<$BlogRSDUrl$>

mercoledì, dicembre 17, 2003

AMNESTY INTERNATIONAL: SOLO LA GIUSTIZIA PUÒ AIUTARE IL FUTURO DELL’IRAQ 


Amnesty International ha accolto favorevolmente l’arresto di Saddam Hussein, accusato di gravi violazioni dei diritti umani quali crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Ora è essenziale che vi sia un processo equo e indipendente che rispetti gli standard internazionali.


“Il modo in cui si svolgerà il processo sarà cruciale per il futuro dell’Iraq e per capire fino a che punto verrà rispettato lo stato di diritto. È importante che emerga la verità ma è ugualmente importante che prevalga la giustizia” – ha dichiarato l’organizzazione per i diritti umani.

Qualunque corte sia chiamata a giudicare Saddam Hussein e altri imputati, dovrà agire equamente ed essere valutata come equa dall’esterno. Dovrà essere competente, indipendente e imparziale e seguire le procedure in linea col diritto internazionale sul giusto processo.

Secondo Amnesty International, “la gravità e la dimensione delle violazioni di cui Saddam Hussein è accusato sottolinea l’importanza vitale che egli sia sottoposto a giustizia in un modo indiscutibilmente equo. Le innumerevoli vittime di decenni di gravi violazioni dei diritti umani commesse dal precedente governo non meritano niente di meno”.

Amnesty International preme affinché sia seriamente presa in considerazione l’opzione di coinvolgere nel processo esperti non iracheni. L’Iraq ha una forte tradizione giuridica, ma in questo paese non si sono mai celebrati processi per reati complessi come i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. Se da un lato sarebbe importante che il processo si svolgesse in Iraq, dall’altro non è chiaro se e come, in un contesto fortemente politicizzato, l’indipendenza e l’imparzialità dei persecutori e dei giudici potrebbe essere garantita.

Il nuovo tribunale speciale in Iraq è stato istituito senza un’ampia consultazione con la società civile o una consulenza da parte degli esperti legali internazionali, che hanno esperienza di situazioni simili. Le sue caratteristiche, tuttavia, possono essere ancora modificate.

“L’Autorità provvisoria della coalizione e il Consiglio di governo iracheno dovrebbero chiedere agli esperti delle Nazioni Unite coinvolti in situazioni analoghe in altri paesi, di assicurare che venga scelta la migliore delle soluzioni. Altrimenti, si renderà un cattivo servizio alla causa della giustizia, non solo in Iraq ma nel mondo” – ha sottolineato Amnesty International.

L’organizzazione per i diritti umani è anche preoccupata per il fatto che la pena di morte è ancora prevista nell’ordinamento del tribunale speciale. Il processo nei confronti di Saddam Hussein e di altri imputati non dovrà essere visto come una vendetta. L’Autorità provvisoria ha sospeso la pena capitale e Amnesty International auspica che venga abolita per sempre.

“Ci dispiace profondamente vedere rappresentanti delle Potenze occupanti manifestare supporto o neutralità nei confronti della pena di morte in Iraq, anziché incoraggiare l’abolizione definitiva di questa pena obsoleta e inumana” – ha aggiunto Amnesty International.

Come ex capo delle forze armate irachene, Saddam Hussein è un prigioniero di guerra e deve essere trattato come tale, ad esempio ricevendo immediatamente la visita dei delegati del Comitato internazionale della Croce Rossa. Come ogni altro imputato, Saddam Hussein ha diritto a tutte le garanzie previste dal diritto internazionale, compreso il diritto a non essere sottoposto a torture e maltrattamenti e il diritto a ricevere un processo equo.

Rispetto alle immagini degli esami medici trasmesse dalla televisione, Amnesty International ricorda che la III Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra prevede che questi siano trattati con umanità in ogni circostanza e siano protetti dalla “pubblica curiosità”.

“C’era bisogno di mostrare che Saddam Hussein è vivo e agli arresti, ma mostrarlo mentre viene sottoposto a un esame della bocca e dei capelli non era necessario e fa dubitare delle reali intenzioni nel distribuire tali immagini”.

Durante tutta la durata del regime di Saddam Hussein, Amnesty International ha pubblicato rapporti e lanciato azioni sulle gravi violazioni dei diritti umani in Iraq e per anni ha chiesto che venisse posta fine all’impunità per tali abusi. Già nel 1988 l’organizzazione chiese al Consiglio di Sicurezza di intervenire per porre fine alle massicce violazioni dei diritti umani contro i curdi. Ora la verità deve emergere e le vittime e le loro famiglie devono essere compensate.

“Gli standard che devono essere seguiti nel corso della detenzione, degli interrogatori e del processo devono essere basati sugli stessi principi che Saddam Hussein e altri imputati hanno negato al popolo iracheno: i principi del diritto internazionale” – ha concluso Amnesty International.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?