martedì, febbraio 24, 2004
AVVIO DIGITALE TERRESTRE: UNA STORIA TUTTA DA BELPAESE
Firenze, 24 febbraio 2004. I contributi dello Stato per il passaggio al digitale terrestre, sono di 150 euro per ogni decoder che viene acquistato. Ma per usufruirne bisogna dimostrare, al momento dell'acquisto, di essere in regola con il pagamento della tassa di possesso di un apparecchio atto a ricevere un segnale televisivo.
Che e' come dire che il cittadino che si presenta ad un pronto soccorso, per usufruire dei servizi del sistema sanitario nazionale, deve portarsi dietro la denuncia dei redditi. Un concetto base del nostro sistema giuridico, la presunzione di innocenza fino a prova contraria dimostrata, viene capovolto, perche' il presupposto nell'approccio, in questo caso, e' che il contribuente sia sempre un evasore fiscale e lui deve sempre dimostrare di non esserlo.
E lo Stato, per verificare che non stia mentendo, non si avvale del suo personale preposto, ma del comune cittadino a mo' di spia: nel caso il commerciante che si deve collegare al sito Internet per verificare il regolare pagamento che, se cosi' non e', presupponiamo debba sporgere denuncia all'autorita' (quantomeno per falsa dichiarazione): non sappiamo quale nuova figura di polizia fiscale rappresentino questi neo-arruolati.
Ma la storia tutta italiana continua. Il canone/tassa per la Rai e' di euro 99,60, il contributo a chi e' in regola e' di euro 150. Cioe' lo Stato elargisce un premio per chi e' in regola con il fisco, e questo premio gli costa euro 50,40. E' evidente che questo calcolo e' pretestuoso, e che tante giustificazioni possono essere apportate (lancio di un nuovo sistema di comunicazione, incentivo del settore, etc.), ma sicuramente non giova alla semplificazione e alla chiarezza ... che e' quello a cui ognuno agognerebbe.
Ed e' la diretta conseguenza dell'esistenza della tassa/canone: che tutti, compreso il ministro Maurizio Gasparri (almeno nella sua vita precedente di non-ministro delle Comunicazioni), si rendono conto essere iniqua e odiosa e iper-evasa. Ma che proprio per questo, invece di modificare la situazione con la sua abolizione (che sarebbe il minimo per un sistema televisivo senza abuso di posizione dominante della Rai), ci si attorcigliano adattandosi a concepire e vivere in questi sistemi ridicoli e pericolosi come quello del contributo/decoder.
Risultati? Crediamo sempre il solito. Il deterioramento della fiducia dei cittadini verso le istituzioni e della speranza che qualcosa possa modificarsi. Qualcuno crede che non ci saranno mercati paralleli a quelli legali? Basta avere un po' di pazienza, quando sara' finito (per esaurimento dei fondi a disposizione) il giusto calcolo che ogni non-contribuente di canone si fara' (conviene pagarlo in virtu' dello sconto di 150 euro e il "guadagno" di 50,60 euro).
Vincenzo Donvito, presidente Aduc