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mercoledì, gennaio 14, 2004

GERMANIA: AMNESTY DENUNCIA I MALTRATTAMENTI E L’USO ECCESSIVO DELLA FORZA DA PARTE DELLA POLIZIA 


Secondo un rapporto reso pubblico oggi da Amnesty International, in Germania vi è un continuo ripetersi di denunce di maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte della polizia. L’organizzazione per i diritti umani chiede al governo tedesco di istituire immediatamente un organismo indipendente che esamini le denunce riguardanti gravi episodi di cattiva condotta da parte delle forze dell’ordine.

“Troppo spesso le denunce contro gli agenti di polizia non sono oggetto di inchieste rapide e imparziali. Alcuni casi arrivano in tribunale ma altri no, anche in presenza di prove lampanti che giustificherebbero la necessità di un processo” – ha affermato Amnesty International.

Il rapporto di Amnesty International illustra le preoccupazioni dell’organizzazione per i diritti umani in merito alle continue denunce di maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte della polizia. Una notevole percentuale di queste denunce proviene ancora da cittadini stranieri o appartenenti alle minoranze etniche. Il rapporto descrive in dettaglio svariati casi specifici.

Il rapporto sottolinea inoltre l’immotivata e prolungata lentezza delle indagini sulle denunce di maltrattamenti da parte della polizia, la riluttanza di parte delle autorità giudiziarie a portare a compimento le inchieste, l’elevato numero di contro-denunce presentate dagli agenti di polizia nei confronti di chi li ha denunciati nonché le condanne che, in alcuni casi, non paiono corrispondere alla gravità del reato.

Secondo l’organizzazione, “vi è il forte e concreto rischio che questa situazione dia agli agenti di polizia una sorta di via libera per continuare a commettere violazioni dei diritti umani. Anche in casi in cui le prove della tortura erano evidenti, ci sono voluti anni prima che i presunti responsabili venissero portati di fronte alla giustizia”.

“Il numero delle denunce ricevute è diminuito negli ultimi anni, ma l’attendibilità di alcuni resoconti e la gravità di alcune delle ferite inflitte dimostrano che il cammino da fare è ancora lungo. Uno dei modi più efficaci per prevenire e punire i maltrattamenti è quello di indagare sulle denunce in modo rapido e imparziale”.

Un’ulteriore preoccupazione è costituita dal fatto che le statistiche ufficiali sui maltrattamenti da parte della polizia sono drammaticamente carenti. In precedenti rapporti pubblicati nel 1995 e 1997, Amnesty International aveva raccomandato l’istituzione di un’agenzia centrale per raccogliere e compilare in modo uniforme e completo i dati sulle denunce presentate contro agenti di polizia. Otto anni dopo, il problema rimane: i dati vengono raccolti a livello regionale dai singoli Länder e la mancanza di uniformità nel reperimento di queste informazioni rende estremamente problematico il loro esame a livello nazionale.

“Le autorità tedesche devono istituire un sistema per conservare e rendere pubbliche statistiche uniformi, regolari e complete. L’istituzione di un sistema del genere è un atto dovuto da tempo” – ha ribadito Amnesty International.

Un maggiore controllo sul comportamento della polizia potrebbe essere ottenuto anche consentendo agli esperti nazionali e internazionali sui diritti umani l’accesso immediato e senza restrizioni ai centri di detenzione. Per questo, Amnesty International chiede alla Germania di firmare e ratificare senza indugio il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la Tortura e di istituire un meccanismo sulle visite nei centri di detenzione.

Il rapporto ricorda la proibizione assoluta della tortura nel diritto internazionale. Un recente caso di cronaca ha generato un preoccupante dibattito, all’interno della società tedesca, sulla liceità della tortura in determinate circostanze, ad esempio per salvare vite umane.

“Amnesty International ritiene che non vi sia alcuna giustificazione per la tortura. Agli agenti di polizia dovrebbe essere detto in modo forte e chiaro che la tortura, i maltrattamenti e le minacce di pratiche sono vietati nella maniera più assoluta”. Roma, 14 gennaio 2004

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