giovedì, ottobre 30, 2003
La Fiat vuol fare il nuovo motore Alfa Romeo a 6 cilindri in Australia
Alfa Romeo: sciopero alla motori
Questa mattina sciopero spontaneo di un'ora di tutti i lavoratori delle meccaniche dell'Alfa Romeo di Arese. E' una prima risposta unitaria alla comunicazione di ieri alle Rsu della Powertrain (Fiat-GM.) che ha comunicato la Cig a zero ore per 55 operai dal 1° dicembre, per 12 settimane consecutive, subito dopo l'usuale settimana di Cig mensile dal 24/11 al 28/11 che interesserà tutti i lavoratori. L'espulsione di questi lavoratori è il primo passo per arrivare a chiudere tra pochi mesi tutta la meccanica, dato che Powertrain vuol produrre il nuovo motore a 6 cilindri in Australia e in Canada. L'adesione allo sciopero è stata totale.
Lunedì ci sarà il blocco di tutta la fabbrica per chiedere lavoro :
· Alla Fiat il ritiro dei licenziamenti previsti per l'8 dicembre prossimo
· Ad Arese si deve produrre una vettura Alfa Romeo, dalla progettazione alla produzione, al motore 6 cilindri
· Come già ordinato dalla magistratura, la Fiat deve riportare all'Alfa le produzioni del Vamia e delle costruzioni sperimentali
· Regione, Aig/Lincoln ed Estate Sei devono onorare gli accordi sottoscritti con i sindacati sul polo dell'auto ecologica, dando immediato lavoro a tutti cassintegrati .
FIM - FIOM - UILM - FLMU - CORAS - RSU ALFA ARESE Arese 30/10/03
Questa mattina sciopero spontaneo di un'ora di tutti i lavoratori delle meccaniche dell'Alfa Romeo di Arese. E' una prima risposta unitaria alla comunicazione di ieri alle Rsu della Powertrain (Fiat-GM.) che ha comunicato la Cig a zero ore per 55 operai dal 1° dicembre, per 12 settimane consecutive, subito dopo l'usuale settimana di Cig mensile dal 24/11 al 28/11 che interesserà tutti i lavoratori. L'espulsione di questi lavoratori è il primo passo per arrivare a chiudere tra pochi mesi tutta la meccanica, dato che Powertrain vuol produrre il nuovo motore a 6 cilindri in Australia e in Canada. L'adesione allo sciopero è stata totale.
Lunedì ci sarà il blocco di tutta la fabbrica per chiedere lavoro :
· Alla Fiat il ritiro dei licenziamenti previsti per l'8 dicembre prossimo
· Ad Arese si deve produrre una vettura Alfa Romeo, dalla progettazione alla produzione, al motore 6 cilindri
· Come già ordinato dalla magistratura, la Fiat deve riportare all'Alfa le produzioni del Vamia e delle costruzioni sperimentali
· Regione, Aig/Lincoln ed Estate Sei devono onorare gli accordi sottoscritti con i sindacati sul polo dell'auto ecologica, dando immediato lavoro a tutti cassintegrati .
FIM - FIOM - UILM - FLMU - CORAS - RSU ALFA ARESE Arese 30/10/03
DDL GASPARRI: il terzo settore chiede libertà e pluralismo
Il Forum permanente del Terzo Settore e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunicano:
“Il Forum permanente del Terzo Settore e il Comitato per la libertà ed il diritto all’informazione si sono incontrati oggi nella sede della Federazione Nazionale della Stampa.
Per il Forum del Terzo Settore era presente una delegazione guidata dal Portavoce Edoardo Patriarca; per il Comitato Paolo Serventi Longhi, Fulvio Fammoni e Roberto Natale.
I partecipanti all’incontro hanno condiviso la necessità che la legge Gasparri sia rispettosa della libertà di accesso, del pluralismo e della correttezza dell’informazione, dei diritti Costituzionali di espressione dei cittadini attraverso il sistema dei media.
A questo scopo fanno appello al Parlamento e alle Istituzioni affinché la discussione della legge Gasparri tenga conto di questi elementi anche sulla base del messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica. Le concentrazioni dei media nelle mani di pochi gruppi editoriali sono un rischio da evitare come hanno ricordato sia la Corte Costituzionale sia l’Autorità delle Comunicazioni. Il Terzo Settore chiede un più rispettoso delle persone deboli, più vicine alle esigenze dei cittadini e del Paese, più aperto a istanze di partecipazione democratica per garantire spazi, accesso, produzioni, tecnologie. Comitato e Forum del Terzo Settore ritengono utile avviare un percorso comune di confronto tra operatori dei media e terzo settore per approfondire i temi della comunicazione sociale, delle nuove opportunità offerte dalla rete multimediale, di un sistema dei media più sensibile al sociale marcato da culture e valori di solidarietà a partire dal servizio pubblico radiotelevisivo”.
“Il Forum permanente del Terzo Settore e il Comitato per la libertà ed il diritto all’informazione si sono incontrati oggi nella sede della Federazione Nazionale della Stampa.
Per il Forum del Terzo Settore era presente una delegazione guidata dal Portavoce Edoardo Patriarca; per il Comitato Paolo Serventi Longhi, Fulvio Fammoni e Roberto Natale.
I partecipanti all’incontro hanno condiviso la necessità che la legge Gasparri sia rispettosa della libertà di accesso, del pluralismo e della correttezza dell’informazione, dei diritti Costituzionali di espressione dei cittadini attraverso il sistema dei media.
A questo scopo fanno appello al Parlamento e alle Istituzioni affinché la discussione della legge Gasparri tenga conto di questi elementi anche sulla base del messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica. Le concentrazioni dei media nelle mani di pochi gruppi editoriali sono un rischio da evitare come hanno ricordato sia la Corte Costituzionale sia l’Autorità delle Comunicazioni. Il Terzo Settore chiede un più rispettoso delle persone deboli, più vicine alle esigenze dei cittadini e del Paese, più aperto a istanze di partecipazione democratica per garantire spazi, accesso, produzioni, tecnologie. Comitato e Forum del Terzo Settore ritengono utile avviare un percorso comune di confronto tra operatori dei media e terzo settore per approfondire i temi della comunicazione sociale, delle nuove opportunità offerte dalla rete multimediale, di un sistema dei media più sensibile al sociale marcato da culture e valori di solidarietà a partire dal servizio pubblico radiotelevisivo”.
mercoledì, ottobre 29, 2003
"Mentre procedi per il sentiero della vita
vedrai un precipizio.
Salta: non è così ampio come pensi"
vedrai un precipizio.
Salta: non è così ampio come pensi"
FNSI lettera alla Fieg sulla riforma Biagi
“Lo scorso 24 ottobre è entrata in vigore la “Riforma Biagi” prevista dal Decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 che introduce sostanziali innovazioni nel mercato del lavoro, prevede nuove tipologie contrattuali e modifica sostanzialmente i contenuti delle prestazioni dei collaboratori coordinati e continuativi. A questo proposito il Segretario Generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, ha inviato una lettera alla Fieg per richiamare l’impegno degli editori, assunto in sede di rinnovo biennale della parte economica del Contratto nazionale di lavoro, di procedere, entro tre mesi dall’emanazione del provvedimento legislativo, all’esame congiunto dei problemi applicativi. Nella lettera si chiede, inoltre, di invitare le aziende a non procedere ad applicazioni unilaterali delle nuove norme prima delle necessarie intese tra le parti. La Giunta esecutiva della Federazione della Stampa ha già costituito un Gruppo di lavoro per un approfondimento della materia”. Roma, 29 ottobre ’03
FNSI e Forum Terzo Settore su concentrazione dei media
Il Forum permanente del Terzo Settore e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunicano: “Il Forum permanente del Terzo Settore e il Comitato per la libertà ed il diritto all’informazione si sono incontrati oggi nella sede della Federazione Nazionale della Stampa. Per il Forum del Terzo Settore era presente una delegazione guidata dal Portavoce Edoardo Patriarca; per il Comitato Paolo Serventi Longhi, Fulvio Fammoni e Roberto Natale. I partecipanti all’incontro hanno condiviso la necessità che la legge Gasparri sia rispettosa della libertà di accesso, del pluralismo e della correttezza dell’informazione, dei diritti Costituzionali di espressione dei cittadini attraverso il sistema dei media. A questo scopo fanno appello al Parlamento e alle Istituzioni affinché la discussione della legge Gasparri tenga conto di questi elementi anche sulla base del messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica. Le concentrazioni dei media nelle mani di pochi gruppi editoriali sono un rischio da evitare come hanno ricordato sia la Corte Costituzionale sia l’Autorità delle Comunicazioni. Il Terzo Settore chiede un più rispettoso delle persone deboli, più vicine alle esigenze dei cittadini e del Paese, più aperto a istanze di partecipazione democratica per garantire spazi, accesso, produzioni, tecnologie. Comitato e Forum del Terzo Settore ritengono utile avviare un percorso comune di confronto tra operatori dei media e terzo settore per approfondire i temi della comunicazione sociale, delle nuove opportunità offerte dalla rete multimediale, di un sistema dei media più sensibile al sociale marcato da culture e valori di solidarietà a partire dal servizio pubblico radiotelevisivo”. Roma, 29 ottobre 2003
martedì, ottobre 28, 2003
La F.N.S.I. sullo sciopero del 27 ottobre
“La Federazione Nazionale della Stampa ringrazia i giornalisti italiani per la grande partecipazione allo sciopero generale della categoria in difesa della propria autonomia previdenziale e contro la riforma delle pensioni proposta dal Governo. Dopo il risultato straordinario dello sciopero dei giornalisti dell’emittenza radiotelevisiva, dei periodici e degli uffici stampa, oggi la stragrande maggioranza dei quotidiani italiani non sono nelle edicole per l’astensione dal lavoro dei colleghi dei giornali e delle agenzie di stampa. Le ragioni, autonome e solidali, dello sciopero sono state comprese dai giornalisti che hanno il diritto e il dovere di difendere il futuro previdenziale dei giovani e dei meno giovani e il reddito degli attuali pensionati. La battaglia contro la riforma della previdenza continuerà nelle prossime settimane con iniziative che saranno valutate dalla Giunta Esecutiva della Fnsi, la quale esaminerà anche le conseguenze per la categoria della legge di riforma del mercato del lavoro e darà continuità alla mobilitazione contro l’attuale testo della legge Gasparri. L’uscita di qualche quotidiano, così come la trasmissione di alcuni notiziari radiotelevisivi di emittenti locali nella giornata di giovedì scorso, non intacca il successo dello sciopero che non può essere certo messo in discussione da fantomatici, e talora falsi, calcoli sulla partecipazione in questa o quella redazione. Per quanto riguarda i quotidiani, numerosi sono stati i giornalisti in sciopero anche nei giornali oggi in edicola, alcuni dei quali sono stati prodotti da redazioni integrate da precari di ogni tipo, stagisti o contratti a termine. La Giunta della Fnsi valuterà con attenzione le violazioni di legge e di contratto che dovessero essere accertate.” (Prot. N. 207)
lunedì, ottobre 27, 2003
Iraq: l´Italia investa sull´Onu
C´è una cosa più utile, saggia e lungimirante che l´Italia può fare per aiutare il popolo iracheno a ritrovare rapidamente il proprio futuro: sostenere l´intervento diretto e imparziale delle Nazioni Unite. Invece di prolungare la costosissima missione dei nostri tremila soldati a Nassiriya a fianco delle truppe d´occupazione, l´Italia deve destinare tutte le proprie risorse umane e finanziarie per rafforzare il "ruolo vitale"; dell´Onu in Iraq. Invece di restare agli ordini del comando americano, l´Italia deve mettersi a disposizione e agire di concerto con il Segretario Generale dell´Onu. Invece di sprecare ulteriori soldi in una missione militare dai contorni confusi e discutibili, l´Italia deve investire nel ridare credibilità all´unica autorità sopranazionale che può rispondere ai bisogni vitali di una popolazione stremata da decenni di guerre e dittature e che può aiutare gli iracheni a recuperare velocemente capacità di autogoverno e autodeterminazione. Invece di agire ancora una volta da sola, l´Italia "anche in qualità di Presidente di turno dell´Unione Europea- deve lavorare perché questa diventi la posizione e l´iniziativa comune dell´Europa: un´Europa che si impegna a ricostruire l´Iraq e la pace in Medio Oriente ma anche il diritto e la legalità internazionale violate.
La Risoluzione 1511 adottata dal Consiglio di Sicurezza sull´raq affida alle Nazioni Unite un ruolo ancora limitato e insufficiente. E´ questo il limite più profondo del debole compromesso raggiunto lo scorso 16 ottobre al Palazzo di Vetro. Al punto che, in ben tre paragrafi della Risoluzione, l´azione dell´Onu viene esplicitamente subordinata all´esistenza di "circostanze favorevoli". Segno che, allo stato attuale, le potenze occupanti non sono nemmeno disponibili a garantire quel minimo di agibilità necessaria per un ritorno significativo dell´Onu sul campo.
Da qui la necessità di dare una mano all´Onu. Nonostante tutti i suoi limiti la Risoluzione 1511 apre degli spazi ad una ripresa di iniziativa della comunità internazionale e noi abbiamo la responsabilità di usarli per dare una mano concreta al popolo iracheno. Impossibile chiamarsi fuori. Nessuno può permettersi di lasciare gli iracheni in balia delle forze d´occupazione, dei colpi di coda degli amici di Saddam Hussein o del caos che oggi sembra trionfare. Così come nessuno può illudersi di costruire ordine e sicurezza in Iraq trasformando con una risoluzione le truppe d´occupazione in una forza di pace e di stabilizzazione. Nessuno può illudersi di venire a capo della guerriglia irachena con strumenti militari. Servirebbero molti più soldati sul campo (che nemmeno gli americani possono permettersi di mantenere e che nessuno per ora sembra seriamente intenzionato a prestare). E anche se ce ne fossero abbastanza non basterebbero. Perché non esiste uno strumento militare capace di risolvere quel groviglio di problemi politici che affliggono l´Iraq.
Per questo l´talia e l´Europa devono innanzitutto porsi l´obiettivo di mettere in atto tutti quegli interventi concreti che sono necessari per favorire il rapido rientro delle Nazioni Unite in Iraq e la realizzazione di quelle missioni che la stessa Risoluzione 1511 elenca: assicurare la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione, promuovere la ricostruzione economica, favorire una rapida transizione politica in modo che "il popolo iracheno possa determinare liberamente il proprio futuro politico e controllare le proprie risorse naturali", favorire "il dialogo nazionale e la costruzione del consenso" che dovrà portare alla stesura della nuova costituzione e alla convocazione di elezioni democratiche, accelerare gli sforzi per costruire istituzioni locali e nazionali democratiche e rappresentative, promuovere la protezione dei diritti umani in tutto il paese, favorire lo sviluppo di media indipendenti, sostenere lo sviluppo della società civile irachena e delle sue organizzazioni indipendenti, etc...
Queste missioni non sono meno impegnative o rischiose di quella sin qui affidata ai soldati italiani che presidiano le strade di una provincia meridionale dell´Iraq ma hanno il pregio di portare un sollievo concreto alle donne, agli uomini e ai bambini che continuano a patire le conseguenze della guerra e della dittatura e di avvicinare il giorno in cui gli iracheni potranno governarsi da soli.
Per aiutare le Nazioni Unite a raggiungere questi obiettivi l´Italia deve inoltre impegnarsi per aprire le porte dell´Iraq a tutte quelle organizzazioni internazionali della società civile che hanno dimostrato di saper intervenire con efficacia anche laddove i governi non osano avventurarsi e alle quali ancora oggi viene sostanzialmente impedito di agire. Queste organizzazioni sono una risorsa insostituibile della comunità internazionale: meritano di essere sostenute, incoraggiate, valorizzate.
Naturalmente la decisione di investire sull´8217;Onu dovrà essere accompagnata da una importante azione diplomatica di concertazione con tutti i paesi della regione e le organizzazioni regionali come la Lega Araba e l´Organizzazione della Conferenza Islamica.
Lasciare l´Onu al palo e affidare il futuro dell´Iraq ad una qualsivoglia "forza multinazionale sotto comando unificato" può portare ad un solo prevedibile tragico risultato: la continuazione della guerra e della violenza, degli attentati, del terrorismo, del caos politico e delle vittime innocenti. Se vogliamo discutere del contributo dell´Italia e dell´Europa per la pace in Iraq non possiamo ignorarlo. Non ci ha insegnato nulla l´Afganistan?
Tavola della pace, 23 ottobre 2003
La Risoluzione 1511 adottata dal Consiglio di Sicurezza sull´raq affida alle Nazioni Unite un ruolo ancora limitato e insufficiente. E´ questo il limite più profondo del debole compromesso raggiunto lo scorso 16 ottobre al Palazzo di Vetro. Al punto che, in ben tre paragrafi della Risoluzione, l´azione dell´Onu viene esplicitamente subordinata all´esistenza di "circostanze favorevoli". Segno che, allo stato attuale, le potenze occupanti non sono nemmeno disponibili a garantire quel minimo di agibilità necessaria per un ritorno significativo dell´Onu sul campo.
Da qui la necessità di dare una mano all´Onu. Nonostante tutti i suoi limiti la Risoluzione 1511 apre degli spazi ad una ripresa di iniziativa della comunità internazionale e noi abbiamo la responsabilità di usarli per dare una mano concreta al popolo iracheno. Impossibile chiamarsi fuori. Nessuno può permettersi di lasciare gli iracheni in balia delle forze d´occupazione, dei colpi di coda degli amici di Saddam Hussein o del caos che oggi sembra trionfare. Così come nessuno può illudersi di costruire ordine e sicurezza in Iraq trasformando con una risoluzione le truppe d´occupazione in una forza di pace e di stabilizzazione. Nessuno può illudersi di venire a capo della guerriglia irachena con strumenti militari. Servirebbero molti più soldati sul campo (che nemmeno gli americani possono permettersi di mantenere e che nessuno per ora sembra seriamente intenzionato a prestare). E anche se ce ne fossero abbastanza non basterebbero. Perché non esiste uno strumento militare capace di risolvere quel groviglio di problemi politici che affliggono l´Iraq.
Per questo l´talia e l´Europa devono innanzitutto porsi l´obiettivo di mettere in atto tutti quegli interventi concreti che sono necessari per favorire il rapido rientro delle Nazioni Unite in Iraq e la realizzazione di quelle missioni che la stessa Risoluzione 1511 elenca: assicurare la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione, promuovere la ricostruzione economica, favorire una rapida transizione politica in modo che "il popolo iracheno possa determinare liberamente il proprio futuro politico e controllare le proprie risorse naturali", favorire "il dialogo nazionale e la costruzione del consenso" che dovrà portare alla stesura della nuova costituzione e alla convocazione di elezioni democratiche, accelerare gli sforzi per costruire istituzioni locali e nazionali democratiche e rappresentative, promuovere la protezione dei diritti umani in tutto il paese, favorire lo sviluppo di media indipendenti, sostenere lo sviluppo della società civile irachena e delle sue organizzazioni indipendenti, etc...
Queste missioni non sono meno impegnative o rischiose di quella sin qui affidata ai soldati italiani che presidiano le strade di una provincia meridionale dell´Iraq ma hanno il pregio di portare un sollievo concreto alle donne, agli uomini e ai bambini che continuano a patire le conseguenze della guerra e della dittatura e di avvicinare il giorno in cui gli iracheni potranno governarsi da soli.
Per aiutare le Nazioni Unite a raggiungere questi obiettivi l´Italia deve inoltre impegnarsi per aprire le porte dell´Iraq a tutte quelle organizzazioni internazionali della società civile che hanno dimostrato di saper intervenire con efficacia anche laddove i governi non osano avventurarsi e alle quali ancora oggi viene sostanzialmente impedito di agire. Queste organizzazioni sono una risorsa insostituibile della comunità internazionale: meritano di essere sostenute, incoraggiate, valorizzate.
Naturalmente la decisione di investire sull´8217;Onu dovrà essere accompagnata da una importante azione diplomatica di concertazione con tutti i paesi della regione e le organizzazioni regionali come la Lega Araba e l´Organizzazione della Conferenza Islamica.
Lasciare l´Onu al palo e affidare il futuro dell´Iraq ad una qualsivoglia "forza multinazionale sotto comando unificato" può portare ad un solo prevedibile tragico risultato: la continuazione della guerra e della violenza, degli attentati, del terrorismo, del caos politico e delle vittime innocenti. Se vogliamo discutere del contributo dell´Italia e dell´Europa per la pace in Iraq non possiamo ignorarlo. Non ci ha insegnato nulla l´Afganistan?
Tavola della pace, 23 ottobre 2003
Io, Gelli e la massoneria
Parla l'ex presidente Cossiga
Secondo l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga la massoneria ha "ripreso respiro in Italia". "Non nei quadri altissimi - piuttosto ai livelli intermedi dello Stato". "Persino Licio Gelli, mi risulta, è stato riammesso mesi fa alla massoneria" dice ancora l'ex capo dello Stato che riferisce di aver incontrato Gelli quattro volte, "la prima a Palazzo Chigi". "Io non posso essere massone perché sono cattolico, e credo fermamente che le due condizioni siano incompatibili" sottolinea quindi Cossiga, sottolineando però di avere "tre buoni motivi per occuparmi di massoneria. Il primo è familiare: la mia famiglia materna, borghesia commerciale sassarese, ha antiche tradizioni massoniche. Seconda: la curiosità. Terza: la cocciutaggine. Io sono un liberal, molto rispettoso delle idee altrui. La massoneria è stata oggetto di grandi pregiudizi". "Io non parlo mai a sproposito, mi creda. Ho -continua Cossiga - buona memoria e una certa esperienza di vita. Se dico che la massoneria in Italia sta riacquistando vigore ho gli elementi per farlo". "Inoltre, vengo dalla politica e so cosa sia. Non siamo rimasti in tanti con questo curriculum" aggiunge il senatore, per il quale Berlusconi "si è iscritto per convenienza, e difatti gli è convenuto. E' completamente a-massone. Un uomo pratico. Si figuri cosa gliene importa del rito di Osiride. E anche la scelta che fa dei collaboratori non credo sia da ricondurre all'appartenza massonica". Per Cossiga, inoltre, la massoneria sta riprendendo vigore "dopo l'epurazione operata da Armando Corona". "Fiorisce -dice ancora- come da tradizione: fra le forze armate, soprattutto Marina, nella magistratura, al ministero dei lavori pubblici. E molto altro ovviamente". "Il Sid -sottolinea poi Cossiga- scrisse un dossier sulla mia pazzia, dicevano che andavo in Romania a fare l'elettrochoc. E' falso, io ho sofferto solo di depressione". fonte TgCOM
Secondo l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga la massoneria ha "ripreso respiro in Italia". "Non nei quadri altissimi - piuttosto ai livelli intermedi dello Stato". "Persino Licio Gelli, mi risulta, è stato riammesso mesi fa alla massoneria" dice ancora l'ex capo dello Stato che riferisce di aver incontrato Gelli quattro volte, "la prima a Palazzo Chigi". "Io non posso essere massone perché sono cattolico, e credo fermamente che le due condizioni siano incompatibili" sottolinea quindi Cossiga, sottolineando però di avere "tre buoni motivi per occuparmi di massoneria. Il primo è familiare: la mia famiglia materna, borghesia commerciale sassarese, ha antiche tradizioni massoniche. Seconda: la curiosità. Terza: la cocciutaggine. Io sono un liberal, molto rispettoso delle idee altrui. La massoneria è stata oggetto di grandi pregiudizi". "Io non parlo mai a sproposito, mi creda. Ho -continua Cossiga - buona memoria e una certa esperienza di vita. Se dico che la massoneria in Italia sta riacquistando vigore ho gli elementi per farlo". "Inoltre, vengo dalla politica e so cosa sia. Non siamo rimasti in tanti con questo curriculum" aggiunge il senatore, per il quale Berlusconi "si è iscritto per convenienza, e difatti gli è convenuto. E' completamente a-massone. Un uomo pratico. Si figuri cosa gliene importa del rito di Osiride. E anche la scelta che fa dei collaboratori non credo sia da ricondurre all'appartenza massonica". Per Cossiga, inoltre, la massoneria sta riprendendo vigore "dopo l'epurazione operata da Armando Corona". "Fiorisce -dice ancora- come da tradizione: fra le forze armate, soprattutto Marina, nella magistratura, al ministero dei lavori pubblici. E molto altro ovviamente". "Il Sid -sottolinea poi Cossiga- scrisse un dossier sulla mia pazzia, dicevano che andavo in Romania a fare l'elettrochoc. E' falso, io ho sofferto solo di depressione". fonte TgCOM
Massoneria: Cossiga presenta un ddl
E' la risposta al Consiglio di Stato
Il senatore a vita Francesco Cossiga annuncia la presentazione di un ddl che "riaffermi la libertà d'associazione e il diritto di riservatezza relativamente alla appartenenza ad esse, massoneria compresa". E' la riposta dell'ex capo dello Stato alla sentenza del Consiglio di Stato, che ha dichiarato legittimo l'obbligo per i consiglieri e i dipendenti della regione Toscana, di render nota preventivamente la propria eventuale appartenenza alla massoneria. Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso presentato da due ex amministratori pubblici dichiarati decaduti dal '94 proprio in forza di quella delibera consiliare della Regione toscana. A questo proposito Cossiga ricorda che "gli organi della giustizia europea circa due anni fa condannarono proprio per l'adozione di queste leggi lo Stato italiano, per la violazione del principio della libertà di associazione". Il senatore a vita annuncia dunque che presenterà "sottoponendolo anche alla firma dei colleghi senatori, un disegno di legge che riaffermi la libertà d'associazione e il diritto di riservatezza relativamente alla appartenenza ad esse, massoneria compresa". Il vicepresidente della Camera Fabio Mussi (Ds) condivide il contenuto della sentenza del Consiglio di Stato secondo la quale il dipendente pubblico che è iscritto alla massoneria deve denunciare la sua appartenenza all' associazione segreta, pena la perdita del posto, osservando che la sinistra "non dovrebbe mai stare un passo indietro a queste posizioni e a questi principi". "La sentenza del Consiglio di Stato, che afferma il primato dei principi costituzionali della trasparenza e del buon andamento della pubblica amministrazione- dichiara Mussi - appone una parola definitiva sulla questione dell' obbligo a dichiarare la propria appartenenza ad associazioni segrete. La mancanza di trasparenza nella vita pubblica favorisce la degenerazione". Gustavo Raffi,il gran maestro del Grande Oriente d'Italia, la maggiore organizzazione massonica italiana, a Washington per le celebrazioni in onore di Giuseppe Garibaldi organizzate dalla Italia Lodge della Gran Loggia del Distretto di Columbia è intervenuto sulle dichiarazioni di Cossiga: "Riaffermo ancora una volta come vi sia una totale inconciliabilità fra Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani e piduismo: nessuna riabilitazione quindi nei confronti di Licio Gelli". Smentendo quindi le parole dell'ex presidente della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, pubblicate da La Repubblica, secondo le quali "Gelli è stato riammesso mesi fa in una delle Logge". Nella sua dichiarazione, contenuta in un comunicato diffuso a Washington, l'avvocato Raffi ha anche ricordato "di avere già smentito una simile circostanza sin dal novembre del 2001, quando Gelli fu nominato gran maestro onorario della autodefinitasi Gran Loggia Nazionale d'Italia di rito scozzese, con la quale nè la Gran Loggia Unita d'Inghilterra nè le massonerie ufficiali e regolari del mondo, tra cui il Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, hanno mai avuto rapporti". fonte: TgCOM
Il senatore a vita Francesco Cossiga annuncia la presentazione di un ddl che "riaffermi la libertà d'associazione e il diritto di riservatezza relativamente alla appartenenza ad esse, massoneria compresa". E' la riposta dell'ex capo dello Stato alla sentenza del Consiglio di Stato, che ha dichiarato legittimo l'obbligo per i consiglieri e i dipendenti della regione Toscana, di render nota preventivamente la propria eventuale appartenenza alla massoneria. Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso presentato da due ex amministratori pubblici dichiarati decaduti dal '94 proprio in forza di quella delibera consiliare della Regione toscana. A questo proposito Cossiga ricorda che "gli organi della giustizia europea circa due anni fa condannarono proprio per l'adozione di queste leggi lo Stato italiano, per la violazione del principio della libertà di associazione". Il senatore a vita annuncia dunque che presenterà "sottoponendolo anche alla firma dei colleghi senatori, un disegno di legge che riaffermi la libertà d'associazione e il diritto di riservatezza relativamente alla appartenenza ad esse, massoneria compresa". Il vicepresidente della Camera Fabio Mussi (Ds) condivide il contenuto della sentenza del Consiglio di Stato secondo la quale il dipendente pubblico che è iscritto alla massoneria deve denunciare la sua appartenenza all' associazione segreta, pena la perdita del posto, osservando che la sinistra "non dovrebbe mai stare un passo indietro a queste posizioni e a questi principi". "La sentenza del Consiglio di Stato, che afferma il primato dei principi costituzionali della trasparenza e del buon andamento della pubblica amministrazione- dichiara Mussi - appone una parola definitiva sulla questione dell' obbligo a dichiarare la propria appartenenza ad associazioni segrete. La mancanza di trasparenza nella vita pubblica favorisce la degenerazione". Gustavo Raffi,il gran maestro del Grande Oriente d'Italia, la maggiore organizzazione massonica italiana, a Washington per le celebrazioni in onore di Giuseppe Garibaldi organizzate dalla Italia Lodge della Gran Loggia del Distretto di Columbia è intervenuto sulle dichiarazioni di Cossiga: "Riaffermo ancora una volta come vi sia una totale inconciliabilità fra Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani e piduismo: nessuna riabilitazione quindi nei confronti di Licio Gelli". Smentendo quindi le parole dell'ex presidente della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, pubblicate da La Repubblica, secondo le quali "Gelli è stato riammesso mesi fa in una delle Logge". Nella sua dichiarazione, contenuta in un comunicato diffuso a Washington, l'avvocato Raffi ha anche ricordato "di avere già smentito una simile circostanza sin dal novembre del 2001, quando Gelli fu nominato gran maestro onorario della autodefinitasi Gran Loggia Nazionale d'Italia di rito scozzese, con la quale nè la Gran Loggia Unita d'Inghilterra nè le massonerie ufficiali e regolari del mondo, tra cui il Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, hanno mai avuto rapporti". fonte: TgCOM
domenica, ottobre 26, 2003
Cara Aduc
Lettera del 27 Settembre 2003
Buongiorno, un mio amico mi ha confidato l'intenzione di aprire un sito internet di "appuntamenti". Si tratterebbe di una sorta di vetrina con un catalogo di ragazze "disponibili"... Io gli ho fatto notare che questo ha a che fare con un reato chiamato "favoreggiamento alla prostituzione", ma lui sostiene che in realta' lui si limita a dare uno spazio sul sito a queste ragazze e che il suo introito e' in sostanza l'affitto di questo spazio. In effetti mi ha mostrato alcuni siti (italiani!) che gia' operano in questo senso e che vanno anche oltre... Scegli la ragazza, la chiami, ti incontri. Il problema e' che le foto e il nome della ragazza danno l'idea di che tipo di incontro sara'... Mi chiedevo se esiste una regolamentazione chiara a riguardo e cosa dovrebbe fare il mio amico per non incorrere in cause legali. Potete aiutarmi? Vi ringrazio anticipatamente per l'eventuale risposta ma soprattutto per quello che fate e per quello che rappresentate. Cordiali saluti.
Risposta dell'ADUC non e' il nostro settore. Occorrerebbe che il suo amico avesse un consulto con un avvocato penalista.
fonte Aduc
Questa la posto anche se è di circa un mese fa, per la chiarezza dei contenuti.
Buongiorno, un mio amico mi ha confidato l'intenzione di aprire un sito internet di "appuntamenti". Si tratterebbe di una sorta di vetrina con un catalogo di ragazze "disponibili"... Io gli ho fatto notare che questo ha a che fare con un reato chiamato "favoreggiamento alla prostituzione", ma lui sostiene che in realta' lui si limita a dare uno spazio sul sito a queste ragazze e che il suo introito e' in sostanza l'affitto di questo spazio. In effetti mi ha mostrato alcuni siti (italiani!) che gia' operano in questo senso e che vanno anche oltre... Scegli la ragazza, la chiami, ti incontri. Il problema e' che le foto e il nome della ragazza danno l'idea di che tipo di incontro sara'... Mi chiedevo se esiste una regolamentazione chiara a riguardo e cosa dovrebbe fare il mio amico per non incorrere in cause legali. Potete aiutarmi? Vi ringrazio anticipatamente per l'eventuale risposta ma soprattutto per quello che fate e per quello che rappresentate. Cordiali saluti.
Risposta dell'ADUC non e' il nostro settore. Occorrerebbe che il suo amico avesse un consulto con un avvocato penalista.
fonte Aduc
Questa la posto anche se è di circa un mese fa, per la chiarezza dei contenuti.
NO a una "FINANZIARIA DI GUERRA ! SI' a una FINANZIARIA DI PACE !
Il dehoniano p. Angelo Cavagna, presidente del GAVCI (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia) inizierà lunedì 27 ottobre un:
DIGIUNO A TEMPO INDETERMINATO SALVO LA VITA.
(rigoroso: sola, solissima acqua)
E' da circa vent'anni che si parla ogni volta di "FINANZIARIA RIGOROSISSIMA!". Ma la mannaia si abbatte inesorabilmente sulle spese sociali più sacrosante (sanità, scuola, cooperazione, pensioni...) e quasi mai su quelle militari, che invece crescono. Obiettivo del digiuno di p. Cavagna e di chi vorrà unirsi a lui è precisamente di invertire la tendenza:
TAGLIARE LE SPESE MILITARI E AUMENTARE QUELLE SOCIALI !
Due in particolare: quella per la COOPERAZIONE INTERNAZIONALE e per gli OBIETTORI! I punti precisi di questa impostazione distorta della proposta governativa e l'insieme delle proposte correttive, con cifre dettagliate, si possono trovare nello studio specialistico "SBILANCIAMOCI!" , che noi sosteniamo nel suo complesso. Alla nostra protesta costruttiva e anche alla forma del digiuno hanno già aderito gli/le onorevoli: Fulvia Bandoli (DS), Luana Zanella (verdi), Giovanni Bianchi (Margherita). Sono già preannunciate altre adesioni di singoli e gruppi, che verranno formalizzate e segnalate di volta in volta. Le adesioni al digiuno o singole, o di gruppo a staffetta, o per un giorno settimanale (periodico) o a tempo indeterminato, sono da inviare al GAVCI (E-mail: gavci@iperbole.bologna.it - tel/fax: 051 6344671).
DIGIUNO A TEMPO INDETERMINATO SALVO LA VITA.
(rigoroso: sola, solissima acqua)
E' da circa vent'anni che si parla ogni volta di "FINANZIARIA RIGOROSISSIMA!". Ma la mannaia si abbatte inesorabilmente sulle spese sociali più sacrosante (sanità, scuola, cooperazione, pensioni...) e quasi mai su quelle militari, che invece crescono. Obiettivo del digiuno di p. Cavagna e di chi vorrà unirsi a lui è precisamente di invertire la tendenza:
TAGLIARE LE SPESE MILITARI E AUMENTARE QUELLE SOCIALI !
Due in particolare: quella per la COOPERAZIONE INTERNAZIONALE e per gli OBIETTORI! I punti precisi di questa impostazione distorta della proposta governativa e l'insieme delle proposte correttive, con cifre dettagliate, si possono trovare nello studio specialistico "SBILANCIAMOCI!" , che noi sosteniamo nel suo complesso. Alla nostra protesta costruttiva e anche alla forma del digiuno hanno già aderito gli/le onorevoli: Fulvia Bandoli (DS), Luana Zanella (verdi), Giovanni Bianchi (Margherita). Sono già preannunciate altre adesioni di singoli e gruppi, che verranno formalizzate e segnalate di volta in volta. Le adesioni al digiuno o singole, o di gruppo a staffetta, o per un giorno settimanale (periodico) o a tempo indeterminato, sono da inviare al GAVCI (E-mail: gavci@iperbole.bologna.it - tel/fax: 051 6344671).