giovedì, aprile 01, 2004
IL PREZZO DEL VINO? SE NON CROLLA E' LA FINE
Firenze, 1 Aprile 2004. Con l'occasione della fiera Vinitaly di Verona, si fa un gran parlare di uno dei prodotti base della nostra cultura gastronomica, il vino. Che proprio perche' "prodotto base" sembra che non debba mai essere messo in discussione. Per cui l'esortazione del ministro delle Politiche Agricole "Bisogna dire no ai rincari ingiustificati sul vino", sembra quasi una frase di rito e d'ordinanza.
I problemi nascono dalle vere e proprie rivolte che i produttori hanno piu' volte manifestato quando si e' parlato di etichettatura. Non si capisce perche' il consumatore debba conoscere nei minimi particolari i componenti di un abito che indossa, ma possa essere altrettanto informato solo se sta ingerendo una bevanda, giammai per il vino.
Sul fronte del prezzo, invece, non si capisce perche' i risvolti di una presunta crisi economica, debbano essere pagati solo dal consumatore finale.
Nei ristoranti, per esempio, ci si giustifica per ricarichi che vanno anche al 500%, con il fatto che ci sono meno persone che li frequentano e che quelli che ci vanno, inoltre, consumano sempre meno: quindi ecco che i prezzi aumentano. I fautori di questa politica corporativa che mette i ristoratori al centro dell'economia, pero', non hanno fatto i conti con i tempi che cambiano. Cioe' con consumatori sempre piu' consapevoli del potere economico di cui sono portatori e sempre meno allocchi nei confronti dei commercianti: per cui sempre meno persone vanno nei ristoranti, e sempre
meno sono quelli che scelgono il vino (figuriamoci, poi, se si tratta di un target qualitativo alto, costoso di per se', ma che nei ristoranti diventa inavvicinabile).
Le teste dei bottegai, si sa', sono limitate al loro orizzonte e ne stanno ora pagando le conseguenze. Perche', oltre all'aspetto "avidita'", sono ancora molto chiusi anche alle piccole innovazioni tecniche che potrebbero incrementare il mercato e sopperire alle difficolta': se uno chiede di portarsi via la bordolese con il vino avanzato, sicuramente non sono attrezzati per consentire in modo piu' agevole questo asporto (winebag, direbbero gli americani), e non sono pochi i casi che, chi fa simili richieste, sia guardato dal ristoratore come fosse un accattone.
In parte (solo in alcuni locali specializzati sul vino) si sopperisce con la mescita del vino imbottigliato (con prezzi proibitivi per bicchiere), ma e' quasi del tutto assente la pratica bottiglia di piccolo formato (33 o 25 cl), se non per alcune qualita' di basso livello.
Solo colpa dei ristoratori? No. In questo baillame e' crollato anche il mito della economicita' della grande distribuzione (dove si vende il 57% di tutto il prodotto). Se da una parte registriamo un salto di qualita' nelle offerte e nel modo stesso di proporle (alcuni angoli di supermercati assomigliano sempre piu' a piccole enoteche), questo non ha corrisposto ad una tenuta dei prezzi, nonostante gli aumenti alla produzione siano stati in questi anni solo di alcuni punti percentuale: una bordolese a 5 euro su uno scaffale di un supermercato (a parte le offerte speciali), equivale a rischiare come, in tempo di lire per 2 o 3 mila lire, si faceva acquistando un vino confezionato con tappo a vite o corona (oggi praticamente sparite perche' il sughero non si nega a nessuno).
Una situazione che, per chi cerca un buon rapporto qualita'/prezzo, sta facendo tornare in auge le enoteche (quelle che sono sopravvissute, magari affiancando alle vendite del vino, quelle delle bibite piu' comuni), dove la personalizzazione del rapporto trova spazi di complicita' commerciante/consumatore per la ricerca della qualita': la necessita' di fidelizzazione da parte del commerciante fa il resto (comunque si tratta di casi sporadici, cosi' come sono sporadiche le enoteche).
Questo, a nostro avviso e' il quadro del settore. Tutt'altro che allegro. Su cui l'unica possibilita', al di la' delle frasi di rito del ministro Alemanno, e' il rilancio dei consumi (con particolare attenzione alla qualita'). Per farlo occorre che tutti ci si rimetta un pochino, quindi che i prezzi ribassino (e non di poco), altrimenti, mentre i consumatori continueranno serenamente a vivere anche bevendo meno vino, i commercianti e i ristoratori chiuderanno sempre piu' botteghe.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc