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lunedì, marzo 29, 2004

ALITALIA E GLI AIUTI DI STATO 


PERCHE' NON SCEGLIERE PER IL SOLO CAPITALE PRIVATO? SAREBBE LA VOLTA BUONA PER METTERSI NELLE MIGLIORI CONDIZIONI PER COMPETERE

Firenze, 29 Marzo 2004. Il presidente dell'Alitalia, Giuseppe Bonomi, in una intervista al quotidiano "La Repubblica" fa il punto sulla ristrutturazione del vettore nazionale, con un esordio non di poco conto: "non vogliamo aiuti di Stato!". E affida una importanza straordinaria agli interventi strutturali del Governo, chiedendo l'eliminazione delle royalty sul carburante, una migliore ripartizione del traffico tra Linate e Malpensa, riduzione delle tariffe Enav per il controllo del traffico. E auspica pace sociale e un piano industriale aggressivo.

Un plauso al presidente Bonomi per le richieste e le aspettative. Speriamo lo reputi un complimento, perche' ci e' sembrato lo stesso linguaggio di un presidente di una qualsivoglia societa' privata americana del settore: richieste tutte lanciate in avanti, con prospettiva di confronto continuo e diretto col mercato e con le autorita', a cui si rivolge presentando le sue richieste li' dove le autorita' possono intervenire mettendosi allo stesso livello di altre autorita' di altri Paesi partner della Comunita' e non solo.

Non sappiamo quanto Bonomi sia disposto a dare battaglia sull'argomento, ma quantomeno sono cose dette. Il problema, a nostro avviso, si pone nel momento in cui consideriamo chi e' il proprietario di Alitalia, cioe' lo Stato. E qui esploderebbe la bomba del conflitto di interessi, perche' qualora il Governo desse seguito alle richieste di Alitalia, se ne avvantaggerebbero si' tutti i vettori e non solo Alitalia, ma siccome gli altri vettori non paventano i problemi di Alitalia (riuscendo piu' o meno a vivere pur nella situazione attuale) e questi provvedimenti sarebbero palesemente per aiutare Alitalia, che e' il vettore di proprieta' dello Stato, va da se' che lo Stato ha aiutato la sua compagnia a svantaggio delle altre.

Che ne direbbe di una storia simile l'Autorita' Antitrust?

Brutta storia, da cui, a nostro avviso, se ne viene fuori solo attraverso due strade: una con il rafforzamento del capitale pubblico, l'altra con l'abolizione di quest'ultimo. Nel primo caso significa continuare a far pagare ai contribuenti tutti l'altissimo prezzo dell'attuale assetto e delle attuali problematiche dell'Alitalia, con un ulteriore alterazione del mercato del settore: i concorrenti di Alitalia dovrebbero competere ad armi impari, continuando loro stessi a pagare (con le tasse che versano allo Stato italiano) per l'assestamento di un loro concorrente tutt'altro che di secondo piano.

Nel secondo caso sarebbe il mercato di una economia aperta, dove Bonomi dovrebbe, potrebbe, continuare a fare tutte le sue richieste a ragion veduta, diventando anche alfiere di un assestamento economico migliore di tutto il settore. Ci rendiamo conto che la seconda opzione e' qualcosa tipo "fantapolitica" (non sono pochi i legislatori che hanno escluso un disinteresse e una dismissione societaria dello Stato in Alitalia, premendo invece sul rafforzamento della presenza pubblica). Ma e' bene essere consapevoli di cosa si sta costruendo, delle prospettive specifiche e del settore piu' in generale, e degli identici ennesimi problemi che si ripresenteranno fra non molto, dopo aver soltanto messo delle pezze, e lasciato il cancro (la proprieta' pubblica) a continuare la sua erosione del corpo, con tanto di risvolti anche su corpi esterni.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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