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lunedì, aprile 05, 2004

RUANDA: L’EREDITA’ DEL GENOCIDIO E DELLA GUERRA DEL 1994 ANCORA TUTTA DA AFFRONTARE, DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL 


A dieci anni dai fatti del 1994, il genocidio, la guerra e l’Hiv/Aids hanno prodotto una generazione di bambini orfani che vivono in condizioni disperate e sono soggetti ad abusi e sfruttamento.

Amnesty International ha diffuso oggi un rapporto (“Marchiate per morire: le sopravvissute allo stupro con l’Hiv/Aids in Ruanda”) in cui denuncia come gli scampati al genocidio del 1994 rimangano terrorizzati e traumatizzati, spesso ridotti ai margini della societa’ e con scarso accesso ai servizi medici.

“Le premesse per un ulteriore conflitto e per l’insicurezza resteranno in piedi fino a quando il governo del Ruanda non onorera’ il suo proclamato impegno a rispettare i diritti umani” – ha affermato Amnesty International.

L’organizzazione per i diritti umani chiede al governo ruandese e alla comunita’ internazionale di risarcire e ricompensare le vittime del genocidio e di prendere dovutamente in considerazione le richieste di giustizia provenienti dal Ruanda. La comunita’ internazionale, in particolare, dovra’ dedicare risorse finanziarie, tecniche e politiche alla protezione dei diritti umani nel paese.

Nel 1994, la popolazione ruandese assistette a una delle piu’ orribili manifestazioni di violenza dello scorso secolo. Fino a un milione di persone vennero uccise nel corso del genocidio portato avanti dalle milizie interahamwe e delle rappresaglie del Fronte patriottico ruandese.

Le sopravvissute allo stupro sono tra i gruppi piu’ colpiti dal genocidio. Secondo stime delle Nazioni Unite, nel 1994 vennero perpetrati da 250.000 a 500.000 stupri. Molte delle vittime soffrono oggi di malattie a trasmissione sessuale, come il virus dell’Hiv/Aids, e nutrono ben poca speranza di ricevere cure mediche o un risarcimento. L’80% delle sopravvissute allo stupro e’ ancora fortemente traumatizzata.

Sebbene l’accesso ai trattamenti medici sia migliorato rispetto al passato, la grande maggioranza di queste donne possono solo sperare che, una volta decedute, qualcuno riesca a occuparsi dei loro figli. Amnesty International chiede al governo del Ruanda di garantire, con l’aiuto dei paesi donatori, la fornitura di cure mediche a tutte le sopravvissute alla violenza sessuale.

E’ emblematica una delle storie raccolte da Amnesty International nel corso delle sue missioni in Ruanda: “Il mio primo marito venne ucciso nel corso del genocidio, quando mio figlio aveva tre mesi. I miliziani mi stuprarono. Quando seppi che avevo contratto il virus dell’Hiv/Aids, il mio secondo marito divorzio’ lasciandomi sola con tre figli. Ora non so dove trovare i soldi per il cibo, l’affitto, la scuola… La mia piu’ grande preoccupazione e’ che cosa accadra’ ai miei figli se moriro’…”

“Il Ruanda si trova di fronte a sfide enormi nell’amministrazione della giustizia. Cio’ nonostante, senza indagare e punire le violazioni commesse tanto dal governo genocida quanto da quello in carica del Fronte patriottico ruandese, i diritti dei ruandesi continueranno a essere violati e si creeranno le condizioni per una instabilita’ e una impunita’ durature”.

Sul genocidio in Ruanda, il redattore di questo blog, consiglia di visitare il sito di Amnesty International Usa

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