venerdì, novembre 21, 2003
Mani sulle bocche dei turbatori del 'composto dolore'
Censura ai funerali di Stato del 18 novembre
Mani a tappare le bocche di coloro i quali hanno manifestato apertamente il loro dissenso e la loro disperazione nei confronti dell'intervento italiano in Iraq. Mani del servizio d'ordine per zittire il dissenso. Se anche per alcuni può essere stato dettato
dalla comprensibile disperazione di aver perduto il loro cari, ciò non giustifica in alcun modo quelle mani.
E' quanto racconta Siro, un operatore specializzato di ripresa televisiva, che martedì 18 novembre si trovava nella Basilica di San Paolo a Roma.
"Ieri (martedì 18, ndr) ero presente in qualità di specializzato di ripresa tv alla Basilica di S. Paolo a Roma. Non entro nel merito di alcuna valutazione dell'evento -spiega Siro con una mail alla lista di discussione 'Bastaguerra'-. Ho, all'interno della Basilica, assistito a scene in cui più di una persona (semplici cittadini, anche qualche parente di vittima), hanno cominciato ad urlare la loro disperazione contro chi ha voluto questo intervento".
"Sono stati zittiti con mano sulla bocca dal servizio d'ordine -prosegue Siro- e portati fuori di peso. Più di una troupe ha filmato queste scene. Non si trattava di 'cavalli pazzi', né di 'ggiovani no gglobbal dei centrisociali' (e, in realtà, più di uno era fuori con la lacrimuccia), ma ripeto, di parenti, amici delle vittime e semplici cittadini".
"Gran parte degli interventi della Croce Rossa all'interno della Basilica erano, appunto, rivolti a far sparire questi turbatori del 'composto dolore'. Più di un collega ha contato almeno 5 ambulanze entrare ed uscire dalla Basilica. Chiunque abbia ascoltato una diretta (e nella differita radiofonica di Radio Vaticana, ad esempio, è chiarissimo) dell'evento e specialmente dell'omelia, può aver sentito in sottofondo le grida".
"Nessun accenno di tutto questo nei media ufficiali, ma neanche nei media indipendenti" -denuncia Siro. Rilanciamo la notizia riportata dalla lista "Bastaguerra", perché crediamo nella trasparenza dell'informazione e della comunicazione. Anche in questo caso i grandi media nazionali hanno deliberatamente nascosto quanto accaduto e hanno preferito, invece, agire ancora una volta sui sentimenti e le emozioni. Lo aveva anticipato Anna Pizzo, del settimanale 'Carta', in una lucidissima e stimolante analisi presentata al Forum Sociale Europeo di Parigi soltanto qualche giorno fa, nel corso della 'plenaria' dedicata alla "Concentrazione dei media" (14 novembre - Parigi La Villette).
"Diciotto italiani (poi tristemente divenuti diciannove, ndr) tra militari e civili e otto iracheni sono morti saltando in aria a causa dell'esplosione di un camion bomba a Nassiriya, in Iraq -aveva dichiarato Anna Pizzo-. Per l'Italia si è trattato di una tragedia di dimensioni enormi e bisogna tornare al 1945 per ricordare un evento paragonabile".
"Una tragedia evitabile, e prevista dai pacifisti. Ebbene: i telegiornali italiani di quel giorno -aveva proseguito nel corso del suo intervento-, i tre di Mediaset direttamente di proprietà di Berlusconi e i tre Rai controllati dal governo, e quindi da Berlusconi, non hanno tentato di nascondere l'accaduto, sarebbe stato impossibile. Hanno invece lavorato agendo sui sentimenti, sulle giuste e del tutto umane emozioni che quell'evento ha suscitato nell'opinione pubblica".
"Quelle povere vittime della guerra imperiale -aveva denunciato la Pizzo- sono state salutate dalle lacrime di Berlusconi, dalle mani giunte in preghiera del presidente della Camera, Casini, dalla voce rotta del presidente della Repubblica, Ciampi, dai reportage dall'Iraq che raccontavano la favola degli 'italiani brava gente' amati dagli iracheni e colpiti da terroristi misteriosi e folli".
"Ecco: la televisione può fare questo, può giocare sulla ragione e sui sentimenti, tentando di proporsi come termometro degli umori e delle idee della società civile. La stessa cosa, anche se in maniera meno diretta, possono farla i giornali e sappiamo quale è stato il loro ruolo nelle recenti vicende legate al movimento a scala globale".
"I media non solo raccontano o fingono di farlo gli umori e le idee della società, ma in qualche misura sono in grado di determinarli. A tutto questo, a mio parere, non ci si oppone negandolo o fingendo che esistano 'isole liberate' né [.] correndo dietro ai media dominanti nella speranza di convincerli o comunque di utilizzarli per un buon fine. E' arrivato il momento di proporre [.] una nuova narrazione del mondo e farla vivere nei più diversi ambiti della società civile".
Fabio Della Pietra
Ufficio stampa
Cooperativa ITACA - Pordenone
Prot.2247