mercoledì, gennaio 21, 2004
ESECUZIONI DEI MINORENNI: È TEMPO DI PORRE FINE A QUESTA VERGOGNA, CHIEDE AMNESTY INTERNATIONAL
Amnesty International ha lanciato oggi un’azione biennale con l’obiettivo di consegnare finalmente alla storia l’uso della pena di morte nei confronti di persone che hanno commesso un reato quando avevano meno di 18 anni.
“Gli sviluppi internazionali in questa direzione ci fanno sperare di poter raggiungere questo traguardo entro la fine del 2005” – ha dichiarato Karen Hooper, responsabile del coordinamento pena di morte della Sezione Italiana di Amnesty International.
Nel rapporto diffuso oggi, Amnesty International documenta esecuzioni di minorenni al momento del reato avvenute dal 1990 in otto paesi: Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Popolare Cinese, Stati Uniti d’America e Yemen. La maggior parte di questi paesi ha modificato la propria legislazione escludendo la pena di morte per i minorenni e lasciando che gli Usa restino l’unico Stato che ammette apertamente e rivendica il diritto di eseguire condanne a morte di questo tipo.
“Gli Usa si atteggiano a campioni dei diritti umani, eppure sono responsabili di 13 delle 19 esecuzioni, registrate da Amnesty a partire dal 1998, nei confronti di minorenni al momento del reato” – ha denunciato Hooper. “Possiamo dire che gli Usa sono, per questo specifico aspetto, il paese meno progressista del pianeta”.
Entro la fine di giugno sono previste negli Usa altre tre esecuzioni nei confronti di persone condannate per reati commessi quando avevano 17 anni. Si tratta di Edward Capetillo, Raul Villareal ed Efrain Perez.
In un secondo rapporto diffuso oggi, Amnesty International descrive il caso di Nanon Williams, attualmente nel braccio della morte degli Usa per un reato commesso a 17 anni. Il suo caso è emblematico di una più vasta serie di problemi legati all’uso della pena di morte negli Stati Uniti: difesa legale inadeguata, uso di prove non fondate. L’organizzazione per i diritti umani chiede un nuovo processo per Nanon Williams, in modo che possano essere chiariti i dubbi sulla sua colpevolezza, emersi sin dall’inizio del primo processo. La pena di morte, nel secondo processo, dovrebbe essere esclusa dalle opzioni a disposizione della giuria.
La Commissione interamericana sui diritti umani ha concluso che il divieto di esecuzione nei confronti di minorenni al momento del reato è una norma di diritto cogente, vincolante per tutti i paesi ed equivalente al divieto assoluto di tortura o di genocidio. In un recente incontro, i premi Nobel per la pace hanno definito l’esecuzione dei minorenni al momento del reato come “irragionevole”. Quattro giudici della Corte suprema degli Usa, uno meno della maggioranza, hanno parlato di una “pratica vergognosa” e di “un residuo del passato”.
Le caratteristiche degli adolescenti, quali l’immaturità, l’impulsività, la scarsa capacità di giudicare, la vulnerabilità alle pressioni dei coetanei e alla dominazione o all’imitazione degli adulti, unitamente alla possibilità di riabilitazione e cambiamento, sono tra le ragioni che spingono a chiedere il divieto di pena di morte nei confronti dei minorenni al momento del reato. La documentazione scientifica indica che lo sviluppo mentale continua nel periodo intorno ai venti anni.
“Uccidere i minorenni al momento del reato significa uccidere la speranza nel futuro. Quasi ogni paese al momento ha abbandonato questo approccio disperato. La minoranza deve essere convinta che sta operando sul lato sbagliato della storia” – ha concluso Hooper.
Ulteriori informazioni
Un principio consolidato del diritto internazionale proibisce l’uso della pena di morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato. Oggi, 192 paesi hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, uno dei trattati che vieta questa pratica.
Dal 1990 Amnesty International ha registrato 34 esecuzioni di minorenni al momento del reato in otto paesi, 19 delle quali negli Usa. Degli otto paesi in questione, Pakistan, Repubblica Popolare Cinese e Yemen hanno abolito la pena di morte per i minorenni al momento del reato, anche se nei primi due paesi pare vi siano ancora problemi nell’applicare la legge. Lo scorso dicembre il parlamento iraniano ha approvato una legge che eleva a 18 anni l’età minima per ricevere una condanna a morte: il testo è ora in attesa dell’approvazione da parte del Consiglio dei guardiani. La Repubblica Democratica del Congo ha abolito i tribunali militari speciali che avevano emesso condanne a morte nei confronti di minorenni all’epoca del reato, poi eseguite. Esecuzioni del genere non si verificano, secondo quanto è noto ad Amnesty International, dal 1992 in Arabia Saudita e dal 1997 in Nigeria. Minorenni all’epoca del reato rimangono nei bracci della morte nelle Filippine e in Sudan.
Roma, 21 gennaio 2004