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venerdì, aprile 09, 2004

RICORSI MULTE CODICE DELLA STRADA 


DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE, DOVE ANDIAMO? DALL'AUTORITARISMO LEGISLATIVO ANTICOSTITUZIONALE ALL'ETERNO CONTENZIOSO. GLI ETERNI PROBLEMI IRRISOLTI?

Firenze, 9 Aprile 2004. Con la sentenza della Corte Costituzionale n.114/04, con cui e' stato dichiarato incostituzionale, per i ricorsi al giudice di pace contro infrazioni al codice della strada, l'obbligo del deposito
cauzionale della meta' del massimo della sanzione (in genere il doppio dell'importo della multa comminata), si riapre la stagione del contenzioso permanente? Da quando queste norme furono approvate lo scorso agosto 2003, gli amministratori non hanno fatto altro che approfittarne, continuando quella politica dell'"agguato" che ormai caratterizza buona parte degli accertatori di infrazioni al codice: i bilanci preventivi di ogni amministrazione sono impinguati di entrate da questo tipo di proventi.

Il legislatore ha aiutato queste amministrazioni, quasi come compenso per le minori entrate erogate loro, anche infrangendo la nostra massima Carta. C'e' anche da aggiungere che la stessa Corte alcuni giorni fa, sentenza 98/04, ha consentito il deposito dei ricorsi al giudice di pace anche per via postale. Mentre la Cassazione non si ferma nel ricordare che, per le multe comminate grazie ad autovelox, il verbale deve contenere l'esplicita indicazione del perche' non si e' proceduto alla contestazione immediata (4511/04). E non crediamo ci vorra' molto tempo per una pronuncia della Corte Costituzionale contro la decurtazione dei punti della patente al proprietario del veicolo nel caso in cui sia sconosciuto chi ha commesso l'infrazione (uno degli altri "mostri" delle nuove norme).

Succedera' una sorta di ritorno al passato, prima delle riforme dell'agosto scorso, quando ogni giorno erano centinaia i contravventori che varcavano le soglie degli uffici dei giudici di pace. Al pessimo rimedio del legislatore, con relativa caduta verticale di fiducia degli amministrati verso la credibilita' civica e legislativa dello stesso, non potra' oggi che
corrispondere una reazione simile al passato. Perche' no, altrimenti?

Perche' "regalare" soldi a questi amministratori desiderosi solo di far cassa e che non fanno nulla perche' i problemi legati alla mobilita' pubblica e privata trovino una soluzione? Cosa e' cambiato nelle nostre citta' e nelle nostre autostrade o strade extraurbane dopo l'approvazione di queste norme oggi abrogate dalla Corte Costituzionale? Sicuramente meno morti grazie alla patente a punti (e non e' poco), ma non sicuramente piu' rispetto dei codici, meno intasamenti e ingolfamenti urbani ed extra-urbani, per cui ognuno si chiede: ma a cosa sono serviti tutti questi soldi che le amministrazioni hanno intascato da questa montagne di multe su cui non si poteva fare ricorso?
E qui sta il punto.

Per cui aspettiamoci di tutto. E ovviamente noi saremo in prima fila nel supportare e informare i cittadini perche' facciano valere i loro diritti. Cittadini ancor piu' inviperiti di prima, perche' nel frattempo hanno assaporato il gusto della beffa di queste norme anti-costituzionali invece di una autorita' comprensiva che li aiutasse nei loro problemi rispettando la legalita' di tutti.

Noi non abbiamo le ricette in tasca. Ma possiamo indicare al legislatore e all'amministratore che urge fare in modo diametralmente opposto rispetto a come si e' fatto fino ad oggi: con il rigore della legge e il rispetto di diritti. Che sono non solo dalla parte di uno Stato che per farli rispettare diventa arrogante, ma soprattutto dalla parte di cittadini che devono essere aiutati da questo Stato a rispettarli. Un principio generale oggi dimenticato. e che proprio per questo ci ha portato al marasma attuale. Si puo' e si deve porvi rimedio.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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