giovedì, novembre 13, 2003
AMNESTY CECENIA: I GIUDICI LONDINESI NO IN RUSSIA AKHMED ZAKAYEV
Amnesty International ha apprezzato la decisione odierna da parte di una corte di Londra di respingere la richiesta di estradizione dell’inviato ceceno Akhmed Zakayev, presentata dalla Russia. Secondo i giudici della corte di Bow Street, l’appartenenza etnica e le opinioni politiche di Zakayev lo avrebbero posto a rischio di tortura se fosse stato estradato in Russia.
“Il massiccio ricorso ai maltrattamenti e alla tortura, ampiamente documentato da Amnesty International e da altri organismi per i diritti umani, ha dato ampia sostanza ai timori dei giudici londinesi per l’incolumità fisica di Zakayev, in caso di estradizione in Russia” – ha dichiarato Amnesty International. “La tortura e i maltrattamenti nelle stazioni di polizia e le intimidazioni nei confronti dei ceceni sono una pratica comune. In quanto rappresentante del leader ceceno Aslan Maskhadov, Zakayev sarebbe stato particolarmente a rischio di tortura”.
Akhmed Zakayev era stato arrestato a Copenaghen il 30 ottobre 2002 mentre stava prendendo parte al Congresso mondiale ceceno. Questo incontro, programmato con molto anticipo, si era svolto all’indomani del tragico episodio del sequestro di centinaia di ostaggi in un teatro di Mosca. Amnesty International aveva accolto positivamente la decisione del ministro della Giustizia della Danimarca di rifiutare, per mancanza di prove, la richiesta di estradizione presentata dalla Russia. Zakayev era stato nuovamente arrestato a Londra, il 5 dicembre, e rilasciato su cauzione. Da allora, Amnesty International aveva chiesto alle autorità giudiziarie del Regno Unito di non concedere l’estradizione, a causa del timore che Zakayev potesse essere sottoposto a maltrattamenti e torture.
Nel corso delle udienze londinesi, esperti e testimoni chiamati dalla difesa di Zakayev hanno fornito le prove della dimensione del fenomeno della tortura nei centri di detenzione preventiva e nelle prigioni della Federazione Russa. Un testimone, Duk Vakha Doshuyev, ha denunciato di essere stato torturato affinché fornisse elementi a sostegno della richiesta di estradizione di Zakayev. Amnesty International chiede l’apertura di un’inchiesta indipendente su questo episodio. Roma, 13 novembre 2003
“Il massiccio ricorso ai maltrattamenti e alla tortura, ampiamente documentato da Amnesty International e da altri organismi per i diritti umani, ha dato ampia sostanza ai timori dei giudici londinesi per l’incolumità fisica di Zakayev, in caso di estradizione in Russia” – ha dichiarato Amnesty International. “La tortura e i maltrattamenti nelle stazioni di polizia e le intimidazioni nei confronti dei ceceni sono una pratica comune. In quanto rappresentante del leader ceceno Aslan Maskhadov, Zakayev sarebbe stato particolarmente a rischio di tortura”.
Akhmed Zakayev era stato arrestato a Copenaghen il 30 ottobre 2002 mentre stava prendendo parte al Congresso mondiale ceceno. Questo incontro, programmato con molto anticipo, si era svolto all’indomani del tragico episodio del sequestro di centinaia di ostaggi in un teatro di Mosca. Amnesty International aveva accolto positivamente la decisione del ministro della Giustizia della Danimarca di rifiutare, per mancanza di prove, la richiesta di estradizione presentata dalla Russia. Zakayev era stato nuovamente arrestato a Londra, il 5 dicembre, e rilasciato su cauzione. Da allora, Amnesty International aveva chiesto alle autorità giudiziarie del Regno Unito di non concedere l’estradizione, a causa del timore che Zakayev potesse essere sottoposto a maltrattamenti e torture.
Nel corso delle udienze londinesi, esperti e testimoni chiamati dalla difesa di Zakayev hanno fornito le prove della dimensione del fenomeno della tortura nei centri di detenzione preventiva e nelle prigioni della Federazione Russa. Un testimone, Duk Vakha Doshuyev, ha denunciato di essere stato torturato affinché fornisse elementi a sostegno della richiesta di estradizione di Zakayev. Amnesty International chiede l’apertura di un’inchiesta indipendente su questo episodio. Roma, 13 novembre 2003