martedì, settembre 21, 2010
La storia di oggi, nell'anniversario di Rosario Angelo Livatino
.
Da Wikipedia: Figlio dell'avvocato Vincenzo e della signora Rosalia Corbo. Conseguita la maturità presso il liceo classico Ugo Foscolo, nel 1971 s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Palermo nella quale si laureò nel 1975 cum laude. Tra il 1977 ed il 1978 prestò servizio come vicedirettore in prova presso l'Ufficio del Registro di Agrigento. Sempre nel 1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta.
Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quando assunse il ruolo di giudice a latere.
Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra. Del delitto fu testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli esecutori dell'omicidio.
Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli Siciliana ed aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.
Papa Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino «martire della giustizia ed indirettamente della fede».
La sua figura è ricordata nel film di Alessandro Di Robilant "Il giudice ragazzino", uscito nel 1994. È invece del 1992 il libro omonimo, scritto da Nando Dalla Chiesa.
Il 3 luglio 2009 una arrivista siciliana, donna senza cultura e senza storia, con preciso intento al raggiro e sfruttando la buona fede di Loredana Morandi, impegnata da più eventi contemporaneamente a sostegno della vertenza degli Informatici ATU (assistenza tecnica agli uffici giudiziari)
le impose, per il proprio lancio con la stampa e per il proprio interesse:
l'iscrizione della lobby paramassonica denominata LIDU (Lega Italiana Diritti Umani) ad un convegno della Associazione Nazionale Magistrati proprio presso il Tribunale di Caltanissetta, sede dove il giovane magistrato ucciso dalla mafia prestò il suo primo servizio.
La vergogna più grande dell'incultura e dello sfruttamento
Molti eventi dannosi all'Italia e alla sua popolazione sono legati alla figura emblematica del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e restano a tutt'oggi un mistero, tra questi l'assassinio brutale di Giorgiana Masi e il sequestro dell'onorevole Moro.
Una verità invece è palese sul più recente dispregio della figura del giovane e coraggioso Rosario Livatino: la loggia coperta/comitato di affari denominata LIDU apparteneva, lui in vita, proprio ai potentati personali di Kossiga.
Dopo l'apologia ai reati di pedofilia di Gioacchino Genchi data in un Aula di Giustizia a Palermo e divulgata in video via Facebook, c'è qualche altro siciliano mafioso interessato a farsi denunciare?
Che si faccia pure avanti.
Io non lo temo.
Loredana Morandi
.
Canicattì, 3 ottobre 1952 – Agrigento, 21 settembre 1990
Da Wikipedia: Figlio dell'avvocato Vincenzo e della signora Rosalia Corbo. Conseguita la maturità presso il liceo classico Ugo Foscolo, nel 1971 s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Palermo nella quale si laureò nel 1975 cum laude. Tra il 1977 ed il 1978 prestò servizio come vicedirettore in prova presso l'Ufficio del Registro di Agrigento. Sempre nel 1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta.
Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quando assunse il ruolo di giudice a latere.
Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra. Del delitto fu testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli esecutori dell'omicidio.
Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli Siciliana ed aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.
Non molti giorni dopo la scoperta di legami mafia-massoneria, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo definì sprezzantemente Il giudice ragazzino, e dopo la morte del magistrato l'Espresso sviscerò molti retroscena della faccenda.
Papa Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino «martire della giustizia ed indirettamente della fede».
La sua figura è ricordata nel film di Alessandro Di Robilant "Il giudice ragazzino", uscito nel 1994. È invece del 1992 il libro omonimo, scritto da Nando Dalla Chiesa.
- LA STORIA DI OGGI -
Il 3 luglio 2009 una arrivista siciliana, donna senza cultura e senza storia, con preciso intento al raggiro e sfruttando la buona fede di Loredana Morandi, impegnata da più eventi contemporaneamente a sostegno della vertenza degli Informatici ATU (assistenza tecnica agli uffici giudiziari)
le impose, per il proprio lancio con la stampa e per il proprio interesse:
l'iscrizione della lobby paramassonica denominata LIDU (Lega Italiana Diritti Umani) ad un convegno della Associazione Nazionale Magistrati proprio presso il Tribunale di Caltanissetta, sede dove il giovane magistrato ucciso dalla mafia prestò il suo primo servizio.
La vergogna più grande dell'incultura e dello sfruttamento
Molti eventi dannosi all'Italia e alla sua popolazione sono legati alla figura emblematica del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e restano a tutt'oggi un mistero, tra questi l'assassinio brutale di Giorgiana Masi e il sequestro dell'onorevole Moro.
Una verità invece è palese sul più recente dispregio della figura del giovane e coraggioso Rosario Livatino: la loggia coperta/comitato di affari denominata LIDU apparteneva, lui in vita, proprio ai potentati personali di Kossiga.
Dopo l'apologia ai reati di pedofilia di Gioacchino Genchi data in un Aula di Giustizia a Palermo e divulgata in video via Facebook, c'è qualche altro siciliano mafioso interessato a farsi denunciare?
Che si faccia pure avanti.
Io non lo temo.
Loredana Morandi
.
Etichette: Comitato Informatici ATU, Giorgio Ciaccio, Giuseppe Di Spirito, Helene Benedetti, Lidia Undiemi, Luigi Amico