot. n. 256. Roma, 23 dicembre 2003
Il Segretario Generale
della Federazione Nazionale della Stampa Italiana,
Paolo Serventi Longhi
Ponte Stretto: Associazioni Ambientaliste ricorrono a Tar
Violazione della normativa in tema di tutela dell'ambiente, con gravi carenze nella valutazione di impatto ambientale e nella normativa sui lavori pubblici; gravi carenze del progetto in tema di studi sismici e di geotettonica, pesantissimi dubbi sulla sostenibilita economica del ponte, gravi errori procedurali e mancato coinvolgimento dei comuni interessati.
Questi in sintesi i motivi per i quali le associazioni ambientaliste Comitato per la Bellezza, Italia nostra, Legambiente, Wwf e Cesia hanno presentato ricorso al TAR chiedendo l'annullamento della Delibera Cipe che, in data 1 agosto 2003, ha approvato il progetto preliminare per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Le associazioni ambientaliste ritengono il Ponte sullo Stretto anche una battaglia simbolo ma quanto avvenuto per il ponte non è un caso singolo ed isolato.
Le associazioni hanno, infatti, citato anche gli esempi del Mose di Venezia (opera inaugurata dal Presidente Berlusconi nel maggio di quest'anno senza che neppure ci fosse un progetto esecutivo e senza una valutazione d'impatto ambientale positiva sul progetto preliminare) e del Passante di Mestre (opera condivisa dagli ambientalisti ma in via di realizzazione nella peggiore ipotesi progettuale, cioé un raccordo autostradale di 32 km che cambierà la funzione agricola di migliaia di ettari).
Citato anche il caso dell'autostrada tirrenica che ha visto Governo e Regione toscana rinunciare al progetto ANAS di sistemazione in sede dell'attuale statale Aurelia e scegliere il tracciato autostradale costiero certamente più oneroso ed impattante.
Ambiente: Greenpeace, natale sull'albero per salvare foresta in Tasmania
Saranno un Natale e un Capodanno un po' speciali quelli che passeranno gli attivisti di Greenpeace e della Wilderness Society australiana, per salvare una foresta della Tasmania. Un gruppo di militanti - informa Greenpeace - ha deciso di vivere a 84 metri d'altezza, su un eucalipto della Styx Valley, in Tasmania, per frenare il disboscamento e impedire, che alberi vecchi anche 400 anni diventino truciolato e carta per le industrie giapponesi.
Nei giorni scorsi l'albero è stato addobbato da migliaia di luci natalizie ed è diventato così, grazie ai climbers di Greenpeace, un originale albero di Natale. Dalla cima dell''eucalyptus regnans', gli attivisti passeranno le feste, comunicando attraverso la tecnologia: le foto delle azioni partono da un computer portatile e vengono spedite via satellite a tutto il mondo. Greenpeace propone di includere la Styx Valley, importante risorsa turistica di quest'isola a Sud dell'Australia, nella lista delle aree protette, per combattere la piaga del taglio illegale delle foreste primarie. Nel 2000, nelle aree prive di tutela, sono state tagliate 5,3 milioni di tonnellate di legname: i dati degli anni successivi non sono noti perché il governo ha deciso di non renderli pubblici. Basti pensare che, nel '96, soltanto il 13% delle foreste primarie era rimasto intatto.
CNMEF: la risposta del Governo alle mobilitazioni RdB
Consiglio dei Ministri n. 138 del 19 dicembre 2003
La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica:
il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, alle ore 10.10 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi.
Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta.
All'inizio della seduta ............ Il Consiglio ha, quindi, approvato i seguenti provvedimenti: .................Il Consiglio ha anche esaminato la questione relativa alle promozioni presso il Ministero dell'economia e delle finanze, frutto di un emendamento alla legge finanziaria, prendendo atto della necessità di ripristinare le normali procedure di progressione in carriera e di evitare che possa avere attuazione la norma così approvata.
La forte denuncia e le mobilitazioni attuate dalla RdB, hanno costretto il Ministro Tremonti ad intervenire direttamente nel Consiglio dei Ministri, per evitare che un provvedimento così palesemente discriminante fosse attuato.
Rimane intatta la responsabilità di settori interni alla nostra amministrazione che hanno partorito questo emendamento presentato con un golpe alla legge finanziaria 2004 da un manipolo di parlamentari dell'UDC degni eredi dei peggiori comitati d'affari dell'era scudocrociata.
Così come rimane intatta la responsabilità politica del sottosegretario Maria Teresa Armosino che, uscendo dalla sua latitanza, ha dato ampia dimostrazione di come esercita la sua "delega al personale" nei confronti degli interessi di tutti i lavoratori del dicastero!
Comprendiamo le attese di quei lavoratori destinatari del provvedimento. Crediamo, però, che la dignità dei lavoratori del Ministero dell'Economia e delle Finanze non sia barattabile con riprovevoli provvedimenti che creano solo divisioni all'interno della categoria, la indeboliscono e la sottopongono a continui ricatti.
Le aspettative professionali e salariali di TUTTI i lavoratori devono essere conquistate con le lotte, insieme e uniti.
Vigileremo sul proseguo della vicenda. Roma 23.12.2003.
UNITI SI VINCE!
Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze
lunedì, dicembre 22, 2003
TRASPORTI: Una lotta di civiltà.
Milano, 22.12.03. La repressione ha SOLO momentaneamente rinviato la straordinaria volontá dei tranvierì di ribellarsi agli accordi truffa e alla legge dì regolamentazione degli scioperi, da loro scntta. Fortunatamente però, gli eventi mostrano che il Re é nudo...
Infatti, se a Milano si reprime, in moltissime cìttà italiane riparte vigorosamente la lotta, in barba alla "carnicia di forza", che tentano d'indossarci. Nonostante la precettazìone si sono fermate le cittá di : Bologna, Genova, Torino, Montebelluna, Cagliari (ATR), Ragusa, Trento, Siena, Varese, Reggio Calabrìa, Garbagnate Mílanese, Modena.
Mentre i lavoratorì delle città di Venezia, Vicenza. Treviso, Conegliano, Padova, Rovereto….. dopo essersi astenutí spontaneamente dal lavoro, sí sono radunati formando un lunghissímo corteo che ha attraversato le Calli veneziane fin sotto il palazzo della regione, manifestando contro l'ìntervento della polizia a Milano e a Padova.
Penoso è stato il lavoro (?) deì delegatì di Cgil, Cisl e Uil e di alcuni delegati RSU ATM che, imbonendo i lavoratori, hanno cercato di convincerli a riprendere il lavoro obbedendo agli ordini del Prefetto e prospettando il miraggio di una nuova trattatìva.
Oggi alle 06,20 la polizia é intervenuta fortemente contro una decina di lavoratorí davanti al deposito di V.le Sarca, creando un clima di terrore. I lavoratori quindi hanno ripreso il lavoro, rna con più di due ore di ritardo.
FORTE E MERAVIGLIOSO E’ STATO IL SEGNALE CHE HANNO SAPUTO DARE I
LAVORATORI DEL DEPOSITO DI SARCA, RESISTENDO PER OLTRE DUE ORE, ALLE PESANTI PRESSIONI DEI DELEGATI CONFEDERALI ED ALLA POLIZIA.
Chì oggi chiede il referendum sull’infame contratto siglato il 20.12.003, non vuole rìconosccre la legittímítà deí tranvierí dell'italia intera che ha respinto al mittente l'elemosina.
Siamo pronti e determinati a lottare ancora davanti ai cancelli deí nostri deposìti, uniti e coscíenti della forza che sappiamo esprimere. Con noí ci sono i tranvieri di tutta Italia, nonché la cittadinanza che ci esprime una straordinaria solidarietà ed i lavoratori sfruttatí ed umiliati dí tutte le categorie.
SUBITO LA RIAPERTURA DELLA TRATTATIVA NAZIONALE CON IL RICONOSCIMENTO DEGLI AGOGNATI 106 € E DI TUTTI I 2.900 € DI ARRETRATI.
I LAVORATORI DOMANI ESPORRANNO QUESTO CARTELLO
TRANVIERE PRECETTATO:
MA MAI DOMATO
Slai Cobas ATM - Milano
IRAQ: L'ASSOCIAZIONISMO E LA SOCIETA' CIVILE CONTRO L'OCCUPAZIONE
Inoltrata al Presidente della Camera la petizione popolare promossa dal Tavolo di solidarietà.
E' stata consegnata agli uffici del Presidente della Camera dei Deputati la petizione popolare che richiede l'immediato ritiro dei militari italiani dall'Iraq.
La petizione, promossa dal Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e corredata di decine di migliaia di firme di cittadini, ai sensi dell'art. 109 del Regolamento della Camera, dovrà essere sottoposta al vaglio della Commissione Esteri alla ripresa dei lavori parlamentari.
Oltre al ritiro del contingente, la petizione chiede la revoca della partecipazione italiana alla Coalition Provisional Authority, il ripristino della legalità internazionale con l'affidamento all'ONU della transizione e la formazione di un Governo iracheno legittimo, la promozione di iniziative umanitarie in coordinamento con le Agenzie delle Nazioni Unite, sino a che non sia stato formato un Governo iracheno legittimo. Il nostro paese è a tutti gli effetti una "potenza occupante".
I militari italiani, che agiscono senza alcun mandato ONU e quindi fuori dei limiti che la Costituzione italiana impone alle missioni fuori del territorio nazionale, sono esposti ogni giorno di più a pericoli gravissimi. La petizione riflette la crescente disapprovazione dell'opinione pubblica alla partecipazione italiana all'occupazione dell'Iraq e il Parlamento dovrà tenerne conto. Roma, 22 dicembre 2003
TAVOLO DI SOLIDARIETA' CON LE POPOLAZIONI DELL'IRAQ
Gli utenti precari sostengono lo sciopero l'Atac non paga i contratti noi non paghiamo i biglietti
Dopo una nottata trascorsa davanti ai depositi a sostegno degli scioperi selvaggi degli autoferrotranvieri che hanno fermato l'intera città di Roma, giovani precari e studenti continuano a generalizzare lo sciopero.
In risposta a chi intende contrapporre i lavoratori alla cittadinanza, chi presta il servizio e chi ne usufruisce, vogliamo lanciare un messaggio chiaro: solidarietà attiva e se l'Atac non paga gli stipendi noi non pagheremo i biglietti!
Sono i processi di precarizzazione che uniscono infatti utenti, costretti a pagare biglietti più alti (gli sconti per i disoccupati non tengono in conto, infatti, quelle enorme fascia di giovani che dal lavoro entra ed esce) e lavoratori a cui viene negato il diritto di ricevere in busta paga ciò che l'accordo prevedeva già da due anni.
Altrettanto indegne riteniamo la firma sindacale e l'invito alla responsabilità del sindaco Veltroni che non solo non fa nulla per le tariffe sociali, né tanto meno riesce a mettere al primo posto il disagio drammatico di una categoria lavorativa in lotta rispetto allo shopping natalizio.
E' nostra intenzione quindi continuare a sostenere e a generalizzare lo sciopero, garantendo quanto più possibile un massimo di circolazione di informazione tra i diversi depositi.
Lanciamo in più per martedì 23 dicembre un pomeriggio di comunicazione e di contestazione dell'Atac che renda visibile non solo che un pezzo di cittadinanza solidarizza con lo sciopero, contro le misure di precettazione che ledono il diritto di sciopero e fanno dei conflitti sociali problema di ordine pubblico, ma anche la richiesta del valore pubblico e gratuito della mobilità e della circolazione per i precari, gli intermittenti del lavoro, gli studenti.
Invitiamo tutta la cittadinanza, i movimenti, le associazioni dei consumatori a partecipare con striscioni, biciclette, skate, tamburi, adesivi, volantini, tutto ciò che è utile ad inondare di comunicazione solidale con lo sciopero e per le tariffe sociali la stazione termini e dintorni.
Martedì 23 dicembre ore 17
Stazione Termini, piazzale dei Cinquecento
Assemblea metropolitana_reddito per tutti_Roma
Comitato Utenti Contenti per lo Sciopero Selvaggio
Amnesty: Berlusconi e il diritto di asilo
COMMENTO DELLA CAMPAGNA “DIRITTO D’ASILO: UNA QUESTIONE DI CIVILTÀ” IN MERITO ALLE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE BERLUSCONI SUL DIRITTO D’ASILO
Come riportato dall’Ansa il 20 dicembre (FN/MRY 20-DIC-03 14:02), nel corso della conferenza stampa di fine anno il presidente Silvio Berlusconi ha affermato che sul diritto d’asilo "il governo ha rallentato un proprio provvedimento perché l’Unione Europea sta discutendo un provvedimento unificato”.
Amnesty International, Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici senza frontiere, impegnate nella campagna “Diritto d’asilo: una questione di civiltà”, sottolineano che l’Italia attende da più di 50 anni una legge sul diritto d’asilo ed è l’unico paese dell’Unione Europea privo di tale normativa specifica. Il processo di armonizzazione europea - spiegano le tre associazioni - va nella direzione di stabilire standard minimi comuni in tutti i paesi dell’Unione, ma questo non può escludere la necessità che ogni paese abbia una propria legislazione in materia, soprattutto se questa è attesa da mezzo secolo.
Le tre associazioni ribadiscono la loro preoccupazione per la continua sovrapposizione e confusione tra asilo, immigrazione, controlli alle frontiere, emersa anche nel corso della conferenza stampa: il diritto di asilo è un diritto umano fondamentale e non può essere ridotto a semplice questione di sicurezza pubblica. Roma, 22 dicembre 2003
Amnesty International