mercoledì, aprile 21, 2004
TURCHIA: L’INGIUSTIZIA PERMANE NONOSTANTE LE RIFORME POSITIVE, DICHIARA AMNESTY INTERNATIONAL
Amnesty International si e’ dichiarata “scioccata” dalla decisione di prolungare la detenzione di Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak e Orhan Dogan che, in quanto prigionieri di coscienza, dovrebbero essere rilasciati immediatamente e senza condizioni.
La loro condanna odierna a 15 anni di carcere rappresenta un’occasione persa per rimediare all’ingiustizia compiuta in passato nei loro confronti. Amnesty International si e’ inoltre detta profondamente preoccupata per la mancanza di equita’ delle procedure di appello e ha chiesto alle autorita’ turche di abolire i tribunali per la sicurezza dello Stato affinche’ la giustizia del paese possa conformarsi agli standard internazionali.
I soci di Amnesty International in ogni parte del mondo si sono mobilitati per il rilascio dei quattro ex deputati sin dal dicembre 1994, quando furono condannati a 15 anni di carcere per appartenenza a un gruppo armato illegale, il Pkk. Al termine del processo, l’organizzazione per i diritti umani aveva adottato Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak e Orhan Dogan come prigionieri di coscienza. Secondo Amnesty, il procedimento nei loro confronti era stato motivato dalla volonta’ di punire i quattro ex parlamentari che avevano focalizzato la propria attivita’ politica non violenta sulla questione curda.
Il nuovo processo conclusosi oggi era iniziato nell’aprile 2003, sulla base di una legge entrata in vigore due mesi prima, che consentiva di riesaminare tutti quei casi giudiziari in cui la Corte europea dei diritti umani aveva ravvisato violazioni della Convenzione europea sui diritti umani. Sebbene ritenesse che Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak e Orhan Dogan avrebbero dovuto essere scarcerati incondizionatamente, Amnesty aveva accolto l’annuncio del nuovo processo come un’opportunita’ per porre fine alla loro detenzione.
Tuttavia, le procedure seguite nel nuovo processo hanno violato il diritto degli imputati a un giudizio equo, nello stesso modo in cui era stato violato nel processo del 1994, come riconosciuto nel 2001 dalla Corte europea dei diritti umani. Il nuovo processo e’ sembrato dunque una ripetizione del primo, con l’obiettivo di confermare la sentenza originale.
Sebbene il giudice militare presente nel processo del 1994 fosse stato rimosso dal suo incarico nei tribunali per la sicurezza dello Stato, cio’ non e’ stato sufficiente a garantire che il nuovo procedimento venisse celebrato secondo le norme del diritto internazionale sull’equita’ dei processi.
Amnesty International ha accolto positivamente le misure introdotte dall’attuale governo turco nel campo della protezione dei diritti umani. Tuttavia, questo come molti altri processi sollevano forti preoccupazioni sul ruolo dei tribunali per la sicurezza dello Stato. Per questo motivo, Amnesty chiede la loro abolizione e l’adozione di un immediato provvedimento di scarcerazione incondizionata per Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak e Orhan Dogan.
Roma, 21 aprile 2004