giovedì, febbraio 26, 2004
CRISI COMMERCIO A FIRENZE. LE SOLITE SIRENE .... UN CASO TIPICO DEL BELPAESE CHE NON NE VUOLE SENTIRE DI LIBERALIZZAZIONE E "GUERRA" DEI PREZZI
Firenze, 26 febbraio 2004. L'allarme dei commercianti fiorentini per la paventata enorme crisi del settore, e' quanto di peggio ci potrebbe essere per affrontare con cognizione di causa ed effetti una crisi che potrebbe anche esserci e che -volendo far bene a tutti- si potrebbe risolvere.
A vedere queste lacrime di coccodrillo ed a sentire queste urla inconsulte che vengono dalle botteghe, verrebbe quasi da sorridere: primo perche' non ci si crede, secondo perche' -quand'anche un minimo di verita' ci fosse- se meno acquisti ci sono .... di chi sara' la colpa? Dell'euro? Del Governo?
Dell'opposizione? Dei turisti americani che -causa dollaro leggero- visitano meno la nostra citta'? Della influenza aviaria? Dell'Aids che continua ad imperversare? Potremmo continuare con questo elenco, ma crediamo di aver fatto capire il concetto: tutte scuse, proprio a partire da quell'euro che, se ha una responsabilita', e' pari a quella dell'influenza aviaria e dell'Aids.
Perche' il motivo e' solo uno, e i commercianti lo sanno benissimo, ma giocano a fare confusione e polverone per farlo dimenticare e travestirsi da carnefici in vittime: l'aumento sconsiderato dei prezzi che loro con tutte le scuse che gli capitavano hanno applicato.
Cosa potevano aspettarsi ristoratori che, per esempio, oggi chiedono anche il doppio di due anni fa per lo stesso tipo di cibo? Che il consumatore continuasse ad essere un allocco come nei primi tempi che applicavano questi rincari? Il tempo gioca molto, ed ha convinto il consumatore che e' molto meglio andare a farsi la spesa ad un supermercato (magari del tipo discount) e con fantasia e allegria cucinare e invitare gli amici a casa, cosi' come prima si faceva andando al ristorante o in pizzeria.
Lo stesso dicasi per un vestito o un paio di scarpe (tenerseli meglio, piu' curati si' che durino di piu'), o per un tramezzino al bar durante il "coffee break" (farne a meno se ne guadagna anche in salute, perche' sono tutte calorie in piu' che solo di rado era necessario assumere).
Quindi chi semina vento raccoglie tempesta. E pretendere poi che sia l'autorita' ad intervenire per trovare una soluzione ai danni della propria ingordigia, non solo e' poco carino, ma anche incivile.
Certamente l'amministrazione ha una sua buona responsabilita': la fiscalita' in materia e' a dir poco vessatoria. Ma a questa amministrazione sarebbe giusto chiedere solo meno tasse e piu' liberalizzazione, e anche in maniera pesante, continua e non solo a presunto latte versato.
Chiedere altro e' solo velleitario. Ma il problema di questi commercianti/coccodrilli e' che quando, per esempio, parli loro di negozi aperti 24 ore su 24, i primi ad opporsi sono loro; quando parli di licenze liberalizzate, i primi ad opporsi sono loro: sanno solo guardare dentro la loro bottega.
Come uscire dalla crisi? Ammesso che ci sia (quante case, quante automobili, quali vacanze sono nel bilancio di ogni commerciante?), la soluzione e' solo una: interrompere il tremendo meccanismo che gli stessi commercianti hanno messo in movimento, cioe' far crollare i prezzi di tutto, giocare su quantita'/qualita' e concorrenza financo alla guerra, e quindi riaprire le porte alla fiducia dei consumatori, perche' siano sempre piu' tali con le opportunita' e la convenienza di esserlo.
Se questa semplice formuletta non viene presa in considerazione, almeno stando alle urla di dolore di questi commercianti, tutti chiuderanno, altrimenti qualcuno cadra' comunque, ma almeno i migliori si salveranno.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc