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venerdì, aprile 09, 2004

Serventi Longhi (FNSI) al Presidente della Commissione Europea Romano Prodi e ai Commissari Europei Viviane Reding e Mario Monti: 

“La Giunta della Fnsi ritiene che il testo della “comunicazione interpretativa” relativa ad alcuni aspetti delle disposizioni della Direttiva “Televisione senza frontiere” determini un ulteriore rafforzamento delle risorse pubblicitarie raccolte dalle televisioni. La realtà italiana già rappresenta un’anomalia europea in quanto consente alle tv nazionali, ed in particolare Rai e Mediaset, di raccogliere ben oltre il 50% delle risorse. Inoltre, la proposta di legge Gasparri sulla riforma del sistema televisivo esclude dai limiti previsti le telepromozioni e le televendite. Una situazione che in particolare negli ultime mesi, ha rafforzato il rastrellamento della pubblicità soprattutto da parte del network privato Mediaset.
L’insieme di questi provvedimenti avrebbe conseguenze gravissime sulla carta stampata (quotidiani e periodici) e sull’emittenza radiotelevisiva locale.
La Fnsi rileva inoltre che il meccanismo dello lo schermo ripartito (spleet screen advertising) e quello della pubblicità virtuale (virtual advertising) determinano una inaccettabile commistione tra l’informazione e la pubblicità consentendo addirittura che un telegiornale possa essere trasmesso con a fianco messaggi pubblicitari. La pubblicità virtuale consente inoltre, ad esempio, di trasmettere una partita di calcio con sullo sfondo del campo un messaggio promozionale virtuale. Ciò determina una inaccettabile e assurda commistione vietata rigorosamente dallo stesso contratto di lavoro giornalistico e dalle norme deontologiche fissate dalle carte etiche dei giornalisti italiani. I colleghi delle televisioni sarebbero, quindi, portatori inconsapevoli di messaggi pubblicitari.
Il Sindacato dei giornalisti italiani ritiene che le regole sulla pubblicità e l’informazione vigenti a livello europeo e in molti stati dell’unione impediscano ai conduttori dei programmi televisivi ed ai giornalisti di accostare la propria immagine e la propria professionalità ai messaggi pubblicitari. In conclusione riteniamo che la “comunicazione interpretativa” non rappresenti alcuna accettabile interpretazione delle norme e sacrifichi gli interessi degli altri media e dei cittadini telespettatori.
Siamo certi che ella terrà conto delle nostre osservazioni e che sia quindi possibile un profondo ripensamento della normativa e, soprattutto, della professionalità e dell’autonomia dei giornalisti”. Prot. n. 58/C Roma, 9 aprile 2004

Paolo Serventi Longhi
Segretario Generale
Federazione Nazionale della Stampa

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