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venerdì, novembre 28, 2003

DISCRIMINAZIONE E CATTIVA INFORMAZIONE IMPEDISCONO LA LOTTA CONTRO L’HIV/AIDS 


DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL:


Contrastare la discriminazione, lo stigma sociale e gli abusi dei diritti umani, informare in modo accurato: sono questi, secondo Amnesty International, gli elementi fondamentali di un’efficace risposta all’Hiv/Aids.

“Gli impegni assunti nella sessione speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2001, dedicata all’Hiv/Aids, rimangono inattuati; alcuni paesi impediscono di sviluppare una prevenzione efficace. Invece, occorre agire per proteggere vite umane” – sostiene l’organizzazione per i diritti umani.

Amnesty International è critica nei confronti di messaggi contraddittori provenienti da autorevoli personalità - come, ad esempio, il commento di un cardinale vaticano il quale, a ottobre, ha sostenuto che l’Hiv può trasmettersi attraverso il preservativo - che rendono più difficile ottenere informazioni complete e accurate, necessarie per prevenire la diffusione dell’Hiv e ridurre il suo impatto.

“Dal punto di vista scientifico e professionale vi è generale consenso sul fatto che il preservativo costituisca un metodo efficace e necessario per impedire la trasmissione dell’Hiv. La dichiarazione del cardinale, che riflette la posizione del Vaticano contraria all’uso del preservativo in tutti i casi, è in contrasto con le conoscenze scientifiche e pone a rischio vite umane” – denuncia l’organizzazione.

Amnesty International sottolinea la necessità di informazioni precise, complete e imparziali sull’Hiv/Aids, nelle lingue e nei dialetti appropriati, sia per assicurare che ciascuno possa fare qualcosa per proteggere se stesso, sia per superare il clima di paura ed esclusione. Ciò è particolarmente importante, dato che molti di coloro che sono a rischio di infezione da Hiv e hanno bisogno di cure mediche provengono da settori della società già per altri versi emarginati. Le donne sono particolarmente vulnerabili, a causa delle difficoltà che incontrano nell’avere accesso a informazioni accurate o nel concordare forme di sesso sicuro e a causa degli alti livelli di violenza cui sono spesso soggette. Amnesty International valuta con estrema preoccupazione le politiche governative che mettono a rischio o danneggiano la salute delle donne.

Una nuova politica adottata negli Usa nel 2001 impedisce al governo di finanziare gruppi che praticano, promuovono o persino solo menzionano l’aborto, anche se questo tema costituisce una piccola parte del loro messaggio e del loro lavoro. “Questo provvedimento, di fatto, riduce al silenzio organizzazioni non governative che si occupano delle donne, della salute e della riproduzione e rischia di avere un forte impatto negativo sull’azione contro l’Hiv/Aids” – afferma Amnesty International.

Alcuni governi, inoltre, cercano attivamente di impedire la libera circolazione di informazioni di fondamentale importanza. Gli operatori e gli attivisti che si occupano di Hiv/Aids vengono minacciati, come in India, o anche arrestati, come in Cina.

Nell’aprile di quest’anno Ma Shiwen, un dipendente del dipartimento della Salute della provincia cinese dello Henan, è stato arrestato con l’accusa di aver “divulgato segreti di Stato”. Questi “segreti” in realtà erano costituiti dalla denuncia dell’alto livello di diffusione dell’Hiv nella provincia, causato da sangue risultato infetto perché raccolto con metodi inadeguati. Ma Shiwen è stato rilasciato il 16 ottobre, senza essere stato processato, ma la sua attuale situazione legale rimane poco chiara.

“Incriminare gli operatori sanitari che diffondono informazioni sull’Hiv/Aids è una violazione della libertà di espressione ed è incompatibile col diritto alla salute” – sottolinea Amnesty International. “Ciò rivela la pressione cui queste persone sono sottoposte nello svolgimento del loro lavoro, che consiste in nient’altro che salvare vite umane”.

La discriminazione, lo stigma sociale e gli abusi dei diritti umani interagiscono tra loro e pregiudicano un’efficace azione contro il virus: è infatti difficile che coloro che temono di vedersi stigmatizzati o discriminati intendano sottoporsi a controlli o a cure mediche.

Uganda e Brasile hanno dimostrato come, anche in paesi con poche risorse, sia possibile limitare l’espansione dell’epidemia, attraverso la volontà politica, un linguaggio chiaro e circostanziato e l’attuazione di rapide misure sul piano sanitario. L’Uganda ha uno dei più bassi livelli di crescita dell’Hiv in tutta l’Africa sub-sahariana, grazie a politiche governative che hanno incoraggiato la distribuzione e la promozione dell’uso del preservativo, la consulenza sui metodi contraccettivi e la raccomandazione di ritardare il primo rapporto sessuale e ridurre il numero dei partner sessuali. In questo paese, i giovani vengono incoraggiati a usare il preservativo come misura di prevenzione.

Il Brasile è tra i primi paesi al mondo per quanto riguarda la libera fornitura di medicine anti-retrovitali. In questo modo, è stato possibile ridurre decisamente il numero dei ricoveri e migliorare le condizioni di salute delle persone che hanno contratto l’Hiv. Un’altra conseguenza positiva è stata la riduzione dello stigma sociale nei confronti delle persone che convivono con il virus.

Il diritto al trattamento salva-vita rimane una battaglia tutta da combattere e da vincere, di fronte a priorità economiche di segno diverso e ai negoziati con le istituzioni finanziarie internazionali e le aziende farmaceutiche.

Amnesty International chiede ai governi di agire immediatamente per garantire che le loro leggi e politiche contrastino la discriminazione, lo stigma sociale e la negazione dei diritti umani nel contesto dell’Hiv/Aids. “È una lotta cui i governi devono contribuire con impegno e denaro. Lo stigma e la discriminazione vanno affrontati attuando e rafforzando leggi efficaci. Non farlo, avrà conseguenze in termini di vite umane: è a rischio la vita di milioni di persone. Roma, 28 novembre 2003

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