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lunedì, novembre 10, 2003

APPELLO PER IL TRASFERIMENTO DI ABDULLAH OCALAN E PER UNA CARCERAZIONE CHE RISPETTI I DIRITTI UMANI 

Il 15 febbraio 1999 Abdullah Öcalan fu condotto in Turchia dal Kenia in violazione di ogni legge internazionale. La Turchia è stata per questo condannata, recentemente, dalla Corte di Strasburgo per i Diritti Umani. Ed è stata condannata per le condizioni del successivo processo a Öcalan, non eque e lesive dei diritti della difesa. Da allora Öcalan è detenuto in condizioni di durissimo isolamento nell’isola di Imrali. E’ l’unico prigioniero dell’isola, non può scrivere, non ha un televisore, può ascoltare solo un canale radiofonico, dai giornali gli vengono tagliate le notizie politiche, la posta gli viene quasi sempre sequestrata, può ricevere solo i suoi avvocati e i parenti più stretti e spesso neanche loro. La sua salute è stata gravemente danneggiata da queste condizioni: l’asma si è aggravata ed ha frequenti crisi parossistiche notturne. Non può tuttavia essere visitato da medici indipendenti o da specialisti, solo dal medico militare del carcere.

Il Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa ha definito le condizioni dell’incarceramento di Öcalan immotivate, degradanti, disumane e di vera e propria tortura. Anche su questo quindi la Turchia viola norme internazionali da essa stessa sottoscritte. Questo Comitato inoltre ha sollecitato la Turchia a sospendere l’isolamento di Öcalan. Quest’appello a tutt’oggi è stato ignorato dai Governi turchi. Di fronte alle richieste di sospensione dell’isolamento e di trasferimento di Öcalan da parte di alcuni parlamentari turchi del partito islamico di governo il Ministro della Giustizia Cicek ha recentemente dichiarato che ci sono in Turchia cose molto più importanti di cui occuparsi.

A parte delle richieste di parlamentari europei di visitare Öcalan il Governo della Turchia non ha neppure risposto; ad altri ha risposto che la questione non è di sua competenza bensì del Comitato per la Sicurezza Nazionale. Perciò, in sostanza, dei militari.

E’ quindi in atto, con la complicità dello stesso Governo attuale della Turchia, un tentativo spietato di uccisione tramite tortura di Öcalan. L’abolizione della condanna a morte, recentemente approvata dal Parlamento turco, per la sollecitazione dell’Unione Europea, è in realtà una delle tante prese in giro dell’Unione Europea da parte dei Governi turchi di questi anni.

La Turchia preme da tempo sull’Unione Europea perché si aprano trattative finalizzate al suo ingresso. Naturalmente è una richiesta in sé legittima. La condizione di quest’apertura dev’essere però chiara: la democratizzazione reale della Turchia, il pieno rispetto in essa dei diritti umani, la pacificazione interna su basi civili, il pieno rispetto dei diritti della minoranza curda. Il trattamento di Öcalan rappresenta quindi una delle cartine di tornasole per la definizione dell’esistenza o meno delle condizioni minime per l’apertura delle trattative.

Per questo oggi ci uniamo all’appello di Amnesty International e chiediamo al Governo della Turchia il trasferimento di Abdullah Öcalan ad altro carcere, ponendo così fine al regime di isolamento e di tortura al quale egli è sottoposto e consentendogli adeguate cure mediche e di essere liberamente visitato da osservatori turchi e da osservatori internazionali.

Quest’appello è già stato firmato da numerose personalità, da José Saramago a Noam Chomsky.

Chiediamo inoltre pressantemente che una delegazione internazionale di giuristi, di medici e di osservatori del Comitato per la Prevezione della Tortura del Consiglio d’Europa possa recarsi rapidamente a Imrali per accertarvi le condizioni di salute di Öcalan.

Chiediamo infine pressantemente al Governo italiano di attivarsi per questi obiettivi, anche per il debito che l’Italia ha nei confronti di Öcalan, non avendo saputo resistere alle pressioni di Turchia e Stati Uniti perché Öcalan fosse allontanato, nonostante il Tribunale di Roma si stesse apprestando a concedere a Öcalan il diritto di asilo.

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