martedì, marzo 09, 2004
LICENZE DI TAXI E ANTITRUST: LA CHIAVE SAREBBE NELLA LEGALIZZAZIONE DI CIO' CHE OGGI E' ILLECITO
MA IL SERVIZIO E I COSTI? UNA PROPOSTA MONCA E CON POCA CONSIDERAZIONE DEI CONSUMATORI
Firenze, 9 marzo 2004. L'Antitrust ha inviato una segnalazione ai presidenti delle Camere, alla presidenza del Consiglio, al ministro per gli Affari regionali e alle rappresentanze di regioni e comuni. "Il mercato del servizio taxi risulta generalmente caratterizzato, a livello locale, da insufficiente apertura alla concorrenza e si manifesta in una domanda da parte dei consumatori non pienamente soddisfatta dall'attuale offerta del servizio da parte dei conducenti di taxi".
Per l'Antitrust le soluzioni potrebbero essere, dalla parte dei taxisti:
1) la vendita all'asta delle licenze, con il ricavato distribuito tra i vecchi titolari in qualita' di una tantum;
2) incrementare il numero di licenze assegnandole ai vecchi titolari e superando cosi' il divieto di possederne piu' di una, che potrebbe quindi anche essere venduta. Mentre dalla parte dei consumatori, per la quantita' del servizio nei momenti di punta, il prof. Tesauro propone l'introduzione del part-time.
Una sorta di legalizzazione di quello che oggi avviene "a nero", cioe' l'acquisto di una licenza che, nelle grandi citta', come minimo, viene pagata 300 mila euro. E quindi la nascita di un mercato delle licenze. A nostro avviso e' una liberalizzazione monca e solo parzialmente dalla parte dei consumatori. Che ne avrebbero vantaggi solo per l'aumento della quantita' del servizio grazie al part time, ma niente sull'aspetto prezzi.
Che con molta probabilita' lieviteranno rispetto ad oggi. Infatti se oggi le transazioni economiche delle licenze avvengono "a nero" e quindi con alcun ricarico della componente fiscale sull'operazione, quando tutto sara' alla
luce del sole ... forse qualcuno crede che cio' che l'Erario dovra' incamerare non sara' un di piu' rispetto ai prezzi di vendita e di acquisto praticati oggi? E chi paghera' questo di piu', se non i consumatori finali?
Avremo quindi una categoria, quella dei taxisti, probabilmente piu' in regola con il Fisco, ma senza mercato, perche' la concorrenza determinata dalla domanda e dall'offerta non sarebbe il risultato delle decisioni degli attori economici (taxisti e consumatori), ma solo dei primi, con i consumatori sempre nel ruolo di sudditi.
Quel che le corporazioni dei taxisti da una parte, e l'Autorita' Antitrust dall'altra non vogliono prendere in considerazione, e' che il passaggio al mercato deve necessariamente avvenire con uno strappo e, soprattutto, con la
fine dei privilegi, che oggi sono solo nei taxisti e nel sistema di concessione e gestione delle loro licenze.
Che questo sistema sia legale o meno, fa differenza solo per il Fisco, ma non per i consumatori.
Per cui l'unico provvedimento utile non puo' che essere la liberalizzazione, cioe' dare alla licenza il solo valore dei costi burocratici, e far si' che su tutto giochi solo la componente della qualita', continuita' e quantita' del servizio. E' chiaro che all'inizio di questo avvio la corporazione dei taxisti ne risentera', ma sul lungo respiro economico (per entrambi gli
attori) i vantaggi ci saranno, anche se SOLO legati alla professionalita' e non alla posizione di rendita.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc