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lunedì, febbraio 09, 2004

COLOMBIA, IL PRESIDENTE URIBE IN EUROPA: AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA LA PESANTE SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI E SI RIVOLGE ALLE AUTORITÀ ITALIANE 


Mentre i leader politici e il Parlamento Europeo si apprestano ad accogliere il presidente della Colombia Alvaro Uribe, Amnesty International chiede all’Unione Europea di cessare il sostegno a politiche che rischiano di aggravare la crisi dei diritti umani nel paese.

Nonostante la pretesa del governo colombiano che la propria “politica della sicurezza democratica” stia funzionando e che gli omicidi e i rapimenti siano diminuiti, Amnesty International ha le prove che in alcune zone di conflitto questi fenomeni sono in aumento. Solo cinque giorni fa, l’organizzazione per i diritti umani ha allertato la comunità internazionale sulle minacce di morte rivolte dai paramilitari, sostenuti dall’esercito, nei confronti dei dirigenti sindacali dell’Associazione degli insegnanti di Arauca.

“La visita del presidente colombiano può essere l’occasione per ricevere ulteriore sostegno, da parte dell’Unione Europea, alla politica di sicurezza del governo di Bogotá, soprattutto per le modalità con cui si stanno smobilitando i gruppi paramilitari. Per questo, l’Unione Europea deve controllare più attentamente ciò che sta accadendo” - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso l’Unione Europea. “Il processo di smobilitazione è profondamente ambiguo. Il governo sta fornendo ai paramilitari i mezzi per riemergere in veste legale, riciclandoli in agenzie private di sicurezza o in altre strutture istituite dal governo, senza tenere in considerazione il loro ruolo nelle violazioni dei diritti umani”.

“L’attuale politica del governo colombiano non ha garantito un sostanziale miglioramento della situazione dei diritti umani in quanto concede l’impunità per i responsabili e perpetua le violazioni dei diritti umani. Tutto questo tende a negare alle vittime e alle loro famiglie il diritto alla verità, alla giustizia e a un completo risarcimento” – ha aggiunto Oosting.

“Il governo colombiano afferma che, grazie alle nuove misure, il numero dei profughi interni è significativamente diminuito. Ma queste affermazioni non tengono in considerazione il fatto che la gran parte dei movimenti della popolazione avviene da una zona all’altra della medesima città e che le forze di sicurezza impediscono fisicamente a molte persone di fuggire dalle proprie abitazioni” - ha denunciato Oosting. Il 4 febbraio l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha definito la Colombia il paese con la peggiore situazione umanitaria mondiale, dopo la Repubblica Democratica del Congo e il Sudan, con due o persino tre milioni di profughi interni e circa altre 300.000 persone costrette a lasciare il paese.

Gli attivisti per i diritti umani sono sempre più sottoposti a minacce, ciò che rende doppiamente difficile il loro lavoro di denuncia delle violazioni dei diritti umani. Secondo Amnesty International, queste persone sono al centro di una strategia coordinata di esercito e forze paramilitari, che li rende estremamente vulnerabili agli attacchi.

La Sezione Italiana di Amnesty International si è rivolta oggi al governo e alla presidenza della Repubblica chiedendo di sostenere le seguenti richieste, dirette all’Unione Europea:

- ottemperare alle proprie responsabilità e assicurare che l’aiuto dell’Unione Europea e degli Stati membri non sia causa diretta o indiretta di violazioni dei diritti umani;
- sollecitare il governo colombiano affinché intraprenda un’azione efficace e decisiva per smantellare i gruppi paramilitari, spezzare i legami esistenti tra questi e le forze di sicurezza e sospendere l’applicazione di politiche che possano portare a una nuova legittimazione del paramilitarismo;
- reiterare l’appello al governo di Bogotá affinché desista dall’applicare riforme costituzionali che garantiscono poteri di polizia giudiziaria alle forze armate;
- continuare a premere sui gruppi della guerriglia affinché rispettino il diritto internazionale umanitario e raggiungano un accordo col governo, per garantire che la popolazione civile sia protetta dalle conseguenze del conflitto tra le due parti.

Bruxelles/Roma, 9 febbraio 2004

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