giovedì, febbraio 19, 2004
SOLDI UE PER LA RICERCA SUGLI EMBRIONI
NONOSTANTE L'ASSENZA ITALIANA (CHE COMUNQUE LA FINANZIA) SI PROCEDE. E NOI - NON STATO ITALIANO MA ITALIANI CONVINTI E INFORMATI- POSSIAMO E DOBBIAMO ESSERCI.
Firenze, 19 febbraio 2004. Il portavoce del commissario europeo alla ricerca, Philippe Busquin, ha fatto sapere che la Commissione ha l'obbligo di mettere in opera il programma quadro di ricerca, che prevede il finanziamento di ricerche su cellule staminali embrionali. Fino al 31 dicembre 2003 non era stato possibile in quanto c'era una moratoria che, pero', nel periodo della reggenza italiana, nonostante il forte impegno del nostro Paese per mettere piu' paletti possibile su questa ricerca, non e' successo nulla.
L'attuale reggenza irlandese ha fatto sapere che non intende mettere all'ordine del giorno questo argomento, per cui sono gia' stati pubblicati i bandi per i progetti di ricerca in materia. Ma -fanno sapere- per non urtare la sensibilita' di alcuni Paesi contrari a queste ricerche, per ora non verranno finanziate ricerche per l'estrazione di cellule staminali da embrioni ex-novo, ma ci si limitera' allo sviluppo di cellule staminali dagli embrioni avanzati dalle tecniche di fecondazione artificiale, i cosiddetti embrioni sovrannumerari.
La notizia e' di quelle molto importanti. Non solo per una comunita' scientifica sempre alla ricerca di fondi sempre insufficienti e, talvolta bloccati da muri ideologici e opportunismi politici, ma per chiunque. Perche' stiamo parlando di ricerca sulla rigenerazione dei tessuti, una pratica che vede gia' una certa applicazione con le cellule staminali adulte, ma un'altrettanta frustrazione di risultati, perche' queste adulte sono cellule che possono essere utilizzate solo dalla stessa persona da cui provengono e per lo stesso tessuto che dovrebbe essere ricostruito, e inoltre non hanno molte capacita' di rigenerazione; quelle embrionali, invece, non a caso sono chiamate "totipotenti", e dovrebbero essere anche polifunzionali.
Una frontiera tutt'altro che secondaria che, se pensiamo al successo registrato nei giorni scorsi da scienziati sudcoreani e americani che sono riusciti a clonare queste cellule embrionali (la cosiddetta clonazione umana terapeutica), spalancando cosi' le porte ad un loro uso massiccio, da' speranza alla soluzione di non poche malattie degenerative (tra l'altro sempre piu' diffuse) di fronte alle quali oggi la medicina alza le braccia.
Il nostro Paese -e' noto- ha deciso lo scorso 10 febbraio di essere assente, sancendo anche, per gli embrioni sovrannumerari dalle tecniche di fecondazione assistita, che e' meglio la spazzatura della ricerca. Noi crediamo sia inutile stracciarsi le vesta piu' di tanto, e non conviene stare a perdere tanto tempo al nostro livello legislativo.
Anche perche', quand'anche si riuscisse a modificare qualche virgola della legge, i compromessi e i ricatti politici per farlo, non porterebbero mai a soluzioni degne di far marciare la ricerca in modo spedito, semplice, a-ideologico: dovremmo sempre accontentarci di surrogati che porterebbero presumibilmente a ricerche-finzioni.
Noi e i malati abbiamo tempi diversi. La globalizzazione non puo' solo essere di prodotti alimentari, energetici, monetari, etc. Per cui conviene concentrare le proprie energie perche' li' dove la ricerca e' partita abbia piu' conforto e sostegno possibile. Un discorso e una pratica che vale per la Ue come per la Gran Bretagna, la Spagna e gli altri Paesi che sono partiti o stanno per partire con queste ricerche.
Fintanto che la legge ce lo consentira', quindi, dobbiamo continuare ad informare: sui potenziali benefici e sullo stato dei fatti li' dove questi ultimi procedono. Perche' -nonostante il Vaticano, il centro-destra, il centro-sinistra, il
centro-centro, il destra-centro, il sinistra-centro e chi piu' ne abbia piu' ne metta- la ricerca sugli embrioni va avanti, e' importante, sta cominciando ad avere i soldi di alcuni Stati, ed oggi ha anche i soldi della Ue (quindi anche parte dell'Iva che lo Stato italiano versa all'Unione). E nessuno la fermera'.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc