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venerdì, febbraio 06, 2004

AMNESTY: Giornata internazionale della "Tolleranza zero" verso le mutilazioni genitali femminili 


MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE MISURE EFFICACI

In occasione della prima Giornata internazionale della “tolleranza zero” verso le mutilazioni genitali femminili, Amnesty International ha rivolto un appello a tutti i governi affinché siano adottate misure per garantire effettiva protezione alle bambine.

“I governi hanno la responsabilità di proteggere l’integrità fisica e mentale delle donne e delle bambine. L’azione nei confronti delle mutilazioni genitali femminili deve far parte di un più ampio approccio volto a proteggere le donne dalla violenza e ad affermare la loro uguaglianza nella società” – ha dichiarato Debora Berti, del Coordinamento donne di Amnesty International Italia.

Nella sua ultima riunione, nel febbraio 2003, il “Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali che incidono sulla salute delle donne e delle bambine” (Iac) aveva adottato una Dichiarazione di “tolleranza zero” verso le mutilazioni genitali femminili nel continente africano, con l’obiettivo di “unire gli sforzi per discutere, riflettere e prendere decisioni sul problema delle mutilazioni genitali femminili e ribadire l’impegno a proteggere le donne africane da sistemi tradizionali e culturali che vanno contro i diritti sessuali e riproduttivi delle donne nel continente”.

Lo Iac aveva anche adottato un’Agenda comune per intensificare e coordinare le azioni relative alle mutilazioni genitali femminili, pur nel rispetto delle diversità dei vari soggetti coinvolti.

“La Dichiarazione e l’Agenda comune dello Iac sono segnali importanti della volontà di eliminare le mutilazioni genitali femminili. Lo Iac dovrebbe ora agire con decisione per stimolare i governi, gli organismi non governativi e altri soggetti a coordinare gli sforzi per porre fine a queste, come ad altre pratiche tradizionali dannose, che contribuiscono a perpetuare la violenza contro le donne” – ha aggiunto Berti.

Ad oggi, sono solo 14 i paesi africani che hanno adottato leggi che proibiscono le mutilazioni genitali femminili. Nonostante l’applicazione di queste leggi sia ostacolata dalla pressione sociale a sottoporsi a questo rituale, Amnesty International ritiene che la legislazione rappresenti un importante strumento atto a creare un ambiente protettivo per le donne e le bambine colpite e a rischio di mutilazioni genitali femminili. L’associazione chiede ai governi africani di rafforzare queste leggi attraverso iniziative che promuovano lo status delle donne, relativamente ai diritti riconosciuti a livello internazionale e, in particolare, al diritto alla vita, all’integrità fisica e alla salute.

Amnesty International chiede ai governi africani di rispettare gli obblighi assunti all’atto della ratifica di strumenti internazionali quali la Convenzione sui diritti dell’infanzia, la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e la Carta africana dei diritti umani e dei popoli.

Amnesty International chiede inoltre a tutti i governi del continente di ratificare il Protocollo aggiuntivo sui diritti delle donne in Africa, adottato al Summit dell’Unione Africana svoltosi a Maputo nel luglio 2003. Il Protocollo è il primo strumento internazionale a proteggere espressamente i diritti riproduttivi delle donne e contiene una esplicita richiesta di proibire per legge le mutilazioni genitali femminili.

Per mutilazioni genitali femminili si intendono tutte quelle pratiche che prevedono la rimozione totale o parziale dei genitali esterni femminili o altre ferite agli organi genitali femminili, per ragioni di tipo culturale o religioso o per ulteriori motivi privi di carattere terapeutico.

Le mutilazioni genitali femminili sono praticate in 28 paesi africani e anche in Indonesia e nello Yemen. Il fenomeno è in crescita in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti, soprattutto tra le comunità immigrate. Il numero delle bambine e delle donne che hanno subito mutilazioni genitali femminili è stimato tra i 100 e i 140 milioni. Ogni anno, altri due milioni di bambine sono a rischio di subire questa pratica.

Roma, 6 febbraio 2004

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